“Al Museo di Bertinoro le grandi religioni monoteiste sono unite dall’arte”

di Massimo Maravalli

Ebraismo, Cristianesimo e Islam: le più grandi religioni monoteiste unite dall’arte. A Bertinoro, un piccolo centro nel cesenate, c’è un museo unico in Italia nel suo genere, interamente dedicato al dialogo interreligioso tra fedi. Nato per volontà della Diocesi di Forlì-Bertinoro nel 2004, è stato ideato, progettato e realizzato dal senatore Leonardo Melandri. Sua la capacità di riunire studiosi delle tre fedi abramitiche ed artisti stimati in tutto il mondo per cooperare insieme ed acquisire così oggetti d’arte di rara bellezza. A sei anni dalla sua scomparsa, la Diocesi ha istituito un premio in suo onore, indirizzato a coloro che nel corso dell’anno, con spirito di verità e di conoscenza, hanno saputo valorizzare, documentare, divulgare e promuovere il dialogo tra le religioni monoteistiche, comunicando la bellezza dell’essere uomini religiosi. L’estate scorsa il premio è stato assegnato al ministro degli Esteri Franco Frattini. Per approfondire l’argomento abbiamo fatto qualche domanda al Direttore del Museo.

Dott. Enrico Bertoni, dal 2004 ad oggi sono stati molti i progetti sviluppati dal museo. Ha subito “pressioni” che hanno ostacolato la realizzazione di qualche obiettivo che si era prefissato?

Dalla nascita del Museo, non abbiamo mai ricevuto “pressioni” che ostacolassero una particolare iniziativa o non condividessero gli obiettivi del Museo Interreligioso. Al contrario, esso ha contato sulla piena fiducia dei suoi soci, a partire dalla Diocesi di Forlì-Bertinoro per arrivare al Comune di Bertinoro e al Centro Residenziale Universitario. La possibilità di lavorare in piena libertà, condividendo sempre le diverse iniziative, ha consentito la nascita di un prezioso spirito di collaborazione. La riuscita di tanti progetti, come l’iniziativa “Museo a Km Zero”, il Premio “Leonardo Melandri”, gli incontri dedicati al tema del “Dialogo tra Civiltà” hanno raggiunto i loro obiettivi grazie alla collaborazione con i soci del Museo, con la Commissione Scientifica e con le istituzioni locali e nazionali.

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Il museo pone l’arte al centro della fede favorendo un dialogo multietnico basato non sulla religione ma proprio sulla fede. Quali traguardi può raggiungere quest’ambiziosa iniziativa?    

La fede, che trova espressione nell’arte, rappresenta un territorio ampio da esplorare con grandi potenzialità, una parte delle quali il Museo ha avuto modo di sperimentare nel corso degli anni con risultati molto positivi. Il Museo dovrà continuare a crescere e ad investire su questa tematica.  Porre l’arte come espressione di una fede autentica rappresenta uno dei capisaldi del dialogo interreligioso. Come ricordava Giovanni Paolo II, il dialogo non nasce da calcolo o interesse, ma dalla volontà di conoscere quello che lo Spirito ha operato nell’uomo.

All’ingresso del Museo è stato costruito un grande portale con i simboli delle tre religioni monoteistiche racchiuse nello stesso “fiore a tre petali”. Chi entra deve lasciarsi alle spalle qualcosa?

Attraversare il Portale d’ingresso del Museo Interreligioso significa porsi in una dimensione di ascolto. Il visitatore non è invitato a lasciare fuori nulla del proprio percorso personale di vita e di fede. Il percorso offre un momento di riflessione sulla dimensione dell’Altro, dove questo “altro”, assume un connotato preciso con la propria identità e la propria differenza. Al termine del percorso, il visitatore ha avuto la possibilità di cogliere come la parola “ebreo”, “cristiano” e “musulmano” non siano semplici definizioni, ma portano con se un cammino di civiltà lungo tre millenni. Forse è giusto chiedersi che cosa si può lasciare dietro di se, al termine della visita: pregiudizi e stereotipi. Il visitatore porterà con se una nuova consapevolezza e uno sguardo più aperto e attento sul mondo. Il Museo Interreligioso esiste perché si fonda sul valore della libertà: una libertà che non resta fine a se stessa, ma si fonda sulla valore della conoscenza.

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Quali sono le impressioni e le opinioni delle persone che visitano il Museo?

La prima impressione è di grande armonia: non solo per il pregio dei pezzi esposti nella collezione che può vantare opere di Rembrandt, Giacomo Manzù, Francesco Messina e Floriano Bodini. L’armonia è data dalla capacità di sapere rappresentare le religioni abramitiche nella loro reale dimensione culturale e storica. Ripercorrendo il libro delle firme dei visitatori, le impressioni e le opinioni sono unanimi nel riconoscere nel Museo Interreligioso un documento di cultura e di invito alla conoscenza e al rispetto delle religioni monoteistiche. Invito che si traduce nel riconoscere la diversità come elemento di arricchimento reciproco. In particolare un visitatore sottolineava come il Museo fosse una testimonianza di pace “religiosamente laica”. Credo che questo sia il riconoscimento del lavoro quotidiano svolto dal Museo che non si rivolge al solo pubblico degli specialisti, ma anche e soprattutto a coloro che vedono la religione come fatto esclusivamente privato, senza riuscire a comprendere che, nel contesto di una società multiculturale e multireligiosa, l’espressione della propria fede religiosa è un elemento basilare per la costruzione della pace.

Quali sono i programmi per il 2012?

Per il 2012, il Museo sta approntando diverse iniziative. Oltre a confermare l’attività didattica rivolta agli istituti scolastici,  il Museo intende attivare una serie di incontri nei quali coinvolgere i giovani su particolari aspetti del dialogo interreligioso. Altro momento importante si avrà ad ottobre con l’iniziativa “Contiamo i Passi” che intende ricordare i 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II.

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Ringraziamo il direttore Bertoni per la sua cortese collaborazione e invitiamo tutti a far visita all’unico Museo Interreligioso d’Italia previa prenotazione su www.museointerreligioso.it.


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