Falun gong: storie di violenze dalla Cina

di Valentina Severin

La scorsa settimana a San Giorgio delle Pertiche, in provincia di Padova, si è tenuta la festa “Colori e suoni dal Mondo”.

ESCLUSI – Avrebbe dovuto essere una manifestazione multiculturale, all’insegna dell’integrazione, della conoscenza reciproca e della tolleranza. Da Treviso, invece, è arrivata la denuncia di un gruppo di praticanti di Falun gong, prima invitati e poi esclusi dal festival. Secondo quanto raccontato dai trevigiani, il gruppo sarebbe diventato improvvisamente sgradito a causa dell’opposizione manifestata dall’Istituto Confucio, che avrebbe obiettato che il Falun gong è considerato una pratica illegale in Cina e i praticanti sarebbero stati, quindi, messi alla porta. Dietro “l’incidente diplomatico” padovano si cela qualcosa di più di una semplice bega tra scuole.

COS’È IL FALUN GONG – Il Falun gong (letteralmente: “pratica della ruota del Dharma”) è una disciplina spirituale, di ispirazione buddhista, introdotta in Cina all’inizio degli anni Novanta da Li Hongzhi. Il movimento, che non ha una scuola formale né si struttura in riti giornalieri, coniuga pratiche di meditazione ed esercizi di movimenti lenti qigong con una filosofia morale, basata sui principi di onestà, compassione e tolleranza. Il Falun gong si diffuse in Cina negli ultimi anni del boom qigong e nel 1999 arrivò a contare qualcosa come 10 milioni di aderenti. La capacità di diffusione della disciplina e la sua assoluta indipendenza da qualsiasi scuola preoccupò il Partito Comunista Cinese, che decise di sradicarla.

ILLEGALE – Nel luglio 1999 il Pcc di Jiang Zemin diede inizio a una dura campagna contro il Falun gong, che nell’ottobre successivo venne ufficializzata, dichiarando il movimento una “organizzazione eretica”. Tutti i siti web connessi alla disciplina e contenenti il suo nome vennero bannati e per i seguaci del Falun gong iniziò la persecuzione. Dal 1999 ad oggi decine di organizzazioni umanitarie e gruppi internazionali legati alla pratica orientale hanno denunciato innumerevoli episodi di violenza da parte delle autorità cinesi nei confronti dei praticanti di Falun gong.

CAMPI DI LAVORO E TORTURE – Negli ultimi tredici anni centinaia di migliaia di praticanti sono stati arrestati arbitrariamente e imprigionati in campi di lavoro, come quelli di Dalian e Masanija. I prigionieri vengono quotidianamente sottoposti a torture fisiche e psicologiche, costretti a lavori pesantissimi e, secondo quanto denunciato dai siti di Falun gong al di fuori dei confini cinesi, usati come fonti per la vendita di organi umani. Le donne vengono violentate e brutalizzate e, se incinte, fatte abortire tra dolori atroci.

POLIZIA SPECIALE – Lungi dal venire puniti per le violenze perpetrate, i direttori dei campi e gli agenti cinesi vengono ricompensati con aumenti di paga e promozioni. Basti pensare che il 10 giugno 1999 in Cina venne istituito un corpo di polizia ad hoc, l’Ufficio 6-10, privo di vincoli costituzionali e avente carta bianca nei confronti del movimento Falun gong. Superando i propri confini, il Governo cinese non esita ad esercitare pressioni per demonizzare il movimento Falun gong anche all’estero. Ed episodi come quello denunciato dai praticanti trevigiani ne sono un esempio.


5 Comments

  • La festa non era a Treviso ma a San Giorgio delle Pertiche… il gruppo veniva da Treviso, leggo, cercando appunto di capire chi sono e dove hanno la sede…

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