Quando un articolo salva un bimbo. La storia di Andrea

Stefano Romano

testo e foto di Stefano Romano

SINDROME ITALIA, UNA PIAGA SEMI-SCONOSCIUTA. La Sindrome Italia è la forma depressiva acuta che colpisce le lavoratrici dell’Est Europa, soprattutto moldave e romene, che raggiungono l’Italia per accudire le nostre famiglie e lasciano i propri figli senza poterli vedere per anni. Questa Sindrome è stata diagnosticata la prima volta nel 2005 da due psichiatri di Ivano-Frankivs’k, una piccola città ucraina: Kiselyov e Faifrych, i quali riscontrarono i primi casi di una grave forma depressiva dalle origini sociali in donne che lavoravano all’estero. Non a caso si parlava del 2005, ovvero tre anni dopo la sanatoria del 2002 che portò a regolarizzare molte lavoratrici domestiche. Il nome “Sindrome Italia” deriva proprio dal fatto che il nostro Paese è quello con il numero più alto di badanti in Europa. Questa forma depressiva colpisce sia le badanti in Italia che i figli nelle loro terre di provenienza. Bambini ancora in fase pre-adolescenziale si tolgono la vita per il peso insostenibile della lontananza. Gli “orfani bianchi”.

I 700MILA ORFANI BIANCHI D’EUROPA. Anche in Romania il fenomeno non è da meno. Secondo la FONC (la Federazione Nazionale delle Onlus per bambini della Romania) sono 1 milione i figli lasciati a casa da soli dai genitori che sono all’estero per lavorare. EUROCHILD ha confermato che 350mila dei circa 700mila “orfani bianchi” in Europa provengono dalla Romania e 126mila di loro hanno entrambi i genitori all’estero per lavoro. Il 16% di loro non vede i loro genitori per più di un anno, mentre il 3% da più di quattro anni. Solo nel nord Italia sono più di 130mila donne romene lavoratrici con un’età media di 40 anni che hanno lasciato i bambini in Romania nella cura di nonni o parenti o semplicemente da soli.

UN MATRIMONIO FATTO DI VIOLENZA E ALCOL. Carmen ha 35 anni, ne aveva 29 quando partì dalla Romania per venire a lavorare in Italia, dopo la morte del padre. A 16 anni conobbe un ragazzo di due anni più grande di lei, e solo dopo tre settimane di fidanzamento lui la porta via, consumano un atto d’amore e si sposano. La vita per Carmen volge al peggio ben presto, perché il marito a 20 anni è già dipendente dall’alcool, e per Carmen ci sono solo violenze, umiliazioni e figli che arrivano senza una vera volontà o desiderio. Sono due le creature che rendono meno amara la quotidianità di Carmen: una ragazza ed un bambino, il piccolo Andrea.

IL “SOGNO” ITALIANO TRA DOLORE E DEPRESSIONE. Ma la vita è troppo dura e i soldi non sono mai sufficienti, il marito li beve ogni giorno. Così prende coraggio e decide di seguire l’esempio di molte sue connazionali e partire alla volta dell’Italia, per trovare un lavoro. Carmen ha 29 anni e pesa 76 chili; dopo un anno di duro lavoro torna al suo paese con un peso di 47 chili. È la depressione. Prova anche a far venire la sua famiglia qui a Roma, ma non può contare sul marito, che beve in egual modo di quando era in Romania, e rappresenta un pericolo per se stesso e per i figli. Carmen, a malincuore, decide di farli tornare nella loro città e rimanere da sola, con la sua sofferenza e nostalgia. La figlia grande si sposa ma il piccolo Andrea rimane con il padre, il quale ha anche una relazione con una ragazza che ha l’età della figlia. Esasperata chiede il divorzio. Carmen viene a sapere che suo figlio di 10 anni già fuma e beve in compagnia del padre, ma lei non riesce a portarlo con sé in Italia perché l’affidamento è stato assegnato ad ambo le parti e lei necessita della firma dell’ex-marito, che non gliela concede per una questione d’onore maschile.

LA LOTTA LEGALE. Inizia una lotta a distanza con gli avvocati per prendersi Andrea, ed una pena che la fa piangere tutte le notti, mitigata soltanto dalla conoscenza di un uomo italiano che la ama, finalmente, con sincerità e le dà tutta quella forza che finora poteva attingere unicamente da se stessa.

Io ho conosciuto Carmen a giugno e ho raccontato questa storia in un articolo. Questo articolo è stato tradotto in romeno e mandato in Romania dove ha avuto molta eco. Pubblicato su di una famosa rivista nazionale – “Povestea Mea” – che si occupa di difficili storie vere di donne, è stato impugnato dall’avvocato di Carmen a testimonianza della sua sofferenza e buona fede. Lo stesso ex-marito ha dovuto modificare in positivo il suo comportamento con il figlio affinché le sue nefandezze non venissero messo a fascicolo. Tutto agosto Carmen ha atteso la fine della sentenza, ma l’avvocato l’aveva ormai rassicurata del buon esito. A giugno era stata in Romania per comparire davanti al giudice e smentire la dichiarazione dell’ex-marito. Finché i primi di settembre esce definitivamente la sentenza seguita da sessanta giorni di decorso della pratica. Carmen arriva anche a pagare le spese legali dell’ex-marito per accelerare il tutto. Nel frattempo ha ripreso il suo cognome da ragazza sui documenti. La serenità passa anche attraverso semplici gesti come questo.

LA SVOLTA. Giovedì 7 dicembre giunge la telefonata dalla Romania che può andare a riprendersi Andrea. Il 9 è già sull’aereo e dopo una settimana entrambi mettono un punto a questa storia, atterrando a Roma.

L’impatto con il nuovo compagno della madre è stato buono, anzi, Marco – questo il suo nome – ha fatto trovare loro al rientro una splendida sorpresa: cibo romeno e un pallone nuovo per Andrea, che ama molto il calcio e che ha visto il pallone che la madre gli inviò per un suo compleanno, essere venduto dal padre per procurarsi da bere.

Racconta Carmen che, una volta Marco ha fatto fare dei giri su una giostra ad Andrea, e lui ha poi sussurrato in romeno alla madre che il padre non lo aveva mai fatto, con i soldi loro compravano solo la birra. L’unica condizione richiesta dal figlio è che, per un primo momento, lui possa dormire con la madre, ma Marco non ha fatto alcune obiezione. È sempre stato un uomo amorevole e comprensivo.

UNA NUOVA VITA. Andrea ha la sua cameretta che lo aspetta, pronta già da un anno. Va a scuola e si è messo subito ad imparare l’italiano. Certo, deve ambientarsi e ha ancora movimenti nervosi alle mani quando è con gente che non conosce, ed è sempre avvinto al collo della madre; ma sorride. Racconta Carmen, che sull’aereo in partenza, Andrea era molto agitato perché il decollo tardava ad arrivare, finché alla partenza ha sospirato profondamente, come chi ha tolto un macigno dall’anima. Se gli chiedi che regalo vorrebbe a Natale per sua madre ti spiazza, rispondendo: “Rossetto, orecchini e trucchi per il viso”. Carmen mi spiega che Andrea sapeva che quando loro erano distanti la madre non si curava molto, ora desidera che lei sia bella. E Carmen ora è più bella, è rinata; anzi, come dice lei è nata per la terza volta. La seconda vita ha avuto origine dall’incontro con Marco che le ha insegnato l’amore. La terza vita ha data 16 dicembre.

UN’ASSOCIAZIONE CONTRO LA VIOLENZA DOMESTICA. Adesso Carmen è nel direttivo di un’associazione con altre quattro donne a Tivoli, la città alle porte di Roma dove vive: si chiama “8 Marzo 2012” e si occupano di denunciare la violenza domestica. Lei vorrebbe, anche attraverso la sua esperienza, che le altre donne prendessero coraggio e denunciassero qualsiasi atto di violenza contro di loro e i figli, senza più subire.

Il precedente articolo si concludeva cosi:

“Carmen è una badante romena. È un angelo silenzioso che abita nelle nostre case e si prende cura dei nostri anziani, seguendoli spesso fino al loro ultimo momento di vita. Molte altre come lei. Quando parliamo dei romeni in Italia fermiamoci un attimo per pensare a Carmen. Provate a sentire le sue lacrime calde sul vostro viso. I numeri delle statistiche sono freddi, i luoghi comuni sono vuoti, solo le lacrime hanno il calore delle storie che racchiudono.

Questa sera pregate che Carmen possa riabbracciare suo figlio. Lei non saprà delle vostre preghiere, ma Dio sì.

Da una poesia di Carmen:

“A volte sorridi, facendoti forza \ ma nessuno al mondo \ ti toglie la tristezza \ lontano dai figli, lontano da casa \ vorrei andare, vorrei volare \ in un attimo solo arrivare.”

Alla fine quel volo c’è stato. Ed ha riportato Carmen in Italia con il suo amato Andrea.

A volte, fortunatamente, le storie finiscono bene. Ma senza la tenacia e la determinazione di una madre che vuole suo figlio magari saremmo ancora qui, a piangere una storia triste. Una storia come tante.

Un’ultima cosa. Carmen ringrazia tutti quanti voi per le vostre preghiere. Dio le ha ascoltate.


7 Comments

  • Sono senssa parole,ma questa volta dalla felicita,sono comossa ma contenta e felice ringrazio a tutti voi che mi hanno supportato le lacrime GRAZIE DAL CUORE

    • Sono felice per te Carmen, Dio ti benedica e possa riempirti dei doni che hai bisogno, spooratutto per i tuoi figli. Ho fatto badante qualche anno e so cosa vuoi dire, oltre la fatica certe volte, specialmete quella psicologica, e che ci scambiano spesso per i oggetti e non per essere umani. Con la paga di 900 euro, si per noi tanto, ma sensa la liberta…non essistono domeniche, solo 2 ore pomerigio di libertá e siamo segragate nelle case per le dipendenze dei figli che non hanno tempo nemenno domenica per starci. La maggiornanza che ne sparla di extracomunitari, ma affidandoli il piu prezioso che loro hanno…i loro figli, oppure genitori… La nostalgia che si prova e solitudine la sappiamo solo noi, certamente le Italiane non lavorerebero cosi. Io facevo donna di pulizie, badante, cuoca portavo figlia in piscina e lavoravo dalle 9 fino le 21 quassi, perche la mamma faceva spesso tardi, il trafico diceva. Poi da una nonnina…che era peggio dei Hitler, ma ringrazio al Signorem perche i imparato essere umile…chi sa, come saro io nella mia vecchiaia, sempre se ci arrivo..Non dico che sono tutti uguali, ma conoscendo molte amiche, specialmente rumene e ucraine e la maggioranza… Non lo farrei mai piu… Mi e arrivata la proposta per acudire un uomo anziano di 94 anni…ma 2 volte alla settimana due ore di uscita…peggio nel carcere, niente messa, niente pizza, niente amici o gruppo di preghiera… Lavorare solo per vivere… Perche governo non stabilisce delle regole? Beh…spesso siamo in nero…Una Italiana non lo farebbe per 900 euro.. io faccevo anche le punture…prima la Signora se le doveva paghare 35 euro una…quando venuto signore fargliela. A me mi diede dopo un mese 15 euro, e le facevo 2 al giorno. Perche guardiamo solo le nostre interesse e non anche quello delle badanti? Per noi sono tanti soldi allora stiamo zitte, ma anni passano…e figli crescono e sono soli, come noi…ha senso tutto questo? Oggi preferisco un piatto di pattate bolenti, ma con calore della mia famiglia. Nella povertá ho trovato la mia Gioia…e Signore con la Sua providenza sempre aiuta… Ecco, auguro a tanti di trovare la strada giusta e la famiglia, dove si fa le sue 8, 9 ore ed e libera a uscirne, perche ha la sua dignitá e ha una vita anche lei. Pace a tutti em+

      • Grazie,Evamaria x le tuoi belle e sincere parole,gli condivido una x una gli o vissute,giorno lavoravo e di notte non riusivo a dormire dai pensieri e tanta nostalgia,non mi potevo permettere nemeno un gelato x mettere soldo su soldo x construire una casa x me e mia famiglia,lavoriamo in italia mesi e si spende in paese in un paio di giorni,e quando sei fuori dal paese le persone dicono che qua la vita e bella,non sapendo quanta nostalgia soferenza e lacrime verseamo e che non avra mai un prezzo x essere pagato il nostro sacrifficio,da bambina non mi poteva offrire nulla o vogluto dare ai bambini miei quello che io non o avuto,sperando che magari da partea loro avvro un ringrazzamento,se no quello che Dio vorra,grazie Buone Feste

  • L’articolo ha agito su mille fronti: ha sostenuto Carmen incoraggiandola, ha informato l’opinione pubblica, ha messo alle strette il percorso giudiziario,… Ecco come il giornalismo di qualità è costruttivo, quindi una vera alternativa ad un certo tipo di giornalismo che macchia, distrugge.

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