L’incantevole Isola Kabung, tra foreste e villaggi di pescatori – fotogallery

 

Un paesaggio esotico e una ricca fauna marina. L’Isola Kabung ha un grande potenziale, con i suoi palmeti e le sue colline piene di chiodi di garofano e noce moscata; la saggezza della gente locale ha inoltre reso le attività tradizionali di pesca un forte richiamo per gli amanti della natura. PARTE PRIMA (vedi qui la seconda parte)

 

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La città di Pontianak è ancora avvolta dall’oscurità, nel mezzo della notte. Correnti d’aria fredda continuano a turbinare, s’insinuano tra i pori, raggiungendo le ossa. L’attrezzatura è molta, e faticosa da trasportare. Ma ciò non intacca il desiderio di raggiungere l’isola il più presto possibile.

Tre ore di autobus per raggiungere il cancello del Parco Ricreativo Samudra Beach, a Singkawang. Si pagano 25 mila rupie, una cifra inferiore ai 2 euro e 50, ed il viaggio continua in moto, in direzione del piccolo porto sulla riva. Dopo un’attesa di quasi due ore, una barca a motore giunge al molo. Il viaggio ricomincia in mare, fendendo le onde alte. Che ci ricordano che ci sono monsoni da ovest e che indicano l’arrivo di una tempesta tropicale. Calma e tranquillità nell’Isola Kabung, che ha una superficie di 1.015 ettari con una popolazione di più di 400 anime.

L’ESOTISMO DELL’ISOLA KABUNG. Il nostro obiettivo è scrutare il paesaggio subacqueo con la sua grande varietà di vita marina. Snorkeling e fotocamere alla mano, ci affacciamo nel meraviglioso mondo marino, dove ci saluta il pesce pagliaccio, più popolarmente conosciuto come Nemo (il protagonista del film ‘Alla ricerca di Nemo’).

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Anche le rocce ed i coralli non si risparmiano alla vista. Vi sono due tipi di coralli presenti nelle acque dell’isola Kabung, quelli molli e quelli duri, attorno a cui nuotano le tartarughe; purtroppo non è la stagione riproduttiva, altrimenti si potrebbe osservare dal vivo la fauna marina, con specie in via d’estinzione, deporre le uova.

Spostandoci ad ovest incontriamo un’incantevole spiaggia con molte rocce di grandi dimensioni; una di queste è a forma di altare. Secondo Andi Baharudin, un abitante di 51 anni, la pietra dal profilo ad altare è molto amata dai turisti stranieri, che possono contemplare la natura gustando del pesce alla griglia in totale serenità. “Non vi sono insediamenti in questa zona, la maggior parte del territorio è ricoperto da alberi di palma,” afferma.

Il viaggio continua in un villaggio di pescatori, dirigendoci verso la parte est dell’Isola. Sono molte le cose interessanti che si possono trovare in un villaggio dove non c’è ancora l’elettricità. Sono i sorrisi sinceri della gente del posto, sempre cordiali. Non c’è da stupirsi se ogni volta che incontrano qualcuno salutano, e parecchi offrono anche di rimanere presso le loro case, come segno di rispetto nei confronti degli ospiti giunti sul posto.

Inoltre è la forma stessa delle case ad essere unica e particolarmente tradizionale. Ad un primo sguardo, la parte inferiore delle costruzioni appare simile alle abitazioni tradizionali dell’etnia Malay ed alle Betang, le case tipiche della tribù Dayak, ma non lo sono. Si tratta delle abitazioni tradizionali dell’etnia Bugis, dal Sulawesi, un gruppo etnico dal quale hanno avuto origine molti grandi marinai.

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Secondo Andi Baharudin la maggior parte dei residenti in questo villaggio di pescatori è di etnia Bugis. Arrivarono sull’isola Kabung in seguito alla rivolta di Kahar Muzzakar in Sulawesi, tra il 1950 ed il 1965. In cerca di pace e di una vita tranquilla, si stanziarono sulle isole sparse nelle acque indonesiane.

“In passato, gli abitanti dell’isola Kabung erano di etnia Malay Sambas, ai tempi del primo regno. Dopo di loro arrivò e si stanziò qui la popolazione cinese. E loro (la gente d’etnia Bugis) sono i terzi residenti su quest’isola,” racconta brevemente Andi. Andiamo poi a riposarci in una casetta sul lungomare, gustando frutti di mare e godendo di una stupenda vista, nella notte illuminata dalle luci delle Bagan di proprietà dei pescatori, le piattaforme tradizionali utilizzate per la pesca. Ecco perché quest’isola è stata una volta soprannominata ‘Isola delle decine di Bagan’.


Profilo dell'autore

Jemy Haryanto
Sono nato e vivo tutt'ora in Indonesia. Una nazione plurale, multiforme, con migliaia di isole, migliaia di tradizioni, di etnie, di lingue locali. Sono 11 anni che lavoro nel mondo del giornalismo, ho iniziato da un piccolo giornale locale, per poi diventare inviato televisivo per un'emittente nazionale. Ora, oltre a scrivere per Frontiere News, lavoro come giornalista full time per un rivista internazionale, e faccio anche il Freelance. Sono sposato con una donna italiana, che mi continua a dare l'energia per scrivere. Non sono un amante della politica, ma nei miei articoli cerco di trasmettere il mio amore per la natura, le tradizioni e le usanze dei popoli.
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