Festa gitana, fede e cultura rom: viaggio tra i ‘Figli del Vento’ della Camargue

 

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testo e foto di Stefano Pacini e Cristina Mencarelli

Saintes Marie de la Mer è un paesino di 3000 anime sul mare, in Camargue, nella Francia meridionale, nel parco del Rodano, ove il Mistral soffia forte. La Camargue, che ricorda (in meglio per come è curata ) la nostra Maremma, vale senz’altro il viaggio. Luce e tramonti splendidi, aironi, cavalli, tori, piccoli centri come Saintes Marie o Les Aigues Mortes o città come Arles, bellissime. Ma il 24 e 25 maggio c’è ancora di più. La festa dei gitani, il pellegrinaggio delle genti in viaggio, che convergono sul paesino francese da mezza Europa. L’occasione è data dal culto della Santa Sara, una santa non ufficiale ma venerata come tale dai Rom e da tanti pellegrini tra cui non mancano quasi mai artisti come Piero Pelù o alcuni elementi dei Gipsy Kings.

Secondo alcuni, Sara, nera, altri non è che la rivisitazione moderna di Sara al Kali indiana, il che collimerebbe con le origini dei Rom. Sia come sia il culto va avanti da secoli, fu interrotto giusto dalla Rivoluzione Francese che dette alle fiamme sulla pubblica piazza varie reliquie della chiesa locale. Il 24 maggio la Sara viene portata in processione, scortata da butteri a cavallo, fino dentro al mare, per ricordare il suo mitologico arrivo. Il giorno seguente tocca alle sante Marie, Maria Salomè e Maria Jacobè, al cui culto è stata dedicata la chiesa del secolo XII eretta in stile romanico. Il tutto tra preti di frontiera, ex voto, gitani che alimentano un culto sincretico, chitarre Manouches, bande di ottoni dell’est, violini e danze improvvisate. E, soprattutto, migliaia di turisti famelici, centinaia di fotografi invadenti (moltissimi italiani), che nel corso degli ultimi anni hanno decisamente messo in minoranza i Rom, rischiando di soffocare una festa autentica e di trasformarla in uno dei tanti eventi turistici di cartellone da consumare. Il Mistral comunque soffia forte, e i Figli del Vento sembrano indifferenti a tutti i voyeur, del resto sono abituati da secoli a piegarsi come i fili d’erba sotto le bufere, per poi rialzarsi più forti e liberi che mai.


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