“The stones cry out”, Nakba e occupazione nel racconto dei cristiani palestinesi

Un documentario per tramandare la memoria della Nakba e per divulgare l’orrore dell’occupazione militare, attraverso il racconto dei palestinesi di fede cristiana. Questo è “The stones cry out”, frutto del lavoro della regista Yasmine Perni.

Il filmato inizia ripercorrendo la storia di Kifr Biram, un villaggio palestinese a maggioranza cristiana spazzato via dall’Idf durante la Nakba. Gli ex-abitanti del villaggio raccontano dell’espulsione dalle loro case per opera delle forze armate, di come sono diventati rifugiati in Libano e Giordania, dei tentativi di tornare nella propria terra e di come nel 1953 il governo israeliano ha convertito il territorio in un parco nazionale.

Yasmine Perni, come dichiarato a Ma’an, vuole che l’Occidente conosca la storia di Kifr Biram per bocca dei testimoni diretti, fino a quando ciò sarà ancora possibile. Molti degli abitanti sono infatti morti, incluse tre persone anziane decedute durante le riprese. “Sento che raccontare la loro storia è un modo per mantenere viva la memoria, un modo per fare in modo che le loro lotte possano trovare pace”, ha aggiunto Perni.

LEGGI ANCHE: Il Natale dei cristiani palestinesi. Quattro storie di sofferenza e speranza

Dalla storia del villaggio spazzato via alla Guerra dei Sei Giorni – dopo la quale Israele ha occupato Cisgiordania e Gerusalemme Est – per poi affrontare la Prima Intifada e l’assedio della Chiesa della Natività a Betlemme nella Seconda Intifada, durante il quale “la maggior parte dei cristiani all’estero – ha dichiarato nel film il Rev. Mitri Raheb, pastore della Chiesa Evangelica Luterana di Betlemme – è rimasta in silenzio”. “Ai cristiani piace cantare della piccola cittadina di Betlemme durante la vigilia di Natale”, ha poi aggiunto, “ma sento che all’epoca Betlemme è stata proprio abbandonata”. Il pastore ha poi espresso il suo dispiacere nel constatare che la storia dei cristiani palestinesi è conosciuta pochissimo in Occidente, e ancora meno tra i cristiani evangelici.

LEGGI ANCHE:   Covid e occupazione stanno stritolando ciò che resta della Palestina

Nel 2012 l’ex ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, Michael Oren, scrisse un articolo sul Wall Street Journal dando la colpa ai musulmani dell’emigrazione dei cristiani palestinesi. Nel film il pastore Raheb smentisce questa teoria, dichiarando che a Israele una Palestina libera dai cristiani farebbe comodo, “così potrebbe spacciare il conflitto come un conflitto tra ebrei e musulmani, come un conflitto religioso”. Il religioso ha poi dichiarato a Ma’an che “l’islamofobia alimentata da Oren” trova terreno fertile in “determinati gruppi” che credono che Israele “stia difendendo i valori occidentali”. Secondo alcuni studi e ricerche portati avanti dal Reverendo è emerso che circa l’1% dei cristiani che hanno lasciato la Palestina ha dichiarato di essere emigrato a causa di tensioni con i musulmani e che la maggior parte di loro ha lasciato la propria terra a causa delle situazioni politiche ed economiche imposte dall’occupazione. “I cristiani sono colpiti dall’occupazione nello stesso modo in cui lo sono anche i musulmani”, ha concluso Raheb.


Profilo dell'autore

Redazione

Redazione
Dal 2011 raccontiamo il mondo dal punto di vista degli ultimi.
Dello stesso autore
LEGGI ANCHE:   La vita in un campo profughi palestinese, tra arresti preventivi e sogni sospesi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Potresti apprezzare anche

No widgets found. Go to Widget page and add the widget in Offcanvas Sidebar Widget Area.