“La mia anima gemella mi aspettava all’uscio della moschea”

“Non avrei mai pensato di sposarmi. Anche se nel mio cuore lo volevo molto. Fui addirittura insultato, dovevo prendermi cura di mia madre e mio fratello. Ma dopo il mio incontro con il signor Deni, tutto è cambiato”.


Sposarmi, questo è stato a lungo il mio desiderio. Soprattutto quando mi resi conto che stavo entrando nei trent’anni. Tuttavia le condizioni economiche della mia famiglia, non benestante, mi  avevano sempre trattenuto dal manifestare questa mia intenzione. Era come se avessi perso l’interesse di donare amore ad una donna.

Come il frutto simalakama (nella foto). Se fai una cosa, ti farai del male, se non la fai, ti farai del male comunque. I miei giorni si esaurivano soffermandomi su un conflitto interiore senza fine. Da un lato il mio desiderio di amare, dall’altro il peso e la responsabilità che dovevo portare per mia madre e mio fratello. Se solo mio padre fosse stato ancora vivo ora, forse avrei avuto un po’ di spazio per respirare.

LA MIA FAMIGLIA. Ma la realtà è che mio padre morì anni fa a causa di una lunga malattia. Proprio mentre ero seduto tra i banchi della seconda classe di Ingegneria Meccanica. Non ottenne mai alcun compenso. Soltanto il cordoglio della fabbrica in cui lavorava. Era sconvolto, arrabbiato, ma cosa poteva fare. Forse era destino che venisse abbandonato alla fine dei suoi giorni. Finché ancora in forze era tenuto in considerazione, una volta che le sue forze vennero a mancare fu scaricato senza riguardo.

Da quando mio padre è tornato al Signore, tutto è cambiato. Mia madre sorride molto raramente. Una volta era una donna allegra. I cambiamenti nel comportamento che mamma mostra in mia presenza non sono dovuti al fatto che non ha accettato che Dio prendesse papà, no. Non è questa la ragione. È la stanchezza. La stanchezza dovuta alla vecchiaia, mamma deve lavorare sodo, seminare da sola fino al periodo di raccolta nei campi di riso; ciò causa le linee di rughe sulle sue guance che teneramente spiccano così evidenti. Senza contare che il suo corpo ha iniziato ad ingracilirsi e la sua pelle ad annerirsi.

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Soltanto in alcuni momenti mamma sorride un poco. Ma non si è trattenuta dal ridere di gusto. È successo quando ha insegnato ai bambini del villaggio a leggere il Corano a casa. Lo ha fatto per il bene della scienza e della carità. Senza mai chiedere la minima ricompensa.

Io ho dovuto lottare e sudare, accettare ogni tipo di retribuzione, legale, per salvare la mia educazione e quella di mio fratello. Perché prima di morire mio padre ci lasciò un messaggio, voleva che noi finissimo la scuola. Magari non avremmo frequentato l’università come la maggior parte dei ragazzi sogna, ma almeno un’educazione di 12 anni la dovevamo raggiungere.

Un altro fattore che aveva fatto sì che io non volessi stare accanto ad una donna riguarda un’esperienza che credo abbia reso il mio cuore malato, e un sentimento che ho seppellito per anni. Una volta mi dichiarai ad una ragazza che amavo, e fui respinto dai suoi genitori a causa dei miei lavori saltuari.

LAVORO E CORRUZIONE – Dopo il diploma riuscii a trovare solo un lavoro mediocre: facevo il ricercatore di diamanti in un fiume torbido, era molto pesante. Per diventare dipendente pubblico serve una laurea e io non potevo accettare la corruzione, vietata dalla religione.

Soltanto una volta nella mia vita provai a registrarmi per diventare poliziotto. E fui attaccato con mille domande. Chi ti ha portato? Quanti soldi hai? Se non hai i soldi non puoi pensare di entrare in polizia. È con queste frasi che un mio amico mi assillò, e infatti non passai. Sarà stata una questione di fortuna? Non lo so. Ma mi è stato detto che quel mio amico ottenne il posto dopo che i suoi genitori si procurarono un prestito di 10 milioni di rupie con la corruzione, denaro finito poi nelle tasche del corpo di polizia.

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Cominciai a vagare in cerca di un altro lavoro. Ma ciò che ottenni fu di diventare tinteggiatore. Inizialmente seguivo solo i miei amici che lavoravano come operai, mi chiamarono sul posto per dare del colore ad una costruzione, dopo che l’edificio era stato completato. Alla fine, cominciai ad esercitare la professione in modo istituzionalizzato.

Nonostante tutto, sono molto grato per questo, perché in quel modo mi sono fatto conoscere da molta gente, e gli ordini sono cominciati ad arrivare, a partire dalla tinteggiatura delle case sino alla verniciatura di recinzioni. Anche se non capitava tutti i giorni che la fortuna si schierasse dalla mia parte, nell’arco di un mese c’era sicuramente qualcuno che aveva bisogno di me, in special modo nei periodi di festi, per l’Eid Al-Fitr o il Natale. Ciò che guadagnavo lo davo a mia madre, che gestiva il denaro in base alle nostre possibilità economiche. Per pagare la bolletta della luce, acquistare dei beni, finanziare gli studia di mio fratello. Se avanzava qualcosa, allora lo mettevo via.

Finché un giorno conobbi Santi, una ragazza che vive nel quartiere di Bengkayang. Il nostro incontro fu casuale. Successe quando visitai la casa di un mio amico. Santi mi aveva in qualche modo affascinato. Osservai il suo viso, non aveva nulla di particolare. Il suo modo di parlare non era convenzionale. Ma fu proprio il suo atteggiamento taciturno a far sbocciare i fiori dell’amore in questo mio cuore spezzato.

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Profilo dell'autore

Jemy Haryanto
Sono nato e vivo tutt'ora in Indonesia. Una nazione plurale, multiforme, con migliaia di isole, migliaia di tradizioni, di etnie, di lingue locali. Sono 11 anni che lavoro nel mondo del giornalismo, ho iniziato da un piccolo giornale locale, per poi diventare inviato televisivo per un'emittente nazionale. Ora, oltre a scrivere per Frontiere News, lavoro come giornalista full time per un rivista internazionale, e faccio anche il Freelance. Sono sposato con una donna italiana, che mi continua a dare l'energia per scrivere. Non sono un amante della politica, ma nei miei articoli cerco di trasmettere il mio amore per la natura, le tradizioni e le usanze dei popoli.

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