Poligamia, cosa dice veramente il Corano?

Il tema della poligamia nell’Islam è uno dei temi più controversi e dibattuti, ma rimane anche abbastanza sconosciuto, nonostante sia ampiamente usato dai detrattori dell’Islam, insieme al discorso sul velo. Ne parliamo con Luthfatul Lathifah, insegnante di Corano e Studi Islamici, nata in Indonesia da una famiglia di insegnanti religiosi, con lunghi studi islamici in Pakistan e ora insegnante nella “Pesantren Mingguan ‘Iqra’ – Rome”, presso l’Ambasciata d’Indonesia a Roma. Intervista di Stefano Romano

Dove viene trattata la poligamia nel Corano, e quali sono le motivazioni per cui se ne è sentita la necessità da parte di Dio?
Prima di tutto, andiamo a vedere il preambolo di questo capitolo (surah An-Nisa’), dove il primo messaggio è di temere Allah. Poi ci rammenta che noi siamo i discendenti di una coppia sola (Adamo ed Eva). Nel secondo versetto, si parla del peccato di dilapidare i beni degli orfani affidati a chi li accudisce. In verità, questo è il tema principale, non la poligamia in sé. C’è una forte minaccia per chi ruba i beni degli orfani (corruzione dei beni dei deboli). Nel terzo versetto, il tema dei beni degli orfani e soprattutto delle orfane, affidati ai loro custodi rimane offuscato dalla poligamia, che invece era solo parte di una cultura esistente da moltissimo tempo, sia nelle regioni arabe sia nelle parti del mondo (Europa inclusa). “E se temete di essere ingiusti nei confronti degli orfani, sposate allora due o tre o quattro tra le donne che vi piacciono; ma se temete di essere ingiusti, allora sia una sola o le ancelle che le vostre destre possiedono, ciò è più atto (migliore, vicino, ndr) ad evitare di essere ingiusti.”. Il problema è che tanti musulmani prendono soltanto il centro del terzo versetto, direttamente “sposate due o tre o quattro tra le donne che vi piacciono” e impiegano questo ‘frammento’ del versetto, estrapolandolo dal contesto originale che lo fa sembrare un richiamo divino alla poligamia. Dunque, con questa interpretazione ridicola, i maschilisti musulmani sfruttano il pezzo del versetto come una legge per giustificare questa pratica. Vogliono dare l’impressione che la poligamia sia una parte dell’Islam, che sia una cosa molto giusta da fare. Rispetto ai versetti che riguardano la minaccia verso chi viola i beni degli orfani, la poligamia è stata nominata una volta sola, ma l’impatto dell’importanza della poligamia ha superato il messaggio più importante e più sostanziale.

Quale è la sua opinione in proposito?
Rispetto a quanto riferito sopra, qualcuno potrebbe dire “Però il Corano non la impedisce, no? C’è scritto che la poligamia è permissibile” allora dico: In quel tempo esisteva anche la schiavitù come una parte della vita quotidiana, vero? Quindi volete riportare in vita pure la schiavitù insieme alla poligamia? Non ho mai letto nel Corano, il richiamo oppure una raccomandazione divina sia alla poligamia sia alla schiavitù. Entrambe erano parte della cultura umana accettata da tutti. L’intervento islamico giunse quindi per ridurre l’intensità di queste follie disumane. Secondo Ibnu Jarir/Abu Ja’far, in quell’epoca gli uomini (siano musulmani o non) sposavano anche dieci donne, a volte un po’ di meno e a volte anche di più, soprattutto dopo tante guerre dove molte donne erano rimaste vedove ed i bambini erano rimasti orfani. In questa situazione, dove un uomo diventava un marito di tante donne e nello stesso tempo diveniva il responsabile dei beni degli orfani, si temeva che lui potesse corrompere questi beni per sfamare le sue mogli e i loro figli. Rispetto a dieci mogli, il divieto di sposare più di quattro, in quell’epoca già significava ridurne più della metà. E come se non bastasse, il Corano offre una soluzione migliore in fine del terzo versetto, una moglie sola. (Una famiglia da sfamare è molto meno rischioso rispetto a sfamare tante famiglie composte da tante moglie, da indurre un uomo nel fare corruzione, un peccato tanto odiato da Allah). I sapienti che vedono questo versetto come riduzione della poligamia per evitare la corruzione erano Ibnu Abbas, Abu Ja’far, ed Ikrimah. (“Tafsir Al-Manaar”, vol 4, pagina 285)

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foto di Stefano Romano

Lei viene da un paese in cui la Poligamia è legale, insieme ad altri 47 stati nel mondo; ora anche in Italia stanno nascendo gruppi di musulmani che rivendicano la legalizzazione della poligamia halal…
In Indonesia, le donne musulmane – così come gli uomini musulmani – sicuramente vogliono essere le serve migliori di Allah. Tantissime di loro non capiscono l’arabo e studiano il Corano in maniera tradizionale (leggono e basta). I manoscritti religiosi dettati dai maschi sono vincenti ancora oggi. Ci sono dei movimenti da parte delle donne più emancipate, ma questo movimento che vuole svegliare le altre donne è visto come un complotto occidentale contro l’Islam. Insomma, se dicessi che la poligamia non rappresenta l’Islam, sarei vista come un agente occidentale che vuole distruggere la mia religione. Questo marchio è grave, perché sei vista come una spia, un pericolo pubblico, una minaccia non degna neanche di ascolto, oppure peggio ancora: non sei più una musulmana, sei eretica!
E tutta questa sciocchezza parte dall’ignoranza della gente musulmana. Tanto tempo fa, non c’erano delle donne che studiavano i testi del Corano, fino ad arrivare all’estero. Erano solo i maschi che godevano di questo privilegio, forse perché il viaggio era più duro e lungo. Quindi possiamo immaginare come i maschi dominassero le donne tramite i loro insegnamenti. Le donne erano impaurite e furono sottomesse per tantissimi secoli. Ma adesso vedo che le cose stanno cambiando, le donne musulmane indonesiane non sono più come quelle di una volta. Sono più critiche rispetto a prima. Per rispondere a questa sfida femminile, i maschi raggruppano anche delle donne con loro, educandole con le loro dottrine, per rappresentare i loro interessi tramite queste donne impaurite, come se seguire la vecchia strada fosse una parte della loro libertà di scelta. Di solito, questa ultima non vuole discutere questo tema in maniera metodologica.
In Italia la poligamia? Ma con quale ragione e con quale coraggio? Se il Corano stesso ha promosso la monogamia come la scelta migliore per evitare l’ingiustizia perché insistere nel contrario? Come ho detto prima, non vogliono leggere tutto il versetto, tanto meno comprendere il contesto dal primo versetto fino al terzo. Le musulmane convertite sono a rischio se non fanno attenzione con chi si sposano. I maschi musulmani ignoranti che insegnano alle mogli convertite la loro incompetenza riguardo all’Islam diventano li DNA che sarà poi responsabile della esistenza di una comunità musulmana ignorante in Italia.

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Amina Wadud ha parlato¹ di una riforma radicale per correggere l’aspetto patriarcale della Shari’a, Asra Nomani ha proposto² invece l’idea dell’imamato femminile in America (Vedi note). Cosa ne pensa?
Lo shari’a significa la strada, e si riferisce alla legge islamica. Fiqh, invece, è la scienza per formulare lo shari’a. Fiqh letteralmente significa il comprendere, cioè la comprensione o l’interpretazione dei testi, siano i testi coranici quanto i testi degli hadith. Nella shari’a, ci sono delle diverse scuole chiamate ‘madzhab’ fondate dai diversi sapienti come Abu Hanifah,Syafi’i, Malik, e Hanbal. Provo un certo dispiacere nel pensare che in quell’epoca ci fossero solo pochissime donne citate come delle insegnanti religiose, senza nomi. I vecchi manoscritti erano tutti scritti dai maschi, anche quando il tema riguardava le donne. Nello shari’a, ci sono due tipi di relazione (mu’amalat). La prima è la relazione tra qualcuno con Allah, si chiama ‘ibadat, come la preghiera, pagare lo zakat, fare il digiuno, o fare il Pellegrinaggio. In questo caso, le cose rimangono com’erano, sempre. La seconda relazione si chiama muamalat ma’annaas (la relazione tra qualcuno ed altri essere umani). In questa caso, il metodo di fiqh (il comprendere i testi sacri) dipende anche da dove si pratica e quando. Per esempio, in un paese come l’Afghanistan, dove il burqa era presente da moltissimo tempo e la gente tuttora lo accetta, anche io lo indosserei. Ma non vedo la necessità di mettere il burqa nei paesi musulmani come l’Indonesia, la Malaysia, la Turchia, e tanto meno qui in Italia. Altro tema importante, riguardo l’imamah (leadership). L’imamah delle donne nel guidare le preghiere davanti i maschi è vietata per una ragione di pudore. Si teme che i maschi che stanno dietro possano guardare il fondo schiena di una imam donna mentre fa ruku’ (90°) oppure sujud. Su questo argomento io sono d’accordo. Ma non sono d’accordo se questa ragione impedisce ad una donna di guidare un movimento sociale oppure la ostacola nel diventare una presidente di una repubblica islamica. Ogni individuo, sia maschio sia femmina è diverso di natura, non si può definire che le donne siano di Venere e i maschi di Marte. Il Corano ha lodato la leadership di una regina molto saggia nel confronto del suo popolo e invece ha condannato la leadership di Faraone che era ingiusta da tanti punti di vista (arrogante ed unilaterale).

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NOTE:

¹La sorella musulmana afroamericana Amina Wadud ha affermato a proposito della Shari’a: “Dal mio punto di vista, la Shari’a è completamente patriarcale. Non si può legiferare per quanto riguarda il benessere delle donne senza le donne come agenti di propria definizione. E la Shari’a non era interessata a quella interpretazione. La Shari’a era felice di legiferare per le donne, anche per definire quale sia il corretto ruolo delle donne, e di farlo senza le donne come partecipanti. Così, ovviamente, questo è un grave difetto. E l’unico modo per correggere questo aspetto della Shari’a sarebbe una riforma radicale nel modo in cui si pensa”.

²La sorella indiana Asra Nomani è stata invece tra le prime a proporre l’idea dell’imamato femminile in America, affermando: “Noi ci stiamo alzando in piedi per i nostri diritti come donne nell’Islam. Noi non accettiamo la porta nel fondo o le ombre, alla fine della giornata, noi saremo leader nel mondo musulmano. Stiamo inaugurando l’Islam del 21° secolo, recuperando la voce che il Profeta ci diede 1400 anni fa”.


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