Togliere il cappio dal collo del killer del figlio. L’Iran delle madri coraggiose

Il condannato aveva il cappio al collo quando la madre del ragazzo ucciso si è avvicinata, gli ha dato uno schiaffo e lo ha perdonato. Salvandogli la vita.

Arash Khamooshi/Isna

Sette anni fa Balal Abdullah (ora 20enne) aveva accoltellato Abdollah Hosseinzadeh (di 18 anni) in una rissa a Royan, un villaggio nella provincia di Mazandaran, in Iran. Secondo la qisas, la “retribuzione” prevista dalla shari’a, i famigliari della vittima avrebbero dovuto partecipare all’esecuzione di Balal spingendo la sedia che sosteneva il ragazzo.

Il condannato stava contando gli ultimi attimi della sua breve vita quando la madre della vittima si è avvicinata, gli ha dato uno schiaffo e ha deciso di perdonarlo. Il padre – come riportato da Saeed Kamali Dehghan sul Guardian – ha poi rimosso il cappio dal collo di Balal, salvandogli la vita. Le due madri si sono abbracciate in lacrime. Una di loro ha perso il figlio, quello dell’altra invece è stato strappato dalla morte.

Arash Khamooshi/Isna

Il gesto della madre di Hosseinzadeh è stato ancor più intenso considerando che il ragazzo ucciso non è stato l’unico figlio che ha perso. Il figlio minore, Amirhossein, è morto in un incidente a 11 anni.

“Mio figlio Abdollah, di 18 anni, stava facendo una passeggiata con gli amici quando è arrivato Balal”, ha dichiarato il padre della vittima. “Abdollah è stato insultato e ha reagito con dei calci, ma a quel punto l’assassino ha estratto dai pantaloni un coltello da cucina. Era inesperto”, continua il padre, “e non sapeva come usare un coltello. Era ingenuo”.

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Balal scappò dalla scena del delitto ma la polizia riuscì ad arrestarlo poco dopo. Ci sono voluti sei anni per arrivare alla sentenza di morte, e la famiglia della vittima ha cercato più volte di rimandarla. Ora che è stato risparmiato, Balal non sarà liberato. Secondo la legge iraniana la famiglia della vittima può avere voce in capitolo solo riguardo alle esecuzioni e non alla detenzione.

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