Ci sono urla che i governi non vogliono sentire – #StopTortura

“La nostra campagna si rivolge anche all’Italia, affinché sia introdotto nel codice penale il reato di tortura e si colmi pertanto il ritardo di oltre 25 anni trascorsi dalla ratifica della Convezione contro la tortura“.

Amnesty International

 

“Ci sono urla che i governi non vogliono sentire. Provengono dal buio delle prigioni e delle stanze degli interrogatori. Sono le urla di chi viene picchiato, frustato, soffocato, stuprato, privato del sonno; sono le urla di chi viene torturato.” Così Amnesty International – Italia lancia la campagna #StopTortura.

“A 30 anni dalla storica adozione della Convenzione, i governi hanno tradito l’impegno a porre fine a questa pratica che comporta la perdita definitiva dell’umanità, che è il segnale di una crisi collettiva fatta di barbarie, fallimenti e paura. In questi tre decenni”, continua l’Ong per i diritti umani, “i governi spesso hanno vietato la tortura per legge ma l’hanno permessa nella pratica. Hanno pestato, frustato, soffocato, semiannegato, stuprato, privato del sonno nel buio delle carceri e nelle stanze degli interrogatori; hanno colpito presunti criminali comuni, persone sospettate di costituire una minaccia alla sicurezza nazionale, dissidenti, rivali politici per estorcere loro confessioni, per punirli, intimorirli, per privarli della loro dignità”.

Sono 141 i paesi in cui Amnesty ha registrato, tra il 2009 e il 2014, torture e altri maltrattamenti. Il numero però è probabilmente più alto, dato il contesto di segretezza nel quale la tortura viene praticata. La campagna porta avanti un lavoro iniziato nel 1972 e che ha contribuito all’adozione, nel 1984, della Convenzione. “Quest’anno, 30esimo anniversario della Convenzione, ci concentriamo su tutti i contesti di custodia statale di alcuni paesi in cui pensiamo di poter cambiare significativamente la situazione. In Italia lavoreremo per porre fine alla tortura in MessicoUzbekistan e Marocco/Sahara Occidentale; a livello internazionale anche su Filippine e Nigeria. La nostra campagna si rivolge anche all’Italia, affinché sia introdotto nel codice penale il reato di tortura e si colmi pertanto il ritardo di oltre 25 anni trascorsi dalla ratifica della Convezione contro la tortura.”

Scarica il briefing “La tortura oggi: 30 anni di impegni non mantenuti”

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