Germania campione, vincono i figli degli immigrati

 

Estádio Beira-Rio di Porto Alegre, ottavi di finale dei mondiali Fifa. L’Algeria sta giocando la partita della vita contro una Germania contratta. Al 70′, sullo 0-0, entra Sami Khedira, papà immigrato tunisino, mamma tedesca. Grazie alle sue giocate e all’intelligenza tattica che riesce a impartire alla squadra, la Germania trova le energie per battere gli avversari, ai tempi supplementari.

Khedira è uno dei simboli di questa Germania di seconda-terza generazione, figlia (o nipote) di immigrati est-europei, arabi, turchi e africani che con il loro sudore e le loro lotte hanno contribuito a disegnarla per come è adesso.

La vittoria ai Mondiali è anche merito loro, innesto imprescindibile per ricostruire una squadra perdente e stanca sulle ceneri di vecchie glorie ormai senza ambizioni. Un lavoro duro, partito dieci anni fa, dopo la disfatta di Euro 2004. Un lavoro silenzioso, una rivoluzione sussurata e avviata dai settori giovanili.

Con Sami c’è anche l’estro del fantasista vecchio stampo Mesut Ozil, turco con passaporto tedesco di terza generazione. I suoi nonni erano della Turchia bagnata dal Mar Nero e hanno provveduto ad un imprinting religioso che non lo ha mai abbandonato: musulmano praticante, in più di una intervista ha spiegato che se non prega prima della partita non riesce a giocare bene.

È la Germania del 10 Lukas Podolski, uno dei giovani veterani, figlio di Krystyna, ex nazionale polacca di pallamano, e Waldemar Podolski, calciatore campione di Polonia nel 1980 con lo Szombierki Bytom. Polacco come Lukas è Miroslav Josef Klose, idolo dei tifosi laziali e nato a Opole, dove una comunità tedesca importante cancella i confini. Anche lui è figlio d’arte: il padre Józef è prussiano dell’Alta Slesia, ora sotto il governo polacco; la madre è stata invece portiere della Nazionale polacca di pallamano. A casa, con la moglie Sylwia e i gemellini Luan e Noah si parla polacco. Per l’inglese e il tedesco ci pensa la scuola.

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Fa poi scalpore la famiglia del roccioso Jerome Boateng, difensore arcigno fondamentale ad arginare gli attacchi indirizzati alla porta di Neur. Papà ghanese e mamma tedesca, ha deciso di giocare per la Nazionale tedesca al contrario del fratello Kevin-Prince, fantasista con fortune alterne nella nazionale del Ghana.

Era pronto per le vacanze il sampdoriano Shkodran Mustafi, origini albanesi, quando Loew lo ha chiamato a sostituire l’infortunato Reus. E non ha certo sfigurato.


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