Pallavolo nella Palestina assediata

Testo e foto di Cristin Cappelletti

È da poco calato il sipario sul mondiale di pallavolo maschile, che ha visto 24 squadre al via sui campi da gioco polacchi. Come sappiamo, tra queste squadre non figurava la Palestina, nazione non ancora formalmente riconosciuta, e dai confini incerti. Eppure in un Paese dilaniato dalla guerra con Israele, la vita continua ed ogni piccola azione quotidiana diventa straordinaria. Così come la storia di Rani Asfour, allenatore di pallavolo palestinese, che dopo un viaggio in Europa ha deciso di far partire un progetto di mini volley-ball per aprire le porte dell’esperienza pallavolistica a tutti i bambini palestinesi. Una storia come tante, che nei territori palestinesi si trasforma in realtà eccezionale. Abbiamo deciso di farcela raccontare proprio da lui.

Chi è Rani Asfour?

Mi chiamo Rani Asfour e vengo dalla Palestina. Sono un insegnate di educazione in una scuola pubblica che accoglie attualmente 400 bambini. Al di fuori dell’ambiente scolastico alleno una squadra di pallavolo maschile, l’Azzoun club, nell’omonima città situata nella regione di Qlqilya, 24 chilometri a sud di Tulkarm, nord della Cisgiordania. Sono nato a Sinjil, un villaggio 21 chilometri a nordest di Ramallah nella Wesbank. La mia passione per la pallavolo è iniziata all’età di 11 anni quando ho iniziato a giocare nella squadra della mia città natale il Sinjel Club. Ho avuto anche la fortuna di entrare nella nazionale di pallavolo palestinese, esperienza che mi ha permesso di viaggiare molto, incontrando soprattutto squadre di pallavolo di altri Paesi arabi.Ho finito la scuola superiore “Boys School” nel 1999 e successivamente mi sono iscritto all’università nazionale di Najah, diplomandomi nel 2004 con una laurea in educazione fisica. Nel 2007 è terminata la mia avventura come giocatore di pallavolo, dopo essere stato eletto miglior giocatore palestinese dell’anno ho deciso di appendere le scarpe al chiodo. Nel 2014 sono stato però incaricato dalla federazione di pallavolo palestinese di dirigere l’area tecnica del mini volleyball.

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Perché il mini volleyball?

L’incontro con il mini volleyball è avvenuto nel 2010 mentre studiavo all’Università di Lizberg in Germania. Sono rimasto fin da subito colpito dalla semplicità di questo sport e dai principi che trasmetteva. Ho potuto vedere la felicità sui volti dei bambi e dei loro genitori. Dopo essermi finalmente laureato con una specialistica in “pallavolo” a dicembre 2001 sono tornato in Palestina per dare il via al primo festival dedicato al mini volley. Nonostante fosse la prima volta che un evento simile prendeva piede in Palestina, l’accoglienza è stata fin da subito molto positiva e l’organizzazione ha avuto molto successo. Tali risultati mi hanno incoraggiato a portare avanti con forza e con impegno quello che avevo iniziato, presentando il progetto anche ai piani alti, rivolgendomi direttamente alla federazione palestinese di pallavolo.Fin da subito l’intera organizzazione si è dimostrata molto favorevole a promuovere l’idea, mettendoci direttamente in contatto con l’FIVB (federazione internazionale di pallavolo). Gli anni 2013/2014 sono stati testimoni di un significativo aumento delle attività di mini volley in tutta la Palestina.

Cosa ha portato di nuovo la pallavolo in Palestina?

Per quanto riguardo l’aspetto educativo, credo che il mini volley-ball, così come qualsiasi altro sport possa aiutare i bambini nei modi più svariati. Innanzitutto una delle cose che mi ha più colpito è come i bambini imparino ad essere persone cooperative. Inoltre, attraverso il gioco di squadra i bambini acquisiscono qualità quali disciplina, rispetto, sportività e ovviamente un’ottima salute mentale e fisica. E, cosa più importante, iniziano a partecipare attivamente alla vita della società. Per quanto riguardo l’aspetto prettamente tecnico, le attività di mini volleyball risultano fondamentali nell’ottica di avere in futuro dei giocatori di pallavolo forti e capaci. Tutto ciò risulta possibile grazie all’arrivo di questo progetto che accoglie appunto bambini a partire dall’età di sei anni.

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Com’è lavorare con i bambini?

Personalmente trovo molto incoraggiante vedere come i bambini siano così predisposti ad apprendere le tecniche base della pallavolo. La gioia sui loro volti mi dà prova di ciò ogni giorno. Come allenatore lavorare con bambini infonde una gran fiducia, fiducia in ciò che sto facendo, spronandomi a fare sempre di più, e sforzandomi di avere un approccio il più possibile gioioso nel portare avanti il mio lavoro quotidiano. Come sapere molti dei nostri bambini sono privati di una vita serena. Quello che sto cercando di fare è di dar loro un po’ di felicità, e credo che il mini volley si stia dimostrando un ottimo strumento per portare un po’ di normalità nelle loro vite. Pensa, se chiedi ad un bambino se preferisce la pallavolo o il calcio, lui ti risponderà la pallavolo, e questo mi conferma che sto andando nella giusta direzione.

Cosa vuol dire crescere in Palestina?

Come si può immaginare vivere in Palestina non è una “scampagnata” per nessuno. Vivere in queste condizioni non è stata una cosa facile da bambino e non lo è tutt’ora. Durante le attività sportive i bambini non chiedono mai riguardo al conflitto con Israele, non se ne parla. E sinceramente non ce n’è alcun bisogno. Vivono ogni giorno sulla loro pelle la drammaticità del conflitto con Israele, che continua ad influenzare ogni aspetto delle loro vite.

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Con quali fondi porta avanti questa attività?

Non abbiamo sponsor, non riceviamo finanziamenti né da organizzazioni non governative locali né da fondi governativi; come puoi quindi immaginare quando dobbiamo attivarci per l’organizzazione di un festival raccogliendo soldi per coprire le spese relative a magliette, medaglie e certificati ci rivolgiamo a piccole attività imprenditoriali locali per la sponsorizzazione dei nostri eventi. Ogni evento accoglie in media 150 partecipanti di entrambi i sessi, con un età compresa tra i 6 e i 14 anni. Ma il numero può ovviamente variare, abbiamo raggiunti picchi di 500 bambini. Chiaramente le spese per coprire l’organizzazione di eventi simili non sono da trascurare, e spesso risulta difficile attingere a dei fondi, anche per quanto riguarda l’installazione di attrezzature adeguate all’attività sportiva. Ma noi non ci scoraggiamo, sappiamo che saremo in grado di gestire le situazioni future perché quando esiste la volontà si trova sempre un modo.


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