Il report sulle torture della Cia in 7 punti

Il Senate Intelligence Committee ha diffuso il 9 dicembre, con grande ritardo rispetto alle aspettative, un rapporto sulle tecniche di interrogatorio adottate dalla Cia dopo l’attacco dell’11 settembre 2001. L’ex governatore del Maine Angus King, salito nel 2013 al Senato come indipendente, ha riassunto il rapporto con la seguente frase: “Abbiamo torturato delle persone? Sì. Ha funzionato? No”.

Una dichiarazione chiara e concisa quella che il senatore ha rilasciato alla Cnn. Ma se qualcuno di voi volesse andare oltre questa sibillina asserzione, senza dover passare ore a leggere le oltre 6mila pagine di resoconti della Commissione (bisogna però dire che è stato diffuso un estratto di “sole” 480 pagine), sappia che di seguito può trovare 7 punti (tradotti da AlterNet) che ne riassumono gli aspetti più sconcertanti sui trattamenti riservati a 119 “presunti terroristi”.

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1. Alcuni detenuti sono morti durante gli interrogatori

Nel novembre 2002 un detenuto è deceduto per “presunta ipotermia” dopo gli interrogatori. Lo hanno spogliato e incatenato a terra, sul cemento. Prima godeva di ottima salute. Non si conoscono ulteriori dettagli sulle tecniche interrogatorie degli agenti Cia nella specifica struttura dove era trattenuto il detenuto.

2. Le tecniche sono state decisamente più brutali di quelle usate precedentemente.

Il rapporto sostiene che molti detenuti hanno sofferto di allucinazioni, paranoia, insonnia e auto-lesionismo. Abu Zubaydah, un uomo sospettato di essere membro di al-Qaeda, è diventato totalmente apatico dopo un periodo di intenso waterboarding (una forma di tortura consistente nell’immobilizzare un individuo in modo che i piedi si trovino più in alto della testa, e versargli acqua sulla faccia). Dopo 83 sessioni di waterboarding, il sospettato aveva “bolle che fuoriuscivano dalla bocca”. Inoltre, i detenuti sono stati spesso sottoposti a “alimentazione e idratazione forzate per via rettale”.

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3. Simulazione di annegamento, ma non solo.

Il waterboarding è particolarmente duro, perché la sensazione di soffocamento e annegamento è reale, ma non è l’unica tortura applicata in questi anni dagli agenti Cia ai presunti terroristi. Esposizione a temperature gelide, schiaffi e privazione del sonno sono state pratiche comuni. “In molti casi le tecniche più aggressive venivano applicate immediatamente, in combinazione con altre e senza alcuna pausa”, è scritto nel rapporto. “La privazione del sonno è stata portata avanti fino a tenere svegli i detenuti per 180 ore, spesso in piedi o in posizioni dolorose e stressanti, a volte con le mani incatenate sopra la testa”.

4. Le torture non si sono rivelate efficaci per acquisire informazioni utili o per ottenere la collaborazione dei detenuti.

La Commissione ha realizzato che le brutali tecniche interrogatorie degli agenti Cia non hanno portato i risultati sperati. Molti sospettati torturati dalla Cia per un determinato periodo non hanno affatto rilasciato informazioni; altri detenuti hanno invece fornito dati precisi e utili prima di subire le torture (o addirittura senza che queste venissero praticate).

5. La Cia ha mentito.

La leadership della Cia ha mentito alla Casa Bianca e al Congresso dichiarando che le brutali tecniche usate avessero in effetti sventato complotti e che avessero portato all’arresto di terroristi. La Cia ha usato queste menzogne non solo per far credere che i propri metodi fossero efficaci, ma per indurre il governo a pensare che fossero indispensabili per ottenere informazioni “altrimenti non ottenibili” che avrebbero “salvato vite”. Tutto falso.

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6. L’incompetenza degli psicologi.

Il rapporto mostra che alcune tecniche sono state concepite da psicologi – il cui ruolo nelle operazioni era fondamentale – che non avevano una preparazione idonea. Molti di loro non avevano mai partecipato a un interrogatorio, non avevano conoscenze approfondite su al-Qaeda, erano privi delle necessarie competenze linguistico-culturali.

7. Sono state sottoposte a duri interrogatori anche persone non sospettate.

Dei 119 detenuti presi in considerazione, almeno 26 sono stati erroneamente trattenuti. Tra questi anche un uomo la cui detenzione è servita come leva emotiva per far confessare un membro della sua famiglia o due persone che avevano informazioni fondamentali in quanto ex-fonti della Cia. In questi e altri diversi casi, sono passati mesi di prigionia senza alcuna accusa formale o con prove insufficienti.


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