Dissociarsi per forza: se anche la scuola discrimina

di Giuseppina Fioretti

Mi sono convertita all’Islam nel 1987 ma non ho mai sbandierato a nessuno la mia fede religiosa, (non è la fede a definirci ma ciò che facciamo, e molti valori di questa umanità che sta scomparendo sono trasversali a molte religioni).

Prima di Natale il Patriarca Francesco ha presenziato ad una veglia di preghiera per i cristiani perseguitati in Medio Oriente nel Duomo di San Lorenzo a Mestre. Insieme ad altri musulmani siamo entrati in chiesa accettando l’invito alla preghiera. La prima persona (cristiana) che ha letto sull’altare ha iniziato le sue preghiere ricordando i musulmani e gli imam che sono morti per salvare i cristiani dalla barbarie dell’Isis.

Ecco perché questa circolare mi lascia perplessa… perché mi aspettavo la discriminazione in ambiente religioso e non nella laicità della scuola.

Qui si parla di cultura di odio. Si tralascia l’aspetto che nei paesi arabo-islamici si combatte contro il terrorismo che in primis minaccia la vita di milioni di musulmani, perché l’Islam non è terrore. In Medio Oriente muoiono milioni di musulmani come conseguenza di guerre “di liberazione” e come conseguenza di organizzazione terroristiche locali. Per non morire molti scappano e arrivano nei nostri paesi e infatti nelle nostre aule ci sono bambini che appartengono a famiglie che da quel terrore sono scappate.  Chiedere a loro una condanna mi sembra superfluo, quasi provocatorio. La cultura di odio non appartiene a nessuna religione, perché solo chi è lontano anni luce dal concetto di DIO può commettere atrocità nel suo nome.

Da un punto di vista oggettivo questa circolare mi offende come musulmana, poi come docente.

Nella circolare si legge “…È infatti una esigenza necessaria anche alla luce della presenza dei tanti alunni stranieri nelle nostre scuole e dei loro genitori nelle nostre comunità. Soprattutto a loro dobbiamo rivolgere il messaggio di richiesta di una condanna di questi atti, perché …”.

Una richiesta di condanna dei nostri genitori si presta a molte interpretazioni: “Vi dissociate?, siete d’accordo? condannate?”, parte da un presupposto e cioè che la scuola italiana creda che l’Islam (perché la circolare parla di genitori musulmani) sia una cultura di odio.

Allo stesso modo i musulmani delle nostre scuole dovrebbero chiedere ai docenti cristiani e ai genitori cristiani: ” Vi dissociate dalle benedizioni dei preti impartite agli uomini di Ratko Mladic responsabili del massacro di circa 8000 musulmani nella Bosnia del 1991?”

Non è questa la scuola che si ispira ai valori universali e libertari di cui si legge nella circolare. Questa è una scuola in cui la discriminazione religiosa e culturale parte dall’alto e a chi è laico o ateo, nel rispetto totale delle sue convinzioni, posso confermare che ho trovato più rispetto per i musulmani nel Duomo di San Lorenzo durante la veglia che in questa direttiva.

Accompagno spesso le mie classi in uscita didattica nella sinagoga della città, e spesso i miei alunni musulmani partecipano a questa uscita, come a tutte le progettazioni  didattiche attinenti ad eventi come Il Natale ecc. E proprio l’uscita in sinagoga mi permette poi di approfondire lo stretto legame che c’è tra le tre religioni, soprattutto quando in classe ho bambini musulmani ai quali ricordo che i loro nomi in arabo hanno un corrispettivo in ebraico. Ho avuto la fortuna di lavorare con colleghe di religione che mi hanno sempre chiesto un approfondimento e una volta una mamma ebrea di un mio alunno mi confermò che quell’approfondimento sull’Islam a scuola aveva sollecitato suo figlio a interessarsi di più all’ebraismo.

La scuola può fare moltissimo e io continuo a credere nella scuola ma non mi presto a strumentalizzazioni del genere, perché di strumentalizzazione si tratta.

Parlare di Islam a scuola deve avvenire senza collegarsi a questi atti di terrorismo. Un buon aggiornamento della categoria sulla cultura arabo-islamica non sarebbe male. E proporre uscite didattiche in moschea sarebbe un’ulteriore passo in avanti sulla condivisione di valori comuni.

La mia collaborazione in ambiente scolastico con colleghe splendide che si sono spese e si spendono ancora oggi, nonostante  i pochi mezzi,  nonostante  l’aumento della sfiducia  della società rispetto alla scuola stessa e nonostante il dilagare del razzismo  (con tutte le sue moderne sfaccettature come la xenofobia, l’antisemitismo e l’islamofobia) mi fa ancora ben sperare che quelle stesse colleghe riescano ad aumentare in numero e che a scuola come altrove si riesca ad emarginare la pericolosa tendenza a ribadire vecchi concetti.


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