Noi, anziani cattolici contro la Tav

Paolo ha 72 anni, attivista NO TAV fin dai primi anni 90’, quando ancora non esisteva nessun movimento popolare ed i cittadini italiani, forse, erano ancora più ignari della faccenda rispetto ad ora. I cattolici per la vita della valle si son formati nei mesi successivi al giugno 2011 e sebbene questo gruppo sia composto da singoli individui, col tempo si sono uniti a loro diversi altri gruppi e associazioni come  “Pace Valsusa”, composta da cattolici e non, “Azione Cattolica”, “Pax Christi” e anche qualche gruppo Scout. Gabriella mostra due occhi vispi dietro alle spesse lenti degli occhiali. Oltre alle felpa, calzoni pesanti e scarponi, porta quattro braccialetti arancioni legati al polso sinistro (doni della nipotina) e la piccola macchina fotografica sempre a tracolla.

Ogni giorno questo mite gruppo di anziani si da appuntamento lungo la strada sterrata che porta al cantiere, erto a Chiomonte, proprio sotto l’autostrada Torino – Bardonecchia.  Camminano insieme, tra i ricci verdi ancora maturi e la legna bagnata dalla pioggia, segni evidenti dell’autunno che avanza. Procedono uniti, intonando saltuariamente canzoncine popolari e rapidi preghiere. Hanno un’età compresa tra i 65 e gli 87 anni e, con determinazione e coraggio tipica di questa comunità portano le loro preghiere ed il loro entusiasmo a servizio del movimento NO TAV. Un piccolo modo per far sapere allo Stato che anche loro ci sono e che chiedono ancora a gran voce la fine di questo scempio. Laura, 63 anni, scarpe da trekking e rosario in tasca: “Non staremo a guardare questa distruzione con le mani in mano. Vogliamo difendere la madre terra, dono infinito del nostro Signore. Non possiamo accettarlo, ne come cattolici, ne come esseri umani … c’è un dovere morale dietro a tutto ciò”. Questo tenace gruppo di anzianotti sa che non possono fare tanto per stoppare materialmente il cantiere, ma sono comunque tutti convinti di continuare a manifestare pubblicamente la loro contrarietà all’opera e far sapere che non si sono ancora arresi … tutt’altro!Al di fuori delle grandi manifestazioni di massa le giornate in Valsusa scorrono anche cosi, tra assaggi di vini, un’Ave Maria e continui controlli al cantiere per accertarsi dell’andamento effettivo dei lavori.

Lungo la strada del ritorno faccio due parole con Bruno, il più anziano membro dei cattolici della valle. Alla veneranda età di 87 anni si arrampica sui sentieri della Val Clarea come una vecchia capra testarda. Conosce la Valsusa come il palmo della sua mano. Cammina lentamente tra rocce e castagni. Spilla NO TAV sul cappello rosso. Ogni giorno macina km a piedi, si reca al santuario religioso adiacente al cantiere TAV, recita una preghiera e torna a casa. Mi racconta che nemmeno durante la Seconda Guerra Mondiale ha visto una occupazione militare come quella in atto da qualche anno in Val Clarea. Un disagio crescente nel percorrere quei sentieri che da sempre ti portano a casa. Ci salutiamo mentre sento Bruno bisbigliare tra se e se: “ Senza etica niente sviluppo. Bisogna però vedere se lo sviluppo, infondo è etico”.

I cattolici della valle sono certi di una cosa. I valsusini hanno già vinto questa battaglia. Lo scopo della loro lotta è ritrovare se stessi, parlare, confrontarsi, uscire di casa e scoprire l’umanità e la fede delle persone. L’opera secondo molti morirà da sola, mentre lo spirito delle persone no. Non si spegnerà. Poco dopo ci spostiamo. Seguo il gruppetto per un centinaio di metri fino a fermarci di fronte alla statuina in marmo della Vergine Maria. Mesi fa qualche ignoto avventore si è portato via la statua di Padre Pio ed il luogo di culto è rimasto vuoto per un lungo periodo. Ora grazie al regalo di un parroco sensibile, la mite famiglia di anziani ha nuovamente una figura da venerare. Alla base della statua ci sono pezzi di filo spinato e lacrimogeni CS come a mostrare al cielo le difficoltà di questo angolo di mondo. È quasi ora di pranzo. I cattolici si prendono per mano, formano un cerchio e iniziano a pregare all’unisono recitando i testi del vangelo. Poi il silenzio.

testo e foto di Matthias Canapini



Profilo dell'autore

Matthias Canapini
Matthias Canapini è nato nel 1992 a Fano (PU). Si occupa di reportage foto giornalistici muovendosi come freelance appoggiandosi a ONG nazionali ed internazionali.
Ha viaggiato nei Balcani, Turchia, Caucaso, Est Europa e Siria, documentando tematiche diverse tra loro come le adozioni a Pristina, le proteste in Bulgaria, le mine antiuomo in Bosnia e Armenia o i ragazzi di strada a Bucarest. Durante gli ultimi viaggi è entrato due volte in Siria per documentare le condizioni di alcuni campi sfollati siti a qualche km dal confine.
Da febbraio copre il ruolo di inviato presso una web tv regionale che si occupa di integrazione e intercultura all’interno di un progetto europeo. Localmente porta avanti progetti legati all’infanzia utilizzando illustrazioni e fotografie per raccontare le storie incontrate qua e là anche ai bambini.
Per info: canapini.matthias@gmail.com o contatto fb

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