Aiutare i poveri stampando magliette

La stampa serigrafica non è un qualcosa di cui non si è mai sentito parlare, anzi. Fa parte della categoria degli entry barrier, ovvero business che possono essere avviati senza bisogno di grandi capitali. Ignoranza sulle strategie di marketing, ha portato molte persone ad abbandonare questo tipo di business. Ma se ci si impegna seriamente, mettendo a disposizione la propria creatività, e se gli imprenditori continuano ad innovarsi, i prodotti serigrafici realizzati in casa possono acquistare un valore di vendita non inferiore a quello dei prodotti delle grandi industrie.

Rendra Oxtora, 29 anni, di Siantan Hulu, nel distretto nord di Pontianak in Borneo Occidentale, si dedica da quattro anni all’attività di stampa, non solo per profitto, ma per creare nuovi posti di lavoro, ed aiutare i più bisognosi. Rendra divenne imprenditore serigrafico nel 2011. Era motivato da un sentimento di risentimento, poiché non trovava alcun disegno che lo attraesse tra quelli ritratti sulle magliette vendute al mercato.

“Era aprile. Volevo comprare dei vestiti al mercato. Ma mi stancai presto di cercare, non c’era nessuna bella immagine. Ero infastidito. Arrivato a casa andai subito al pc ed iniziai a riflettere. Mi dicevo che se solo ci fosse stato un modo per creare dei vestiti da solo, sarebbe stato sicuramente meglio”.

Aveva uno spirito combattivo. Quella stessa sera, Rendra creò alcuni modelli per magliette, che poi caricò su Facebook. I risultati furono notevoli. “C’era chi chiedeva dove fossero i punti vendita, altri che le volevano ordinare,” spiega Kendra, che è anche giornalista per Antara News Agency dal 2009.

Il giorno seguente Rendra andò nel laboratorio di un artigiano serigrafo, con l’idea di chiedergli di poter lavorare insieme. Ma, ironia della sorte, dovette ingoiare un boccone amaro, poiché l’attività era stata chiusa. Ma l’uomo, padre di due figli, aveva accettato gli ordini che gli erano arrivati e quindi doveva assumersi le sue responsabilità. Nel mezzo del caos, decise di fare un passo azzardato, intendeva acquistare una propria macchina da stampa serigrafica, ordinandola via internet. Così si poneva però dei vincoli, il suo capitale investito sarebbe stato a rischio.

“Ho subito cercato informazioni su internet. Ma c’era un problema, i miei risparmi ammontavano a circa 20 milioni di rupie (1.300 euro), mentre la macchina costava 1.200 euro. Acquistandola, non avrei comunque potuto comprare le magliette,”.

Rendra si rimise a pensare sul da farsi. In qualche modo, avrebbe cercato di ottenere del capitale aggiunto per avviare la sua impresa. Attraverso delle proposte di cooperazione che rivolse ad alcuni investitori, riuscì infine a ricevere i fondi necessari. Con il denaro raccolto acquistò allora la macchina da serigrafia e le magliette da custodire in magazzino.

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“Alla fine la mia proposta fu accettata. Su tre investitori, due erano interessati, ed in seguito ne scelsi uno poiché mi sembrava il più serio nel voler collaborare in affari. In comune avevamo anche il capitale a rischio investito, e così iniziai comprando la macchina, più le magliette da conservare come stock,” racconta. Purtroppo però, prima ancora che il business avesse inizio, vi furono dei problemi tecnici. Improvvisamente, la macchina per la stampa non funzionava più, era rotta. Nonostante il rimborso che ottenne dal venditore, Rendra cominciò a rivedere i suoi interessi. Non voleva dipendere troppo da una macchina. Senza alcuna esitazione, iniziò a studiare come realizzare le stampe tramite una tecnica manuale.

“Se la macchina si fosse rotta d’un tratto di nuovo e gli ordini fossero stati parecchi, sarebbe stato un caos. Ma dopo quell’inconveniente, sono riuscito a gestire l’attività,” sorride Rendra. La sua attività stava prendendo corpo. Un’ampia varietà d’immagini uniche ed interessanti sorgeva sulle magliette realizzate da mani esperte. I vestiti stampati venivano poi commercializzati con un sistema di marketing online. In breve tempo, Rendra si trovò invaso da un sacco di ordini.

“Gli ordini cominciarono ad arrivare. E questo accresceva il mio spirito e mi spingeva a continuare a lavorare,” racconta l’uomo, che una volta fu anche giornalista del Jawa Pos Group, la più grande società di media indonesiana. Ma non si diventa guerrieri se non si trovano mai ostacoli sul proprio cammino. Anche a Rendra capitò. Quando la sua società stava iniziando a crescere, divenne vittima di una frode. Rendra racconta che in quel periodo aveva moltissime scadenze di ordini da rispettare. Pensando di potervi far fronte stampando le magliette manualmente, ordinò una macchina per la serigrafia manuale. Durante la transazione, gli chiesero di versare come acconto il cinquanta percento del prezzo della macchina. Ma una volta pagato, la scadenza per la consegna passò, e la stampante non gli fu mai inviata.

3. Salviamo gli orangutan

“Fu davvero un peccato. Volevo soltanto avviare al meglio il mio business, ma fui truffato. Comunque sia, non importa, è a quel punto infatti che capii come tutto ciò facesse parte del processo. Dalla frode ebbi l’opportunità di imparare che raggirare le persone è scorretto e desolante, ed io nella gestione del mio business non avrei mai ingannato gli altri,” afferma Rendra.

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Dispetto alla mancanza di capitale, alla macchina rotta, alla frode ricevuta, l’impresa di Rendra continuava a crescere. Nel 2012 i suoi sforzi diedero vita alla marca ‘Silok’, un nome alternativo per il pesce arowana: una delle specie in via d’estinzione diventata l’icona del Borneo Occidentale. In quanto giornalista, Rendra sente l’obbligo di seguire e preservare questa specie, non solo attraverso i suoi articoli, le campagne, ma anche rendendola un ‘logo’.

“E poi, secondo un proverbio cinese, il pesce Arowana sarebbe simbolo di fortuna e prosperità. Speravo che utilizzando questo nome, in futuro, i miei sforzi avrebbero potuto dare i loro frutti, aprire nuove opportunità di lavoro per i disoccupati, e diventare un’icona locale”.

Nel 2013, Rendra espanse la sua azienda con l’apertura di una propria stamperia, acquistando la macchina serigrafica grazie ai proventi ottenuti. E nel 2014 il picco, quando riuscì ad aprire un vero e proprio un business di abiti. “Sono felicissimo di aver potuto aprire una mia stamperia, così ho potuto insegnare come fare alle altre persone. Per quanto riguarda la produzione di abiti, ci pensai poiché molti consumatori mi chiedevano se potesse una home industry come la mia, realizzare vestiti per lavorare in ufficio, creare uniformi sportive, per la scuola e molto altro. Inizialmente mi sono rifiutato. Ma col tempo, ho pensato che potesse essere un’occasione. Avrei collaborato con le donne disoccupate della zona, ma brave a cucire. È così che ho tentato la strada del produrre vestiti,” dichiara l’uomo di bassa statura. Dalla stampa al confezionamento, ora, grazie al suo spirito di condivisione, Rendra è proprietario di ben quattro punti vendita, non solo nella città di Pontianak, ma sparsi anche nelle località vicine.

Per quanto riguarda i prodotti, non si concentra soltanto sulla serigrafia, ma su tutte le cose che riguardano la produzione e la stampa. È così che riesce a lavorare in modo indipendente, oppure in collaborazione con terzi. Spesso Rendra aderisce anche a delle campagne di interesse globale attraverso i suoi prodotti. Come ha fatto per il conflitto israeliano e palestinese, la giornata mondiale degli orangutan, il riscaldamento globale, cooperando con organizzazioni per la salvaguardia dell’ambiente. E tutti i suoi prodotti delle campagne a tema vengono distribuiti gratuitamente. Alla fine del 2014 Rendra ha anche disegnato delle nuove magliette con temi di viaggio, preoccupato per il turismo in Borneo, lanciando così il marchio Silok Traveling West Borneo.

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In riferimento ai prezzi dei suoi prodotti, Rendra spiega che sono accessibili a tutte le fasce della popolazione. Il prezzo unitario varia dalle 1.000 alle 150.000 rupie. E dei profitti ricavati dalle vendite, il 5 percento viene sempre devoluto in beneficenza ai bisognosi. Ma allora cos’è che rende l’impresa di Rendra in continua crescita fino ad oggi? Niente meno che la sua strategia di marketing. Dalle prime fasi di gestione dell’impresa, Rendra ha sempre stabilito un sistema di vendita online, utilizzando Facebook, Twitter, Instangram, Blog, BBM, SMS sui cellulari, e molti altri canali. Ben il sessanta percento del fatturato dei prodotti Silok proviene proprio dall’uso di questi media.

In aggiunta, è in corso un processo di responsabilizzazione attraverso un concetto di mutualismo simbiotico. Oltre a formare persone, infatti, Rendra ha anche assunto lavoratori e studenti come parte del personale di marketing freelance. Ed ora, può contare su 18 nuovi individui, sparsi in tutta l’area del Borneo Occidentale. “Gli studenti qui, dopo la laurea, sono orientati per lo più verso occupazioni dipendenti dal governo. Se non lavorano lì, allora non è un vero lavoro, dicono. Pertanto, io voglio cambiare questo tipo di mentalità,” spiega Rendra con convinzione.

Oltre a tutto ciò di cui sopra, Rendra desidera aumentare il numero dei suoi punti vendita. Facendo questo, potrebbe anche realizzare più prodotti per i consumatori. Fa parte della missione anche il riuscire a moltiplicare i posti di lavoro per i disoccupati. “La mia strategia è sempre face to face. Contatto direttamente il consumatore, per fornire il servizio migliore con un sistema di messaggistica; in questo modo anche se il cliente è impegnato, non deve preoccuparsi di venire al negozio,” conclude Rendra.


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