La fine del Ramadan a Roma

Come ogni anno, doppio appuntamento con la preghiera di Idul Fitri 1436 H, per la fine del Ramadan, celebrato il 17 luglio con la comunità indonesiana presso l’Ambasciata a Roma e con la comunità bangladese a Piazza Vittorio. Un viaggio intimo e dall’interno per la piccola comunità indonesiana, con i colori dominanti del bianco dei mukena (gli abiti indossati dalle donne per pregare) e quelli colorati e buffi delle bambine. Questo anno un ustadz (uno studioso dell’Islam) indonesiano che studia presso l’Università di Al-Azhar in Egitto ha raggiunto Roma per assistere la preghiera e tenere un discorso. Alla fine, come abitudine della cultura indonesiana, c’è stata la lunga fila di ringraziamenti, di mani sfiorate e di abbracci tra le lacrime, ripetendo la frase “Mohon Maaf Lahir dan Batin” che è una richiesta di perdono per tutto il male che si è fatto durante l’anno, ed è il momento culminante di tutto il Ramadan, tra abbracci fortissimi e lacrime per chi ricorda la propria terra lontana e la famiglia, o spesso, genitori che non ci sono più.

Nello stesso momento la grande comunità bangladese si ritrova a Piazza Vittorio, in strada sotto un sole cocente, per molti turni di preghiera lungo tutta la mattinata, tra il solito stupore della gente che passa sugli autobus e i tram affianco ai fedeli. Con il folto gruppo degli uomini davanti e le donne a pregare all’interno di una cortina protettiva (che è uno dei molti significati semantici del termine hijab – velo) in disparte dietro. Tra le curiosità di questo anno, la prima volta di un giovanissimo ragazzo del Bangladesh ancora minorenne che ha officiato una delle preghiere come Imam tenendo anche la khutbah (il discorso dell’Imam prima della preghiera) in arabo.
Due modi diversi di vivere lo stesso momento, nel segno delle differenze tra culture e popoli ma uniti dalla stessa Fede che rende tutti i musulmani nel mondo fratelli e sorelle.

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Profilo dell'autore

Stefano Romano

Stefano Romano
Nato a Roma nel 1974, si è laureato nel 2001 in Psicologia ed estetica alla Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza di Roma. Nel 2010 ha iniziato a fotografare le comunità migranti di Roma e dal 2013 tiene il corso di “Fotografia come mediazione culturale”. Ha insegnato fotografia alla Universiti Sains Malaysia, in Penang, nel 2018\2019.
Ha pubblicato: “Kampungku Indonesia”, “Sweet Light” (Mizan, 2010\2018), ristampato in inglese in Bangladesh (Agamee Prakshani, 2020), “Saying it from the heart #USM style” (Penerbit USM, 2019), “My Malaysian Tales” e “My Bangladesh Tales” (2020\ 21, Lulu.com). Scrive sul blog soccamacha.blogspot.com
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