Il dj-cecchino, dal festival per Euro 2012 al Settore Destro ucraino

di Joshua Evangelista

Ha suonato nei migliori club di Est Europa e Russia; è stato una delle anime del festival elettronico organizzato a Leopoli per Euro 2012. Ora fa il cecchino a Donetsk per conto del Pravyy Sektor, l’organizzazione paramilitare nazionalista nata dopo Euromaidan. Dj Garry Shum Off è in congedo per qualche giorno prima di tornare al fronte. Lo incontro a casa di una delle leader dell’Oun, l’organizzazione dei nazionalisti ucraini. Il parquet del pavimento è pieno di divise, giubbotti militari. Lui le prova, non ne è convinto, chiede una taglia più piccola. Vicino a lui la figlia di sette anni disegna un cielo blu su un foglio a4. Ad un certo punto la bimba si stanca e inizia a lamentarsi, quindi lui infila giubbotti e pantaloni mimetici in una busta e mi dà un nuovo appuntamento per il giorno dopo, nell’aula giochi di un asilo nido. “E’ più sicura di un bar del centro”. Io non lo contraddico e mi ripresento l’indomani, davanti al Teatro dell’Opera di Leopoli. Lui è in anticipo. Mi conduce per i cunicoli della città e infine sbuchiamo in un appartamentino colorato di rosa e azzurro, pieno di giocattoli e pennarelli.

327721_226250354135460_337804873_oÈ piùttosto strano intervistare un cecchino del Pravyy Sektor in un asilo nido.
Lo è. Ma non nasco soldato, ho fatto per venti anni il dj. Sono creativo.

Partiamo proprio da questo. Hai 35 anni, hai suonato ovunque, hai guadagnato molto. E in più hai una figlia alle elementari. Come ti è venuto in mente di andare a combattere?
Proprio per lei. Voglio che cresca in un paese senza invasori. Nonostante da sei mesi non prendo più stipendio e quindi devo chiedere supporto ad amici e parenti per crescerla.

Avevi mai combattuto prima dei disordini dell’Est?
Mai. Mai preso un fucile in mano. E mai partecipato a una manifestazione politica. Ero schifato dalla corruzione, me ne sono anche fregato della Rivoluzione arancione del 2004. Poi, quando lo scorso novembre ho deciso di affacciarmi per vedere cosa stesse succedendoa Kiev, ho visto che la polizia sparava contro i manifestanti. E che quindi si doveva fare qualcosa di concreto per cambiare questo paese.


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La guerra di startupper e geek ucraini, che sviluppano tecnologia bellica di supporto ad esercito e volontari dispiegati nel Donbass. Con risultati sorprendenti.

 


Perché proprio il Pravyy Sektor?
Perché nell’esercito regolare c’è corruzione. Siamo carne fresca in mano alla geopolitica. Da Kiev mandano i soldati al macello e poi firmano accordi con il Cremlino. Fregandosene di noi. Così, piuttosto che stare con gente che ti ordina di farti uccidere, ho preferito unirmi a uomini veri, che si rispettano. Sai come ci chiamiamo a vicenda, anche con i miei superiori? Druzhe. Amici. Ci sediamo al tavolo, discutiamo insieme delle strategie di attacco. Questa è vera democrazia.

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Per la Russia, così come per gran parte dell’immaginario collettivo europeo, siete un gruppo neo-nazista.
Tutta propaganda. Tra noi ci sono ebrei, russi, armeni e georgiani. E io sono liberal.

Eppure il tuo leader, Dmytro Yarosh, ha sempre esternato posizioni antidemocratiche e omofobe.
Io parlo per me. Sono un dj, ho conosciuto migliaia di persone diverse, figurati se mi importa della sessualità di qualcuno. E ti dirò di più, quando parli con i militari del Pravyy Sektor ti viene da sorridere: sono tutte persone normali e spesso positive. Pensa anche molti informatici si stanno unendo a noi: vogliono progettare un drone che spii i nemici invasori.

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E intanto su di voi pesa la responsabilità dell’incendio della sede del sindacato di Odessa, dove hanno perso la vita 38 cittadini filo-russi.
Tutta propaganda russa, sono quasi certo che dietro ci siano i loro servizi segreti e non i “nostri”. Hanno mezzo secolo di esperienza nel fare stragi senza farsi vedere.

Facciamo un passo indietro. Raccontami come funziona il reclutamento.
Avevo voglia di difendere il mio Paese. Così mi sono iscritto al training per volontari militari. Qui mi hanno dato per la prima volta un kalashnikov in mano. Due settimane di allenamento fisico ed ero pronto per andare a Donetsk.

Solo due settimane?
Siamo in emergenza, non c’è tempo per perfezionare la preparazione. Pensa: a volte sono proprio i volontari con due settimane di esperienza ad addestrare i nuovi venuti, specie quando i trainers muoiono al fronte. Poi ci sono alcuni giorni al check point, lì prendi confidenza con l’arma. E infine vai a sparare a Piski, l’ultimo villaggio prima dell’aeroporto di Donetsk.

Come si affronta una guerra senza preparazione psicologica?
Ho letto tanti libri di psicologia. Può sembrare strano, a me è bastato. Ma molti non reggono l’impatto. Dopo un giorno in cui vedi pezzi di corpo schizzare ovunque ti viene da vomitare e vorresti solo morire. Ecco perché molti vanno via subito. Ma in realtà si tratta solo di attendere: già dal terzo giorno non hai più paura. Sai che potresti morire in qualsiasi momento: mentre spari, mentre stai al cesso, mentre leggi un libro quando ti prendi una pausa. Ti abitui a dormire con il giubbotto anti-proiettili e l’elmetto, aspettando l’arrivo di una pioggia di mine.

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La città ucraina è la roccaforte della propaganda anti-putiniana e polmone dei volontari diretti verso il Donbass.

 


Com’è la giornata tipo al fronte?
Abbiamo turni di 24 ore con pause di 12 ore. Quelli ci sparano di continuo con tutto quello che capita. Quando passano alcuni minuti senza sentire esplosioni ci diciamo che sta avvenendo un miracolo. Nelle pause faccio il bucato, chiamo la mia ragazza, mangio.

Che idea ti sei fatto della popolazione locale che ha deciso di rimanere nonostante i bombardamenti?
Non mi ci abituerò mai. Vanno a fare la spesa passando in mezzo al fuoco incrociato. Per strada bambini dell’età di mia figlia giocano come se non stesse accadendo nulla.

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Come puoi dimostrare la presenza di soldati russi tra i separatisti?
Li vedo tutti i giorni. Ma anche se non li vedessi, basterebbe concentrarsi sul fatto che ci sono carri armati russi ovunque.

Il tuo battaglione ne ha mai sequestrati?
Non posso dirlo.

E tu ne hai mai uccisi?
Sorride. Forse.

Hai ucciso tante persone da quando sei lì?
Forse.

E non ti sei mai sentito in colpa per questo?
La chiesa ci dice che non è un peccato uccidere per difendere la propria nazione. Dio ci perdona. Dio è con noi.

Sei molto credente?
Ero ateo. Ora prego tutti i giorni. Ma il mio è un dio un po’ diverso da quello di cattolici e ortodossi. So che è qualcosa di più grande di me ed è con me.

È cambiato il senso della vita?
Assolutamente no. Ho gli stessi valori. Che, credimi, erano alti già quando facevo il dj.

E tu sei cambiato?
Credo di sì. Ma non so come. Non riesco a capirlo. Quando torno per qualche giorno a Leopoli suono in discoteca per racimolare qualche soldo. E vedere gente smidollata perdere tempo con alcol e musica mi fa un po’ incazzare. Ma in fin dei conti li capisco, se non sei in guerra non puoi provare la frustrazione che sto vivendo io.

Qual è stata la cosa peggiore che hai visto in guerra?
I miei amici morire. Non ti aspettare risposte spettacolari. Ogni volta che un amico viene ucciso muore qualcosa dentro di me.

E non provi lo stesso con i tuoi nemici?
No, mi sono indifferenti. Ma non sono felice. È come se avessi messo davanti ai miei occhi un camion immaginario che mi impedisce di vedere cosa succede dall’altra parte.

I tuoi cosa dicono della tua scelta?
Mia figlia sa che vado ad allenarmi. “Papà si allena un po’ e poi torna”, le dico. Mia madre vive in Italia, a Viareggio. E ieri ho deciso di dirle la verità.

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10675780_698377496922741_160757529263340859_nCome l’ha presa?
L’aveva capito da subito, è orgogliosa di me. E la cosa buffa è che per il compleanno mi ha regalato dei pregiati stivali militari italiani. “Così ci fai trekking”, mi diceva. Ma sapeva che io li avrei usati per andare a sconfiggere i nemici.

Non sei stanco di combattere e vedere morti tutti i giorni? Il sindaco di Donetsk ha detto che quando smetterete di sparare la guerra finirà.
Stronzate. E capiamoci: lui non è un sindaco, è una marionetta del KGB, ancora vivo e super funzionante. Dall’altra parte non ci sono leader ucraini, solo russi, gente plagiata e criminali comuni. Per non parlare dei mercenari ceceni e georgiani.

E quindi, secondo te, come può finire la guerra?
Finirà quando Putin morirà (sorride). La colpa è di Europa e America, non possono chiudere gli occhi. Devono rendersi conto che se continua così, fra qualche anno la Russia invaderà la Polonia. Se potesse, manderebbe soldati anche in Alaska.

E qualora l’Europa decidesse di non supportarvi?
Moriremo uno a uno con onore, da partigiani.

Perché Kiev non riconosce i vostri battaglioni?
Perché facciamo paura all’establishment. Perché a Maidan si è rotto qualcosa. A loro interessano i soldi, le relazioni con est e ovest. Solo promesse e corruzione. Noi invece moriamo anche senza stipendio, senza cibo e senza armi.

Come vi rifornite?
Prendiamo le armi vicine ai cadaveri dei separatisti morti e qualcosa compriamo al mercato nero. Ma c’è un business incredibile ed è sempre più difficile ottenere armi decenti.

Quando riparti per il fronte?
Tra qualche giorno, treno fino a Dnipropetrovsk e poi autostop.

Autostop?
Sì, la gente si fida di noi.

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