Gli hazara di Mohsen Taasha Wahidi

di Amin Wahidi, traduzione dal persiano di Chiara Maggi

Mohsen Taasha Wahidi non solo è uno dei più talentuosi giovani artisti hazara, ma anche uno dei più promettenti. Questo artista, grazie al suo linguaggio forte ed espressivo, ha potuto finora rendersi un ottimo portavoce delle pene e delle sofferenze del suo popolo, diffondendo il grido della sua gente nei più svariati angoli del mondo attraverso le sue opere che raccontano all’Europa – grazie alle centinaia di migliaia di visitatori delle sue mostre – le tragedie e delle palesi discriminazioni che vengono perpetrate contro gli hazara in Afghanistan e Pakistan.

Con l’arma non violenta e costruttiva che ha nelle sue mani, combatte contro le discriminazioni, i genocidi e le deportazioni degli hazara. Ha potuto esibire i suoi lavori già in diversi Paesi europei e in America richiamando l’attenzione di molte persone sulle sfortune del suo popolo.

Se si guarda alla resistenza gloriosa e di portata storica degli hazara ad ovest di Kabul negli anni Novanta, vedremmo che in quell’epoca i combattenti si sono ribellati e con le armi fino all’ultimo hanno difeso i loro diritti, ma oggi – dopo oltre vent’anni da quegli avvenimenti – di giorno in giorno i lutti, gli eccidi e le discriminazioni razziali contro gli hazara aumentano. Tuttavia, nonostante le dure condizioni degli hazara siano le stesse, è trascorso del tempo ed è cambiato il modo di combattere: per questo motivo anche le armi che possano permettere la restituzione dei diritti umani agli hazara hanno dovuto cambiare. Al giorno d’oggi sono gli artisti, gli scrittori, chi lavora nei mezzi di comunicazione di massa coloro che si sono fatti carico della difesa degli hazara e portano la loro voce in tutto il mondo, affinché non vi siano più ulteriori vittime tra questo popolo.

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Nel campo di battaglia di questi nostri tempi in cui si svolge la lotta mondiale per la conquista dei diritti umani degli hazara, al fine di giungere a una situazione di giustizia e uguaglianza, accanto ad artisti come Khadem Ali o Shir Ali –  entrambi un posto speciale nel mondo dell’arte contemporanea internazionale – anche Mohsen Taasha ha saputo distinguersi e ha potuto assumersi una responsabilità umanitaria notevole.

Mohsen Taasha, nato all’inizi degli anni Novanta a Kabul, ha trascorso la propria infanzia e adolescenza nel mezzo dei rapidi cambiamenti socio-politici dell’Afghanistan dell’epoca. Riguardo l’uso dell’arte a favore della sua gente ha questa opinione: “Poco più di cento anni fa, gli hazara sono stati massacrati e ridotti in schiavitù; ottanta anni fa, sono stati deportati dalle terre natìe; fino a quarant’anni fa gli hazara non avevano diritto all’istruzione superiore. Non più di trent’anni fa, essere hazara era una vergogna, ma la memoria storica di questa oppressione – in tutti questi anni – non è mai stata approfondita. Ma ora abbiamo l’arte, la letteratura, il cinema, la televisione e i mass media e non possiamo più tollerare che questa situazione rimanga nascosta e censurata: al contrario, con l’arte, il giornalismo e la letteratura possiamo impedire che continui”.

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La forza delle opere di Mohsen Tasha sta nella saggezza, nella formazione artistica e nella sua visione sempre in evoluzione; non è solo esperto in tecniche di disegno e pittura, ma è dotato anche di una buona conoscenza dell’arte mondiale, dei suoi vari stili e scuole.

Per raggiungere questo livello, ha seguito passo dopo passo un lungo percorso di formazione e sperimentazione continua che lo ha portato ad acquisire un linguaggio più sviluppato nella creazione delle sue opere. All’inizio degli anni del suo sviluppo, presso la facoltà di Pittura e Disegno a Kabul, i suoi lavori erano ispirati al Realismo e al Naturalismo, fino ad arrivare all’Iperrealismo; poi lentamente, dopo essere entrato in contatto con altri linguaggi artistici, si è spostato verso l’Astrattismo, stile a cui appartengono anche le sue opere più recenti.

La memoria del legame profondo con le sue radici, le sue origini e il suo passato traspare chiaramente in tutta la sua produzione. Le opere astratte, infatti, sono di norma di difficile lettura, ma lui fa uso di segni e simboli radicati nell’arte tradizionale della sua terra. Queste opere, da un lato, raccontano al mondo la storia delle persone che abitano quella particolare area geografica che prende il nome di Afghanistan, ma dall’altro, l’artista, grazie all’utilizzo del linguaggio universale dell’arte, non lascia trasparire eccessivamente le proprie origini e anche in questo sta la particolarità di Mohsen Taasha.

Infine, nondimeno va ricordato che siamo in presenza di un artista audace e che non ha paura di rischiare; un artista schietto, innovatore e creativo. Questo suo coraggio, nella scelta sia dei soggetti, sia delle forme e del modo di raffigurarli, è un suo tratto distintivo.

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L’ultima raccolta: “Il cerchio della vita di un umano hazara”

La sua ultima collezione di opere, alcune delle quali sono ora in mostra in Italia, è intitolata “Il cerchio della vita di un umano hazara” e raffigura la condizione attuale degli hazara con un linguaggio speciale, ma semplice e di facile comprensione.12626197_10208637618154195_1174908238_n

In questa raccolta, narra il racconto degli hazara all’interno di un cerchio diviso in due parti. Quella superiore è di color celeste ed è la narrazione dei loro desideri, il sogno di avere una vita dignitosa. Come dice Mohsen in persona: “Il popolo pacifico degli hazara è sempre desideroso di avere una vita ideale da ogni punto di vista; una vita tranquilla, felice, lontana dai pregiudizi, dalla guerra e dalla violenza, equa e fraterna con tutti gli altri esseri umani del mondo, senza nessuna considerazione del colore della pelle, della razza, della lingua, della religione e di qualunque diversità. Il semicerchio inferiore, invece, colorato di nero, rappresenta l’amara realtà dell’esistenza hazara: sempre oppressi, oggetto di eccidi e crudeltà”.

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Lo stile di queste opere ricorda quello infantile e la narrazione si svolge attraverso linee semplici. L’artista, in merito alla scelta di questo tipo di tratto, afferma con semplicità e lucidità che è dovuta a due motivi: “Innanzitutto, la sincerità e l’innocenza degli hazara è come quella dei bambini, per questa ragione ho voluto rappresentarla così; in secondo luogo, in qualità di artista hazara, ho voluto raccontare la pura verità” e aggiunge: “La situazione di genocidio e cattiveria che subisce la gente è così chiara e visibile che non vi è alcun bisogno di complicazioni e inutili sottigliezze e anche un bambino la potrebbe raffigurare”.

In alcuni lavori, il semicerchio superiore o la vita ideale degli hazara, al posto del colore celeste troviamo il rosso e il riferimento è alla vita sognata, piena di tranquillità e allegria, che però si tramuta in una dura realtà, spesso macchiata di sangue.

Questa serie, finora, ha catturato l’attenzione di molti critici d’arte in Italia e ci si aspetta che anche i visitatori delle mostre possano apprezzarla.

“La pila di teste”

“La pila di teste” è una delle collezioni passate e ha come soggetto la strage compiuta da Abderrahman Khan alla fine dell’Ottocento. È stata esposta a Kabul nel 2013 e successivamente anche a Bamiyan, in Europa e America. Include alcuni quadri che mostrano le teste mozzate degli hazara uccisi dai soldati di Abderrahman Khan, caratterizzati da uno stile particolare. Ha attirato l’attenzione di molti spettatori in diversi Paesi.

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“I disastrosi crimini di sangue dei Kochi

Questa opera singola risale al 2012 e ha ricevuto un premio speciale durante un concorso a Kabul. Al contempo ha suscitato l’irritazione di alcuni funzionari del Ministero della Cultura per aver sollevato il velo di omertà che copre la storia degli hazara.

12583840_10208637618274198_1908621191_nI ritratti degli eroi della storia hazara

Mohsen Taasha ha scelto anche di dipingere i ritratti delle personalità storiche più importanti tra gli hazara, i cui nomi sono sempre censurati dai libri di testo afghani. Il suo scopo era quello di tenere in vita la storia degli hazara, che è sempre cancellata e dimenticata per motivi discriminatori.

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Le parole di Mohsen Taasha

Ora che viviamo in un mondo dove le relazioni si sono globalizzate, ci vuole una lingua che sia essa stessa mondiale. Una lingua adatta, audace, espressiva e sviluppata, che possa portare il messaggio a tutta l’umanità con semplicità, ma efficacia. Da questo punto di vista, gli artisti hazara, così pieni di energia e ambizione come Taasha, sono ambasciatori e messaggeri in tutto il globo. Hanno una pesante responsabilità e sono fortemente debitori di fronte al destino della loro gente. Gli hazara hanno più che mai estremo bisogno di questi artisti.

Detto questo, un punto ancora più importante delle opere di Mohsen Taasha si rivolge all’interno del suo Paese: Taasha vuole mandare un avviso a coloro i quali, con totale noncuranza del loro futuro, reclamano per sé il ruolo di guida di questo popolo, ma allo stesso tempo non hanno compiuto neanche il minimo sforzo per far sì che anche solo i più elementari diritti umani hazara fossero rispettati.

Questo artista con le sue varie collezioni spiega la storia nascosta e censurata della sua comunità e mette in guardia questi capi, che hanno dato sfoggio di incapacità, affinchè la storia insanguinata degli hazara non si ripeta.

In particolare, da un lato lo sterminio etnico è tuttora in corso sotto diverse forme, dall’altro la discriminazione razziale aumenta di giorno in giorno. Questa è il fulcro del discorso di Mohsen: la sua arte è al servizio del suo popolo, senza paura di niente e di nessuno.


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