Il business dell’aria pulita

di C. Alessandro Mauceri

Nel 2013 Chen Guangbiao un imprenditore cinese decisamente lungimirante, riuscì ad accumulare un discreto gruzzoletto vendendo, nelle zone più inquinate della Cina, barattoli di aria pulita prelevata in regioni meno industrializzate. Per ciascuno di essi chiedeva un prezzo enorme: 5 yuan, pari a circa 70 centesimi di euro. L’anno scorso l’artista Liang Kegang guadagnò l’equivalente di 512 sterline vendendo un bicchiere riempito con aria presa da un viaggio nel sud della Francia.

Quello della vendita di aria pulita pare sia un business in grande crescita in Cina. Tanto che anche alcuni imprenditori stranieri hanno deciso di approfittarne. Oggi, in molte zone del paese, l’aria è irrespirabile. Nelle grandi città nel nord est e sud, l’inquinamento ha raggiunto livelli paurosi, come ha confermato l’agenzia di stampa statale Xinhua. Per questo c’è chi ha deciso di vendere  ai clienti che vivono.

Per questo Vitality Air, una società canadese, ha visto i propri prodotti andare a ruba: il primo lotto di 500 “confezioni” è andato esaurito in quattro giorni. E un altro stock di migliaia di bottiglie è già pronto.“Volevamo fare qualcosa di divertente e dirompente così abbiamo deciso di vedere se potevamo vendere l’aria”. E questo nonostante il prezzo sia tutt’altro che economico: una lattina da 7,7 litri di aria frizzante presa dal Parco Nazionale di Banff sulle Montagne Rocciose viene venduta a circa 10 dollari, ovvero cinquanta volte il prezzo di una bottiglia d’acqua minerale in Cina. A volte come ha detto Harrison Wang, il rappresentate per il mercato cinese, i clienti comprano l’aria per fare regali.

Quello che gli ignari compratori cinesi non sanno è che la situazione dell’ambiente, in Canada, non è poi così rosea. Robert Powell, esperto per il Wwf, sostiene che Ottawa sta rischiando molto nel settore dei combustibili fossili. Lo shale gas è ampiamente sfruttato in Alberta sin dagli anni Settanta. Ciò ha prodotto, negli ultimi vent’anni, danni forse irreversibili e l’inquinamento di laghi e fiumi per via degli agenti chimici che, a seguito del fracking, vengono immessi nel suolo. Nel 2010 a causa dell’eccessivo sfruttamento delle sabbie bituminose nelle vicinanze del lago Alberta, da cui veniva estratto petrolio, si verificarono innumerevoli casi di pesci che avevano subito mutazioni genetiche al colore, con tumori grossi come palle da tennis e deformazioni di ogni tipo sulle pinne, sullo scheletro e sul corpo. Il governo canadese continuò a rassicurare i propri cittadini sull’impatto ambientale dell’escavazione di sabbie bituminose dicendo che “non inquinava”. Per questo, nel 2012, con il cosiddetto Canadian environmental assessment act, il governo canadese mise lo sfruttamento delle risorse ambientali al centro della crescita economica (una delle prime conseguenze furono le concessioni per trivellazioni esplorative nell’Artico). La conseguenza è che, oggi, a causa dell’inquinamento, l‘acqua dei laghi canadesi si sta trasformando in gelatina. Come ha confermato uno studio dell’Università di Cambridge pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the Royal Society B.

Un fenomeno che si aggiunge al problema legato alla deforestazione per favorire lo sfruttamento delle risorse del suolo. Nonostante diverse organizzazioni come la Fao o l’Oecd continuino a presentare la qualità dell’aria e dell’acqua in Canada molto più elevata che nel resto del mondo, molti informazioni sono nascoste, essendo legate alla bassa antropizzazione del paese. Lo dimostrano i dati relativi all’ambiente: il Canada ha un’intensità energetica del 27% maggiore di quella della Cina, più del doppio delle emissioni pro capite e il 15% in più degli Stati Uniti. Pur avendo meno dello 0.04% della popolazione mondiale, il Canada oggi è responsabile di quasi il 2 per cento delle emissioni globali.

Peccato che questo, agli ignari cinesi che comprano le bottiglie d’aria provenienti dal Canada convinti di respirare finalmente una boccata d’aria pura, nessuno abbia pensato di dirlo.


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