Noi, popolo del Biafra sotto la tirannia nigeriana

di Anderline Nkiruka Amamgbo, delegata IPOB

È chiaro al tutto il mondo che il presidente Muhammadu Buhari e la sua Nigeria odino a morte la gente del Biafra, è per questo che ogni volta che il popolo del Biafra organizza una protesta pacifica, senza armi (perché non siamo violenti), come quella dello scorso 18 gennaio, Buhari dà ordine immediato alla polizia e all’esercito di iniziare il tiro a segno per ucciderci. Nonostante le nostre proteste siano sempre pacate e, lo ripeto, noi non usiamo mai le armi perché non non siamo violenti e non vogliamo diventarlo.

L’IPOB (Indigenous people of Biafra) rappresenta gli indigeni del Biafra. Il suo leader è il principe Nnamdi Kanu (il figlio maggiore dell’omonima famiglia reale), un cittadino britannico con doppia nazionalità che è stato arrestato dal DSS (il dipartimento di stato nigeriano) e da Buhari ed è detenuto da più di tre mesi ormai, nonostante fosse stata concordata una cauzione e le condizioni fossero state soddisfatte.

nnamdi-kanuDurante questo lungo periodo, quattro giudici hanno ordinato l’immediato e incondizionato rilascio di Nnamdi Kanu, dal momento che le accuse di terrorismo sono senza logica, false e infondate. Eppure la corrotta presidenza di Buhari non ha rispettato i quattro giudizi dei quattro giudici! I biafrani e Nnamdi Kanu si battono per la libertà, vogliono ripristinare la nazione del Biafra basandosi sul diritto universale di autodeterminazione previsto dalle Nazioni Unite. Noi non siamo nigeriani, siamo biafrani. Il mondo deve sentire la nostra voce e venire in nostro soccorso, prima che si ripeta una nuova guerra del Biafra dopo quella tra il 1967 e il 1970.

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L’OEAS (Organization of Emerging African States, ndr) si è ufficialmente schierata in difesa del Biafra e dell’IPOB, chiedendo ai rappresentanti dell’Unione europea e delle Nazioni Unite di permettere che si tenga un referendum per l’indipendenza dello stato del Biafra entro novanta giorni. Il prossimo 28 gennaio ci sarà una mega protesta internazionale della diaspora biafrana davanti agli uffici dell’Unione Europea, a Bruxelles.

L’Unione europea ha risposto alla richiesta di referendum dell’OEAS dicendo che l’autodeterminazione e le variazioni delle frontiere devono essere conformi alle norme del diritto internazionale. L’OEAS ha così chiesto che il referendum per l’indipendenza e l’autonomia del Biafra venga riconosciuto a livello internazionale per l’indipendenza del Biafra e la sua autonomia.

L’Unione europea ha inoltre detto che il riconoscimento non dovrà passare per la secessione armata. Da anni l’IPOB e i biafrani rispettano la legge protestando pacificamente e senza armi. Non abbiamo mai ucciso nessuno o danneggiato qualsiasi proprietà. Nonostante ciò, il presidente Buhari continua ad
ucciderci senza ragione. Buhari e DSS nigeriano hanno abusato e gravemente violato i diritti umani dei biafrani e del leader dell’IPOB Nnamdi Kanu, che è stato e continua ad essere torturato fisicamente e psicologicamente. E’ stato picchiato, costretto con la forza a bere e mangiare e a dormire per terra senza materasso e coperte.

Il signor Kanu è stato gravemente malnutrito e si è ammalato. Che cosa abbiamo fatto per meritare tutto questo? È un crimine lottare per la nostra indipendenza e per la libertà? È un peccato voler garantire un futuro migliore ai nostri figli nella nostra nazione, il Biafra? Il mondo deve ascoltare la nostra voce e venire in nostro soccorso. Vogliamo l’immediato e incondizionato rilascio del nostro leader, il principe Nnamdi Kanu, prigioniero di coscienza e innocente.

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Secondo l’IPOB Mazi Nnamdi Kanu è stato rapito illegalmente a Lagos il 14 ottobre 2015 da agenti del DSS e processato il 19 ottobre da una corte di Abuja. Il DSS ha ottenuto che il processo venisse spostato in un alto tribunale di Abuja in modo da detenere Mazi Nnamdi Kanu per 90 giorni durante le indagini sul suo terrorismo. In entrambi i processi i giudici si sono pronunciati per un suo rilascio incondizionato. Il DSS ha totalmente ignorato le ordinanze del tribunale. Dal 20 gennaio la difesa di Kanu è portata avanti da un nuovo team legale, che ha ottenuto dal presidente dell’Alta corte federale, Maitama-Abuja, il trasferimento del detenuto alla prigione di Kuje, dove potrà vedere la famiglia, gli avvocati ed essere visitato dai medici. Il 25 gennaio ci sarà una nuova udienza.


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