L’America liberal di Bernie Sanders

di Anthony J. Gaughan – professore associato, Drake University

Bernie Sanders non sarà il candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti.
Le flebili probabilità di vittoria sono terminate quando Hillary Clinton ha ottenuto vittorie convincenti nella tornata chiave del 15 marzo. La Clinton ha concluso con un vantaggio insormontabile di più di 700 delegati, una distanza notevole.

Imperterrito e indomito, Sanders promette di rimanere in corsa. Per una buona ragione. Senza dubbio vincerà in più stati nelle prossime settimane. Ma non sarà in grado di raggiungere la Clinton. A meno che il Dipartimento di Giustizia la incolpi per lo scandalo delle mail del Dipartimento di Stato – il che sembra altamente improbabile – sarà lei il candidato democratico alla presidenza nel 2016. Tuttavia, Sanders ha avuto un enorme impatto sulla corsa. La sua campagna ha cambiato radicalmente il partito democratico spostandolo verso sinistra.

La parola ‘liberal’ non è più off-limits

La parola “liberal” era diventata tossica nelle politiche presidenziali. Negli anni ’70 e ’80, i candidati presidenziali repubblicani hanno surclassato gli avversari sostenendo che le politiche liberali avessero portato a imposte elevate, l’aumento dei tassi di criminalità e l’indebolimento dell’esercito.

Ciò aveva avuto un profondo impatto sul Partito democratico. Dopo le sconfitte distruttive che i liberal democratici hanno subito nel 1972 e nel 1984, i democratici hanno trovato un modo per uscire dal deserto politico nazionale attraverso lo spostamento verso il centro.

Nessun democratico ha imparato l’arte della politica centrista meglio di Bill Clinton. Alla moda, scaltro e abile, si posiziona nel 1990 come un politico pro-business, un moderato law and order. Lo spostamento di Clinton verso il centro ha funzionato in maniera fenomenale, tanto da diventare il primo presidente democratico per due mandati dai tempi di Franklin Roosevelt.

Anche se i liberal hanno continuato a dominare in stati blu come California e New York, i centristi controllavano il partito a livello nazionale. Il modello centrista ha dimostrato un tale successo che i democratici hanno vinto il voto popolare in cinque delle ultime sei elezioni presidenziali.

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Barack Obama personifica l’enfasi dell’establishment democratico sulla politica centrista. Recentemente, nel mese scorso, il presidente Obama ha dichiarato che non era un “folle liberal a favore del governo totale”.

Ma è proprio per questo successo che la campagna 2016 di Sanders è così degna di nota. Sanders abbraccia la parola “liberal” con più orgoglio e entusiasmo di qualsiasi democratico dai tempi di Walter Mondale, nel 1984. Sotto la bandiera del “socialismo democratico”, Sanders ha puntato su una piattaforma che prevede una medicina socializzata, aumento delle tasse, protezionismo commerciale, regolamentazione di Wall Street e università gratuite.

Ha lavorato per ottenere notevoli risultati. Sanders ha vinto in nove stati e arrivato a ridosso della Clinton in molti altri. Dal 1980 nessun altro candidato liberal aveva ottenuto tali risultati nelle primarie democratiche. Il fatto che un socialista dichiarato abbia dato a Hillary Clinton così filo da torcere la dice lunga. Per la prima volta da decenni, i liberal sono una forza da non sottovalutare.

Una campagna più liberal della Clinton

Sanders ha fatto qualcosa di molto più grande del rendere la parola “liberal” accettabile nella politica nazionale. Numero dopo numero, ha spostato l’intero centro politico del Partito democratico verso sinistra. Basta guardare la campagna di Hillary Clinton per comprendere questo spostamento verso sinistra.

La Clinton prevedeva di utilizzare lo stesso copione centrista usufruito da suo marito nel 1990. In effetti, questo è probabilmente il motivo per cui pensava di poter farla franca dando discorsi retribuiti alle società di Wall Street. Dopo un quarto di secolo di centristi che dominano le politiche presidenziali, la sfida liberal non faceva più paura.

Ma le vittorie di Sanders hanno costretto la Clinton a invertire la rotta. Che ora sostiene posizioni ben più a sinistra dei democratici centristi. Ad esempio, ha promosso nuovi regolamenti per le banche di Wall Street, una nuova attenzione sulla riduzione delle disuguaglianze di reddito, la fine delle politiche di incarcerazioni di massa – iniziate dal marito due decenni fa – e nuove tasse sui ricchi.

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Da qualsiasi punto di vista, la Clinton sta portando avanti una campagna ben diversa da quella che suo marito ha fatto 20 anni fa. E la ragione è Bernie Sanders.

Un futuro luminoso per i democratici liberal

L’inaspettato successo della campagna Sanders rende evidente che il futuro del Partito democratico sia nel centrosinistra. La forza trainante dietro la rinascita liberal sono i “millennials”, la generazione di americani nati negli anni ’80 e ’90.

Nello Iowa, Sanders ha conquistato i giovani elettori ottenendo uno stupefacente margine di 70 punti sulla Clinton. Allo stesso modo, ha vinto con l’83 per cento degli elettori under 30 nel New Hampshire e con l’81 per cento dei giovani elettori in Michigan.

Sanders non ha ottenuto il sostegno dei giovani democratici perché guarda e si comporta come loro. Si tratta di un socialista 74enne del Vermont con una predisposizione all’ira e un forte accento di Brooklyn.

Sanders ha conquistato i giovani elettori sostenendo che il governo può svolgere un ruolo positivo nella vita degli americani. Il successo di Sanders con i millennials non è nato per caso. Le indagini nazionali indicano che millennials sono la generazione più liberal degli ultimi anni. Per esempio, la maggior parte dei millennials supporta la nazionalizzazione dell’assicurazione sanitaria, l’ampliamento dei servizi sociali e un maggiore intervento del governo nell’economia.

Alla fine dei giochi, semplicemente non ci sono stati abbastanza giovani elettori per permettere a Sanders di andare oltre il suo errore fatale: l’incapacità di connettersi con gli elettori afroamericani e latini, che sostengono la Clinton.

Ma le linee ideologiche di tendenza sono chiare. Un recente studio del Pew ha rilevato che la percentuale degli elettori democratici che si definiscono liberal è cresciuta dal 27 per cento nel 2000 al 41 per cento nel 2015. I numeri continuano a crescere. In molti degli stati quest’anno coinvolti dalle primarie, i liberal hanno costituito oltre il 50 per cento degli elettori democratici. Dagli anni 2020, i liberal probabilmente costituiranno la maggioranza di tutto il partito. In breve, Sanders può aver perso la battaglia, ma i suoi sostenitori alla fine vincere la guerra.

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Sanders segretario?

Con il tossico e volatile Donald Trump verso la nomination repubblicana, Clinton è la chiara favorita per vincere la presidenza.

Se Clinton effettivamente prevarrà nel mese di novembre, come la storia recente suggerisce, Sanders potrebbe finire nel suo gabinetto. Otto anni fa, dopo una violenta campagna per le primarie contro Clinton, Barack Obama l’ha nominata Segretario di Stato.

Clinton sarebbe saggia qualora mostrasse una magnanimità simile verso Sanders. La carica di Segretario del Lavoro sarebbe una scelta naturale per Sanders, che ha concentrato la sua campagna presidenziale sulle difficoltà economiche della classe operaia.

Qualunque sia il futuro per Sanders, una cosa è chiara: ha cambiato il Partito democratico e molto probabilmente la direzione del Paese.


Su gentile concessione di:
theconversation

 


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