Andreja Restek, fotoreporter di guerra: “Smetterò quando non avrò più paura”

A Palazzo Madama di Torino lo scorso 7 ottobre è stata inaugurata la mostra In Prima linea. Donne fotoreporter in luoghi di guerra, nata da un’idea di Andreja Restek, fotoreporter di origine croata, ma torinese d’adozione.

Condividere le esperienze con le persone vicine e lontane porta ad un arrochimento reciproco. È proprio questa era la convinzione che un anno fa ha fatto nascere l’idea di questa mostra – riunire le donne fotoreporter di tutto il mondo e condividere le loro esperienze con il pubblico. Ma come si organizza una fotoreporter prima di partire? Quanto coraggio ci vuole per decidere di andare e documentare nelle zone colpite dei conflitti o delle guerre? Ce lo racconta l’ideatrice e curatrice della mostra, Andreja Restek.

La fotografia vale più di mille parole. Ma riesce a descrivere quello che ha visto in Siria?

Negli ultimi quattro anni ho seguito la guerra in Siria. Ma nel frattempo sono stata anche in Crimea, Ucraina, Sierra Leone. Eppure la guerra in Siria mi è rimasta particolarmente dentro. È una situazione che in questi quattro anni è andata peggiorando. All’inizio si poteva incontrare solo il Free Syrian Army, poi i gruppi terroristici si sono rafforzati. Il prezzo più grande lo sta pagando la popolazione, come in ogni guerra purtroppo.

Lei è fondatrice dell’onlus L’ambulanza dal cuore forte (ADFC), nata nel 2013 per portare aiuti umanitari e soccorsi nelle zone colpite dalla guerra. Come è nata l’idea di questo progetto?

Il progetto è nato dopo la mia prima visita in Siria, nel 2012. Quando non ero in prima linea passavo molto tempo in uno degli ospedali, dove ho conosciuto un medico e i suoi figli che dopo ogni bombardamento si dedicavano a rimuovere il sangue. Per pulire usavano lo spruzzino che noi usiamo per le piante. Non avevano proprio nient’altro. Un giorno ho visto il medico piangere perché gli era caduto lo stetoscopio a terra. Quella scena mi ha spezzato il cuore. Quando sono tornata in Italia, ho detto alle mie colleghe giornaliste di Torino che avrei voluto fare qualcosa per aiutare la popolazione siriana. E allora abbiamo trovata un ambulanza, l’abbiamo riempita di medicine e l’abbiamo portata ad Aleppo. L’iniziativa ha avuto molto successo e nel frattempo ci siamo costituite in un’associazione senza fini di lucro. Purtroppo l’ospedale è stato bombardato e il medico e i suoi figli sono morti.

Lei è di origine croata, la guerra l’ha conosciuta da vicino. 

Noi spesso dimentichiamo quello che ci è successo. La memoria è così breve. Dimentichiamo per difenderci, vogliamo cancellare le cose brutte. Noi croati, così come gli amici in Serbia, vogliamo dimenticare la guerra di 20 anni fa. Ma purtroppo sono cose che non si dimenticano mai.

L’anno scorso ha anche seguito la rotta balcanica. Che sensazione prova vedendo tutta questa gente in fuga dalle guerre e dalla povertà?

Tra i rifugiati che scappavano attraversando i Balcani, c’era tanta gente “normale”. Ovviamente era presente anche qualche criminale, ma la maggior parte era formata da persone che hanno lasciato la propria casa cercando una vita migliore. Secondo me l’Europa si è persa in questa grande emergenza, dove avrebbe potuto dimostrare di essere unita.

Cosa mette nella sua borsa prima di partire?

Porto con me due machine fotografiche, le medicine e il nastro che usano gli idraulici nel caso si rompesse qualcosa. Porto anche il computer e il taccuino, perché prendo appunti. Il foulard è obbligatorio, così come la maglietta con le maniche lunghe. E porto tante torce che poi regalo.

Qual’è il suo rapporto con la paura?

La paura è sempre con me. Se un giorno mi lasciasse mi fermerò, perché in quel caso rischierei troppo la vita.


Profilo dell'autore

Tatjana Đorđević Simic

Tatjana Đorđević Simic
Corrispondente dall'Italia per vari media della Serbia degli altri paesi dell'ex Jugoslavia, vive in Italia dal 2006 e da allora ha collaborato con molte riviste di geopolitica italiane e internazionali. Attualmente scrive per Al Jazeera Balkans e per la versione in serbo della BBC. È membro dell'International Federation of Journalist e dal marzo 2020 è il Consigliere Delegato dell'Associazione Stampa Estera Milano

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