La doppia tragedia dei cristiani rifugiati in Germania

Dopo aver lasciato il proprio paese perché minacciati da forze estremiste, ed aver rischiato la vita per raggiungere l’Europa, centinaia di rifugiati in Germania continuano a vivere il giogo della discriminazione.

A lanciare l’allarme è Open Doors, che da decenni sensibilizza l’opinione pubblica sui cristiani perseguitati (attualmente monitora oltre 45 paesi la cui libertà religiosa è considerata a rischio). L’Ong ha fatto luce sulla delicata situazione tedesca nel rapporto “La mancanza di protezione per le minoranze religiose in Germania”, elaborato insieme ad AVC (Action on behalf of Persecuted Christians and the Needy), EMG (European Mission Society) e ZOCD (Central Council of Oriental Christians in Germany). L’indagine è stata presentata il 17 ottobre in una conferenza stampa a Berlino.

“Interpretare il rapporto come una denuncia generale contro i musulmani è da irresponsabili” – Markus Rode, direttore di Open Doors in Germania

Le interviste per l’indagine fra centinaia di rifugiati sono state condotte a livello nazionale tra maggio e settembre. Durante questo periodo sono state documentate 512 aggressioni ai rifugiati cristiani e 10 ai rifugiati yazidi. Avendo già pubblicato un primo rapporto con 231 aggressioni documentate nel mese di maggio, le Ong invitano nuovamente il governo e le autorità competenti a garantire l’effettiva protezione dei rifugiati cristiani e delle altre minoranze religiose.

Molti dei rifugiati intervistati, fuggiti in Germania a causa della persecuzione jihadista, stanno vivendo lo stesso tipo di pressioni nei campi profughi in Germania. Un rifugiato dall’Iran che ha partecipato al sondaggio ha trovato le seguenti parole scritte sul muro nel suo alloggio di accoglienza: ‘È giunto il momento di tagliare le teste di tutti i cristiani!‘.

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Dopo aver pubblicato la prima indagine a maggio, le organizzazioni sopra menzionate avevano dichiarato di aver scoperto solo la ‘punta dell’iceberg‘. L’elevato numero di incidenti documentati di recente indica un problema a livello nazionale, ma anche i 743 casi di rifugiati cristiani colpiti sono molto probabilmente solo una parte del numero reale.

Dei 743 rifugiati colpiti 617 (l’83%) dichiarano di aver subito molteplici aggressioni, 314 (il 42%) minacce di morte, 416 (il 56%) violente aggressioni, 44 (il 6%) aggressioni sessuali. Il 91% (674) delle aggressioni sono state commesse da altri rifugiati musulmani, il 28% (205) da guardie musulmane e il 34% (254) da altri.

In una struttura di prima accoglienza per rifugiati, 32 cristiani sono stati disposti a denunciare le aggressioni e le minacce di morte contro di loro, dopo che le autorità regionali e i responsabili delle attrezzature hanno creato un ambiente sicuro. Dopo l’ennesimo incidente che ha coinvolto la polizia, i rifugiati cristiani sono stati alloggiati separatamente. Altri agenti di sicurezza e interpreti cristiani sono stati assegnati a loro.

Appello al governo tedesco e avvertimento sulla ‘strumentalizzazione’ del sondaggio

Questa nuova ed estesa indagine fornisce una solida base per i politici e i dirigenti della Chiesa per introdurre urgenti misure di sicurezza, al fine di far rispettare i diritti umani e stabilire le norme di alloggio e le procedure standard delle direttive comunitarie in materia di accoglienza dei richiedenti asilo, incluse le minoranze religiose.

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Markus Rode, direttore di Open Doors in Germania, afferma: “Chiunque abusi dei risultati di questa nuova indagine per scopi politici o per proprio vantaggio, e chiunque cerchi di interpretare il sondaggio come una denuncia generale contro i musulmani, agisce politicamente e socialmente in modo irresponsabile. La nostra storia ci insegna a non ignorare mai più l’oppressione e la discriminazione delle minoranze a favore degli aggressori. Pertanto chiediamo alla Cancelliera tedesca di impegnarsi personalmente in questa materia, piuttosto che lasciare il caso agli stati federali”.

Le richieste delle organizzazioni che cooperano con il governo, così come le analisi dettagliate, sono disponibili per il download insieme con il report dell’indagine cliccando QUI.


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