Romania, la notte della politica è l’alba della democrazia

DI NICU BUCULEI

A

lle elezioni parlamentari, nel dicembre scorso, la Romania ha avuto il suo momento “Brexit”. Oppure, se preferite, chiamatelo “momento Trump”. O addirittura peggio. Il Partito Social Democratico (PSD), profondamente radicato nel vecchio regime comunista, alleato del suo satellite ALDE, ha ottenuto una vittoria con largo margine, divulgando un programma politico populista e irrealistico. Tuttavia, la questione in oggetto non ruota intorno al populismo o alle politiche economiche, ma piuttosto alle questioni penali del partito.

Molti dei loro rappresentanti di spicco hanno problemi legali: alcuni sono sotto indagine per reati di corruzione e verso altri sono state indette cause, ancora in corso, per gli stessi motivi.

Il problema raggiunge la cima stessa del partito: Liviu Dragnea, presidente del PSD, è stato riconosciuto colpevole di frode elettorale ed è stato quindi condannato a due anni di reclusione, con sospensione del mandato. In un’altra causa è processato per corruzione e la sentenza è prevista per quest’anno. Se riconosciuto colpevole, dovrà scontare anche la pena della causa precedente. D’altra parte, Calin Popescu Tariceanu è sotto processo per falsa testimonianza e complicità in un altro caso di corruzione. Ma, nonostante queste cause penali, la loro alleanza ha vinto le elezioni ed ora sono presidenti, rispettivamente, della Camera dei Deputati e del Senato. Inoltre, hanno allestito quello che il popolo considera un governo marionetta (a causa della sentenza, la carica di Primo Minstro non poteva essere ricoperta da Dragnea stesso) minacciando il presidente di impeachment.

Non appena il governo è salito al potere, la priorità è diventata depenalizzare le leggi anti-corruzione e concedere un condono della pena ai membri del partito con grane legali.

Uno dei beneficiari maggiori sarebbe stato Liviu Dragnea, che avrebbe visto scomparire il processo indetto contro di lui. Gli altri beneficiari sarebbero stati un gran numero di membri del Parlamento eletti recentemente. Come si può notare, in Romania la corruzione è endemica.

Assistendo a ciò e non avendo altri mezzi di ricorso (i poteri del presidente sono limitati), il popolo ha deciso di scendere in strada a manifestare, per difendere la giustizia e la democrazia, con un seguito di decine di migliaia di persone per l’intera nazione. Nonostante le proteste su larga scala, il governo ha approvato la depenalizzazione della corruzione facendola passare come Ordinanza d’Emergenza del Governo. Tutto ha avuto luogo durante un incontro inaspettato in tarda notte, con la più totale mancanza di trasparenza e senza un reale dibattito pubblico sulla questione.

La risposta a tali azioni non si è fatta attendere e, il giorno seguente, nella protesta più grande che la Romania abbia mai visto dal regime comunista, più di 300,000 persone hanno protestato in tutta la nazione, 150,000 solo a Bucharest. Le richieste principali erano: abolire l’Ordinanza di Emergenza, le dimissioni del governo, indipendenza giudiziaria ed efficacia.

Malgrado il freddo inverno, le proteste sono continuate per circa una settimana, a Bucarest e per tutto il paese. I rumeni all’estero si sono uniti al movimento in svariate città europee. Appartengono a diverse categorie, ma la maggior parte è giovane, istruita ed ha solitamente dei buoni lavori.

Dai segnali mostrati, sembrano anche aver avuto molta creatività e senso dell’umorismo, e hanno coordinato le loro azioni utilizzando principalmente i social media.

La risposta del governo? Questo è solo un gruppo di persone non soddisfatte dai risultati delle elezioni e cercano di ribaltarle.

In realtà la società rumena è profondamente spaccata, c’è una generazione più giovane che desidera una nazione moderna, ed una più conservativa di persone più anziane, spesso dipendenti dai soldi pubblici. Noterete spesso questo conflitto anche all’interno di alcune famiglie, quando i membri più giovani ed i loro genitori hanno visioni completamente differenti. Esiste inoltre una frattura tra le persone nelle grandi città e nelle aree rurali. Da non dimenticare sono i media, piene di notizie false e manipolate, in cui purtroppo, molte persone ripongono la loro cieca fiducia.

Sabato sera il governo ha annunciato che “ritirerà” il decreto, dichiarando che il modo effettivo verrà deciso nella giornata di domenica. Stiamo a vedere cosa accadrà.

[Traduzione dall’inglese a cura di Edoardo Dezi]


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BY NICU BUCULEI

A t the parliamentary elections in December 2016 Romania had its own “Brexit” moment. Or, if you want, call it a “Trump moment”. Or worse. The Social Democratic Party (PSD), with deep roots in the old communist regime, in alliance with its satellite ALDE won by a large margin the elections with a populist but unrealistic platform. Still, the problem with them is not about populism or economics, it is a penal one.

Many of their top representatives have issues with the law: some of their top members are under prosecution for various corruption issues, some other even have ongoing corruption lawsuit against them.

The problem goes to the very top: Liviu Dragnea, president of PSD, was found guilty of elections fraud  and sentenced to two years in prison with suspension. In a different case he is tried for corruption, with the final sentence expected later this year. Found guilty, the sentence in the first case will be activated too.

On the other hand, Calin Popescu Tariceanu is also tried for perjury and complicity in another corruption case. Still, despite those ongoing lawsuits, their alliance won the elections and the two are now the president of the Deputy Chamber and respectively Senate.

They also forced a what people see as a marionette government (due to the existing sentence, Dragnea was unable to be a Prime Minister himself) by threatening the president with impeachment. Immediately after the government came into power, their first priority became changing the Penal Code to de-criminalize various corruption acts and a massive pardon.

One of the main beneficiaries of this would have been Liviu Dragnea, who would have seen the active trial against him vanish. Other beneficiaries would have been a large number of recently elected Parliament members. As one can see, corruption is endemic in Romania. When people saw this and having no other recourse (the powers of the President are limited), they took it to the streets, to defend justice and democracy, with tens of thousands of people demonstrating across the entire country.

Despite the widespread protests, the government passed the corruption decriminalization as a Government Emergency Ordinance in an unexpected meeting, late in the night, with total lack of transparency and no real public debate on the issue.

This was answered the next day with the largest popular protest in the post-communist Romania: over 300,000 people demonstrated in the entire country, with over 150.000 in Bucharest only.

The main requests of the demonstration were: abolish the Emergency Ordinance, government resignation and justice independence and effectiveness. Despite the cold winter, the protests have continued every night in Bucharest and in the entire Country. Romanians abroad have joined the movement in several European cities. They are all kind of people, but the majority is young, educated and have usually good jobs.

Judging by the signs displayed, they also have plenty of creativity and a good sense of humor and coordinate their actions mainly using social media.

The government position: this is a bunch of people unhappy with the election results, trying to turn it over.

Actually the Romanian society is deeply split, there is a younger generation wanting a modern country and a conservative older one, often dependent on public money. You’ll often see this conflict even inside families, when younger people and their parents have totally different views.

There is also a similar split between people in big cities and people from rural areas. Worth mentioning is the media, full of fake news and manipulation, but blindly trusted by so many.

Indeed, yesterday night the government announced they will “somehow” withdraw the decree, in a form which is to be decided today. It is to be seen if this will happen.


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