Aleksandar Zograf, il fumettista serbo tra sogno e giornalismo

Aleksandar Zograf, pseudonimo di Saša Rakezić, è giornalista ma soprattutto uno tra i più celebri fumettisti serbi. È autore di numerosi lavori pubblicati in tutto il mondo, i più famosi dei quali sono Life Under Sanctions, Psychonaut, Dream Watcher e Bulletins from Serbia. In Italia si è affermato con Lettere dalla Serbia, cronaca quotidiana dei bombardamenti della NATO nel 1991, e Saluti dalla Serbia nel 2001.


L’importanza che negli ultimi anni hanno assunto fumetto e graphic journalism nel racconto della realtà è evidente. I fumettisti sono sempre più attenti ai cambiamenti sociali e ai problemi etici. C’è un cambio di ruoli tra giornalisti e fumettisti?

Grazie alle mie storie del periodo del conflitto nei paesi dell’ex-Yugoslavia e durante il bombardamento della Serbia nel ’99, insieme a Joe Sacco mi considerano il padre del “graphic journalism”. In quel periodo ho cominciato a disegnare la realtà del mio paese, della mia città, del mio quartiere e ho smesso di disegnare i fumetti ispirati ai sogni che facevo. Ma anche quando parlavo delle circostanze reali attorno a me, ho continuato in qualche modo a infilare i sogni nelle mie storie.
Credo che il fumetto moderno possa trattare i diversi aspetti del mondo in cui viviamo. A volte si avvicina al giornalismo, a volte alla letteratura ma è molto importante che dai tempi di Tom e Gerry – diciamo – si sia allargata lo spettro degli interessi.

Lei è famoso come fumettista, ma anche come giornalista. A parte il giornalismo, cos’altro influenza la sua espressione artistica?

Il giornalismo è un’ottima opportunità di interagire con gli altri, invece di essere introspettivi, come richiede l’attività artistica. Nei prossimi mesi in Serbia dovrebbe uscire il libro della rock band Luna dagli anni ’80. Lo abbiamo scritto io e altri due autori, Predrag Popović e Goran Tarlać. Uno dei membri della band oggi vive in un posto meraviglioso che si chiama Alberobello, in Italia, e per fare l’intervista lo abbiamo visitato. La new wave era un periodo molto divertente in tutta Europa e anche in Yugoslavia. Sembrava che il mondo fosse in una condizione di cambiamento profondo, che rifletteva nella musica non commerciale.

Negli ultimi anni, la mia passione è diventata l’archeologia. È lì che trovo l’energia, sopratutto se si tratta dell’archeologia preistorica. Ci sono un sacco di reperti che si possono trovare anche in superficie, se si sa dove guardare e cosa cercare. A volte si trovano anche nel centro delle città. Quando trovo alcuni di questi elementi, li guardo, li studio e li ammiro. Chi avrebbe mai potuto immaginare che alla mia età si potesse scoprire un campo capace di arricchirmi così tanto?

Quanto era importante il fumetto in Yugoslavia, e quanto è importante oggi nei paesi indipendenti dell’ex repubblica? In particolare, quale ruolo ha il fumetto nella società serba? Esistono altri autori interessanti?

Negli anni ’30 a Belgrado esisteva un gruppo di autori molto attivo. Il fumetto era popolare e alcune serie uscivano addirittura tre volte alla settimana. Questo fatto non è molto noto oggi in Europa, anche se molti fumetti di autori serbi anonimi venivano pubblicati in molti paesi prima e durante la guerra, per esempio in Francia, Belgio, Argentina e – dopo la guerra – anche in Italia.

In Yugoslavia, il fumetto era guardato con grande sospetto, ma dagli anni ’50 in poi ha guadagnato una grande popolarità. Oggi, oltre agli autori famosi, ci sono anche fumettisti i cui lavori si basano su una loro visione personale. Ricorderei il fumettista serbo Wostok, veterano della scena artistica underground. I suoi sono fumetti cupi, ma anche pieni dell’umorismo nero tipico dei Balcani. Un altro giovane fumettista serbo molto interessante è Boris Stani, che finora ha disegnato due storie che parlano del nonno.

Lei pubblica sul settimanale serbo “Vreme”, ma anche su molti giornali e riviste internazionali in Italia, Francia, Stati Uniti e in altri paesi. In Italia collabora col settimanale Internazionale e col portale Osservatorio Balcani Caucaso. Pensa che il tema dei Balcani, che si trova nella maggior parte dei suoi lavori, sia in qualche modo universale?

Sì, se tratti un argomento in un modo sincero, allora diventerà comprensibile a tutti e ovunque. In generale, pur nella diversità, nel corso della loro vita gli esseri umani passano attraverso situazioni simili. Il mio interesse era anche quello di essere parte della scena internazionale. All’epoca, quando ho cominciato a fare questo lavoro, Internet non esisteva e per comunicare con le persone dall’estero usavo sopratutto la corrispondenza postale. Inoltre, amo viaggiare e ogni mio viaggio è anche una ricerca, come parte del mio lavoro.

Cosa pensa dei fumettisti italiani. Secondo lei, esiste un collegamento tra gli autori italiani e gli autori dal suo paese?

Il fumetto italiano è uno dei più interessanti in Europa. In ogni momento, ci sono sempre autori nuovi, giovani. In ex-Yugoslavia esisteva un grande interesse per il fumetto italiano. Per esempio, lo storico fumetto Virus di Federico Pedrocchi veniva pubblicato sulle riviste belgradesi. Ma il fenomeno assoluto è Alan Ford, che in Yugoslavia è diventato una specie di legenda. Aveva qualcosa che ha fatto letteralmente impazzire i nostri lettori.

Qualche anno fa, su proposta di un’organizzazione governativa tedesca che coordina la preparazione delle istituzioni pubbliche serbe all’adesione all’Unione Europea, il mio amico Lazar Džamić ha scritto un libro sul “fenomeno Alan Ford”. Oggi quel libro ha raggiunto la quinta edizione ed è anche stato tradotto in inglese. Il suo scopo era quello di aiutare i diplomatici e gli uomini d’affari a capire la mentalità del popolo serbo. Sembra un po’ strano che un fumetto italiano possa spiegare la natura dell’uomo dei Balcani, ma è cosi.

Il fumetto di Zerocalcare Kobane Calling racconta l’assedio della città al confine turco-siriano. La critica dei conflitti e delle guerre è sempre più presente nei fumetti. Non pensa che il fumetto sia diventato prevalentemente un mezzo d’informazione?

Il fumetto è un mezzo dinamico che cambia col tempo, adattandosi ai diversi media e ai formati multimediali. Possiamo quindi avere un autore di sensibilità moderna come Zerocalcare che crea un fumetto drammatico su un conflitto militare. Anche se la circolazione del fumetto è in declino, credo che la scena fumettistica si adatterà alle nuove condizioni. Nello stesso momento dobbiamo avere presente che ogni tipo di produzione culturale vive dei periodi di alti e bassi.

Cosa pensa dei fumetti e degli autori dal Medio Oriente?
Penso che il fumetto moderno si stia difendendo molto bene in tutto il mondo. Non molto tempo fa sono stato in Libano, dove esiste una scena incredibile di giovani autori e per la rivista Vreme ho preparato una piccola pubblicazione con le traduzione dei loro fumetti. Ma devo dire che questo processo per far conoscere al pubblico europeo e americano gli autori provenienti dai paesi “esotici” è lento e anche difficoltoso.
All’inizio di questo anno a Belgrado le è stata dedicata una mostra personale, in occasione della quale è stata presentata la raccolta di fumetti L’oro sulla luna. Come è nata questa raccolta?

Sono i fumetti pubblicati sul settimanale “Vreme”, per cui a oggi ho disegnato circa 900 pagine. Il titolo è tratto da una delle storie, ispirata dal racconto di una bambina di Belgrado scritto negli anni ’50. Parla del viaggio di quella bambina e della la sua maestra sulla Luna, dove erano andate per trovare l’oro e riportarlo nella Yugoslavia. La storia simboleggia lo spirito positivo della nuova società iugoslava del dopoguerra guerra ma riflette anche sull’entusiasmo del programma spaziale attorno che vedeva gareggiare sovietici e americani. La Luna era l’obiettivo da raggiungere in un futuro molto vicino.

Ha vinto molti premi e riconoscimenti. Qual è il suo preferito?

Forse quello che ho vinto presso il salone dei fumetti Lucca, nel 1998. In quel periodo, il traffico aereo era chiuso sopra il territorio della Serbia e avrei dovuto prendere il treno per arrivare prima in Montenegro e da lì in nave a Bari, quindi in treno fino a Lucca. Ricordo bene che fu un lungo viaggio e anche l’inizio delle mie pubblicazioni in Italia. Quel premio vuol dire molto per me.

Il suo prossimo progetto?
Ci sono tante cose nella mia agenda. In questi giorni dovrebbe uscire la prima edizione dei miei fumetti in giapponese. Inoltre, il 10 dicembre sono stato a Brescia per la presentazione del nuovo disco della band Jet Set Roger del quale ho fatto la copertina e il fumetto che parla del viaggio sul fiume Po dello scrittore americano Howard Phillips Lovecraft. Il questi giorni sono in Friuli per incontrare i musicisti che hanno creato la colonna sonora per i disegni ispirati ai miei sogni ipnagogici, quella strana condizione tra il sonno e a veglia. In passato ho collaborato anche con la band Arbe Garbe e durante i loro concerti facevo disegni proiettati su un grande schermo. Mi piace collaborare con altri artisti attivi nei diversi campi e provenienti dai diversi paesi.

http://www.aleksandarzograf.com/


Profilo dell'autore

Tatjana Đorđević Simic

Tatjana Đorđević Simic
Corrispondente dall'Italia per vari media della Serbia degli altri paesi dell'ex Jugoslavia, vive in Italia dal 2006 e da allora ha collaborato con molte riviste di geopolitica italiane e internazionali. Attualmente scrive per Al Jazeera Balkans e per la versione in serbo della BBC. È membro dell'International Federation of Journalist e dal marzo 2020 è il Consigliere Delegato dell'Associazione Stampa Estera Milano

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