“Click”, i figli del Kerala si raccontano con la fotografia

La fotografia come strumento di crescita e di relazione per ragazzi svantaggiati. Una straordinaria esperienza che ha coinvolto i ragazzi delle case famiglie della Onlus Namaste nel sud del Kerala, in India, tutti di famiglie povere o socialmente disagiate. Collaborando con cinque fotografi italiani, i bambini hanno potuto raccontare se stessi, grazie alla fotografia, superando i limiti dovuti alla loro condizione sociale e famigliare. Ne è nato un libro molto toccante, a cui sono seguite presentazioni e mostre in giro per l’Italia. Ne parliamo con Claudine Tissier, presidente della Onlus, con Renato Greco, uno dei cinque fotografi e con alcuni dei bambini che hanno partecipato al progetto in India.


Raccontaci come è nata la Onlus Namaste – onore a te.

Claudine Tissier: Namaste nasce oltre 20 anni fa, nel 1996, grazie a Valeria Palmieri, un’insegnante bolognese che aveva cominciato un sostegno a distanza in India. Dopo essersi recata sul posto per visitare il suo bambino si è resa conto delle difficili situazioni di disagio economico e sociale e ha iniziato con pochi amici a raccogliere fondi per aiutare altri bambini. Oggi Namaste si occupa di oltre 800 bambini e ragazzi, delle loro famiglie di vari progetti di sviluppo, in particolare nel sostegno all’imprenditoria femminile.

Da dove nasce questo forte legame con l’India?

Il legame con l’India nasce dalla prima esperienza di sostegno a distanza e poi è stata una continua storia d’amore.

Come è nata l’idea di “Click – piccoli fotografi grandi storie” e quando?

L’idea nasce dall’esigenza di poter offrire qualcosa di più dell’assistenza di base, salute, cibo, scuola, ecc. Qualcosa che permettesse ai nostri ragazzi delle case famiglia di esprimersi e raccontare la loro vita quotidiana.

Come si è arrivati alla scelta dei cinque fotografi da mandare in India per realizzare il progetto?

Abbiamo conosciuto i fotografi nell’ambito di una rassegna fotografica, il semplicemente fotografare di Novafeltria. Oltre le qualità fotografiche ci ha colpito la sensibilità che questi fotografi avevano verso i temi del sociale e della solidarietà. Alcuni di loro avevano già esperienze di collaborazione con Onlus. Quando abbiamo presentato loro la nostra idea sono stati subito entusiasti.

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Quale è stata la difficoltà più grande nell’esperienza con i bambini in India, e quale invece l’emozione più forte?

Renato Greco: Difficoltà con i bambini non ce ne sono state affatto, anzi, la loro voglia di capire e apprendere ha reso tutto molto più facile e veloce, accelerando il programma che avevamo immaginato e andando ben oltre le nostre aspettative con i risultati raggiunti. Le emozioni erano all’ordine del giorno, immergersi nel loro habitat e vederli convivere con quella serenità mista a gioia e voglia di impegnarsi e migliorarsi, con tutto quello che singolarmente possono aver passato nella loro prima infanzia, è stato un tuffo al cuore per tutti noi.

Cosa vi hanno insegnato questi bambini, anche dal punto di vista di fotografi?

Alla fine sono loro che hanno dato a noi qualcosa in più (ma già lo avevamo messo in conto), hanno preso molto sul serio la materia e nelle uscite si sono applicati per mettere a frutto le considerazioni che avevamo fatto negli incontri in aula. Vedere poi ogni singolo punto di vista di uno stesso luogo o situazione, è stata per noi un’opportunità per conoscerli meglio attraverso la fotografia. Questo ci ricorda che scegliere cosa osservare (e fotografare eventualmente) ci descrive molto più di quello che immaginiamo.

Come è cambiata la vostra idea di fotografia dopo questa esperienza?

Abhiram M. Nair, 15 anni:

Molti momenti e luoghi particolari della natura hanno preso vita attraverso le belle foto. Per me, scattare una foto è un momento raro. Ho imparato a scattare buone e belle foto dai volontari del progetto Click anche se non sapevo scattare foto prima dell’arrivo dei volontari del progetto. Considero questa capacità di scattare foto come un tesoro, anche se non sono ancora in grado di apprenderlo completamente. La disposizione della luce durante la ripresa di una foto è stata la cosa più difficile per me. Ma ora posso fare questo molto chiaramente e sono soddisfatto. Ora sono il fotografo di School Wikipedia. Sono molto felice e orgoglioso del progetto Click da cui ho appreso le teorie di base e pratiche della fotografia e sono sempre in debito con i volontari del progetto.

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Shalef, 14 anni:

Quando scattavo una foto all’inizio lo facevo guardando l’immagine al centro della fotocamera. Ma dopo aver imparato a scattare le foto con il progetto Click sto scattando foto in modo molto chiaro e preciso con grande interesse e accuratezza. Dai volontari del progetto io e i miei amici abbiamo imparato a scattare buone foto dalla natura. Ho anche imparato la disposizione della luce e il cambio di angolazione mentre scattavo una foto. Ho capito che lo sfondo è molto importante quanto l’oggetto della foto ogni volta che scattiamo foto. Ho imparato molte cose sulla fotografia dal progetto Click. Quindi sono sempre grato ai volontari.

Nikitha, 17 anni:

Per la prima volta nella mia vita ho imparato a fotografare con l’aiuto dei volontari del progetto Click. Prima del loro arrivo non ho mai fatto una foto e non ne sapevo nulla. Gli zii volontari hanno spiegato le tecniche di scattare foto usando la fotocamera molto chiaramente e dalla loro descrizione ho imparato a scattare foto. Ho imparato che scattare una foto non è una cosa semplice e deve essere fatta con accuratezza e attenzione. Ogni foto trasmette un messaggio. Ho scattato molte foto dalla natura ed è per me un’esperienza molto interessante. Sono molto felice e sono in grado di scattare buone foto. I miei ringraziamenti speciali ai volontari del progetto Click.

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CLICK, piccoli fotografi grandi storie

Sasikala, 10 anni:

Ho imparato a fotografare dai volontari del progetto Click. Prima dell’arrivo del progetto non avevo mai scattato una foto. Ho anche imparato a controllare le foto scattate prima. Ora posso godermi la bellezza delle cose attraverso le foto. Ho imparato le tecniche per scattare buone foto e la posizione per tenere la fotocamera mentre si scatta da questo progetto. Sono molto grato ai volontari del progetto per avermi aiutato a fare delle belle foto. Li ricorderò sempre, anche in futuro. È stata un’esperienza molto interessante e davvero positiva per me e i miei amici a Namaste. Abbiamo imparato l’arte della fotografia attraverso questo progetto.

Per seguire il progetto su Facebook cliccare QUI.


Profilo dell'autore

Stefano Romano

Stefano Romano
Nato a Roma nel 1974, si è laureato nel 2001 in Psicologia ed estetica alla Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza di Roma. Nel 2010 ha iniziato a fotografare le comunità migranti di Roma e dal 2013 tiene il corso di “Fotografia come mediazione culturale”. Ha insegnato fotografia alla Universiti Sains Malaysia, in Penang, nel 2018\2019.
Ha pubblicato: “Kampungku Indonesia”, “Sweet Light” (Mizan, 2010\2018), ristampato in inglese in Bangladesh (Agamee Prakshani, 2020), “Saying it from the heart #USM style” (Penerbit USM, 2019), “My Malaysian Tales” e “My Bangladesh Tales” (2020\ 21, Lulu.com). Scrive sul blog soccamacha.blogspot.com

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