Thomas Sankara, il rivoluzionario dell’Africa antimperialista

di Valentina Severin

Capo carismatico e primo Presidente del Burkina Faso. Ma anche promotore del panafricanismo e, per questo, uomo scomodo al potere francese. Tutt’oggi Thomas Sankara resta una guida per i giovani africani, sebbene nel suo Paese, il Burkina Faso, si cerchi di ucciderne anche il ricordo.

“Per l’imperialismo è più importante dominarci culturalmente che militarmente. La dominazione culturale è la più flessibile, la più efficace, la meno costosa. Il nostro compito consiste nel decolonizzare la nostra mentalità” (Thomas Sankara).

DALL’ESERCITO ALLA POLITICA. Thomas Isidore Noël Sankara nacque il 21 dicembre 1949 a Yako, Alto Volta, da una famiglia cattolica. Sordo all’invito dei genitori a prendere i voti, all’età 19 anni intraprese la carriera militare e venne formato come ufficiale dell’esercito ad Antsirabé (Madagascar). Durante la presidenza del colonnello Saye Zerbo, dal 1980 al 1982, Sankara fondò, in collaborazione con altri giovani ufficiali, l’organizzazione segreta Regroupement des Officiers Communistes (ROC, Gruppo degli Ufficiali Comunisti), di chiaro orientamento marxista.

Nel 1981 Thomas venne nominato Segretario di Stato, ma l’anno successivo, il 21 aprile, la piega anti-labourista del regime di Zerbo lo spinse a rassegnare le proprie dimissioni. Qualche mese dopo, nel novembre 1982, Zerbo venne rovesciato dal colpo di stato che condusse al potere Jean-Baptiste Ouedraogo e Sankara divenne Primo Ministro.

LA RIVOLUZIONE E LA PRESIDENZA. Sankara e le sue idee marxiste, però, non godevano della simpatia del governo francese e dopo la visita di Jean-Christophe Mitterrand, figlio dell’allora inquilino dell’Eliseo François Mitterand, Thomas venne destituito del suo incarico e messo agli arresti domiciliari, insieme ad altri suoi compagni. Scoppiò una vera e propria rivolta popolare, che assunse presto i contorni di una rivoluzione, della quale Sankara stesso assunse la guida. Nel 1983 Thomas Sankara divenne Presidente dell’Alto Volta, che egli ribattezzò con il suo nome attuale: Burkina Faso. Ispirata a Cuba e al Ghana di Nkwame Nkruma, l’uomo del panafricanismo, la linea politica antimperialista di Sankara guardava in due direzioni: al benessere del proprio Paese e al destino dell’intero continente africano.

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IL “CHE GUEVARA AFRICANO”. Sankara di batté per la cancellazione del debito internazionale e propose l’istituzione di un nuovo fronte economico africano che si contrapponesse a quello occidentale, guadagnandosi così il soprannome di “Che Guevara africano”. Lottò contro la corruzione e contro la povertà che affliggeva il suo Paese, sopprimendo molti dei privilegi di cui godevano tanto i capi tribali quanto i politici. Sankara e i suoi collaboratori, con le loro azioni, incarnavano una volontà di sobrietà e di disponibilità verso la causa africana che andava al di là delle semplici parole: viaggiavano sempre in classe economica nelle visite diplomatiche e giravano con le Renault 5 anzi che con le ben più costose Mercedes.

Il governo di Sanakra promosse l’accesso all’acqua potabile, garantendo quotidianamente ad ogni abitante burkinabè due pasti e dieci litri d’acqua, ed elesse educazione e salute a priorità del proprio governo. A questo proposito, fece erigere centri sanitari in ogni villaggio del Burkina Faso e l’Unicef definì la sua campagna di vaccinazione sui bambini la più vasta registrata nel mondo. Vennero costruiti cantieri per opere idrauliche e venne istituito un Ministero dell’Acqua.

Consapevole della dignità femminile, Sankara coinvolse un nutrito numero di donne nel proprio governo; condannò l’infibulazione e la poligamia e promosse la contraccezione. Più lungimirante rispetto agli altri Stati africani e più onesto delle potenze occidentali, nel 1983 il Burkina Faso di Sankara fu il primo a riconoscere l’AIDS come la più grande minaccia per l’Africa.

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Thomas Sankara fu anche il primo ad affrontare il problema della deforestazione e a promuovere la lotta comune contro la siccità e l’avanzata del deserto e della fame. A dispetto dei giudizi degli economisti, che lo ritenevano un progetto poco redditizio, sostenne con convinzione la realizzazione della “ferrovia del Sahel”, una linea ferroviaria che collega Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, al confine con il Niger e che ad oggi costituisce ancora la principale via di comunicazione del Paese.

L’ASSASSINIO. Gli ambiziosi progetti di Sankara vennero stroncati il 15 ottobre 1987. Il certificato di morte, firmato dalle autorità sanitarie competenti, riporta: “Causa del decesso: morte naturale”. Di fatto, il carismatico Presidente burkinabè venne assassinato, con altri dodici ufficiali, in un colpo di stato architettato da un suo ex compagno d’armi, Blaise Compaoré, attuale Presidente del Burkina Faso.

L’esempio di Thomas Sankara continua a percorrere tutto il Continente Nero, da Nord a Sud, da Est a Ovest. Gli sono state intitolate strade, piazze, scuole, ma nel suo Paese le autorità continuano a mostrare disagio di fronte alla sua evocazione: non è stato eretto nessun mausoleo all’altezza del leader che è stato e definirsi “sankarista” è considerata alla stregua di una bravata, di una provocazione. Ma Compaoré non è l’unico a tentare di cancellare il ricordo dell’ex compagno. Anche gli ambienti francesi, preoccupati per l’influenza di Sankara sulla gioventù africana, si danno da fare per estirpare la sua figura. Tanto che si può affermare che è stato il panafricanismo il primo assassino di Thomas Sankara.


3 Comments

  • sarebbe bene ricordarlo ogni anno anche con eventi legati all’Africa, come in eventi più internazionalei legati all’ambiente, alla dignità della donna, all’acqua, al debito mondiale, ecc. ricordiamolo sempre. E’ un’esempio d’integrazione tra persone “illuminate” , senza guardare il luogo di nascita. Se mi fate sapere di suoi scritti in inglese, o tradotti in italiano, cercherò d’inserirli in possibili, future iniziative sui temi.
    E’ buono per l’umanità intera, riconoscere queste figure. Grazie.

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