I territori sommersi di Sam Mun Tsai, Hong Kong

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di Alessandro Carboni CAPITOLO VI (Leggi anche il quinto capitolo di questo reportage a puntate)
Hong Kong è una città costruita a strati. Alcuni di questi sono visibili altri vengono cancellati dopo poco tempo. Ci sono elementi radicati nella storia che appartengono al patrimonio della città e che sono visibili, altri invece sono elementi volatili che appartengono ai corpi, ai gesti, alle relazioni tra gli abitanti. Gli strati che costituiscono il tessuto urbano non sono distribuiti regolarmente, ma sono disposti in modo irrazionale, imprevedibile, disarticolato. Hong Kong è una città di contrasti. Le diverse scale di misura, le rapide trasformazioni, lo scontro tra il macro e il micro, l’uso dello spazio urbano, rendono la città unica.

È mattina. La mia esplorazione inizia qui, nella baia di Sheun Wan Hoi, nel distretto di Tai Po. In questo istante sono immobile di fronte al mare, scuro, grigio, come sono le nuvole, basse, che si muovono veloci sopra la mia testa. Qualche raggio di sole riesce a passare creando delle linee di luce riflesse in lontananza sull’ acqua. Osservo la baia: barche ormeggiate, piccoli battelli e in lontananza l’isola di Yim Tin Tsai. Questa è connessa con la terraferma con Beverly Hills, non il quartiere di Los Angeles, ma il lussuoso agglomerato residenziale costruito recentemente. Dall’altra parte è connessa con l’isola Ma Shi Chau da un tombolo, una sottile striscia di sabbia che permette di raggiungere l’isola soltanto quando la marea è bassa.

In lontananza, sull’isola vedo i villaggi di Sam Mun Tsai New Village and Luen Yick Fishermen Village. I villaggi si estendono in parte sull’acqua dove gli abitanti hanno costruito delle case galleggianti dove vivono, pescano, coltivano altri pesci e ormeggiano le barche. La presenza umana nell’isola di Yim Tin Tsai risale all’era neolitica, circa 4,000 anni fa. Invece in altre isole non lontano da qui, ma intorno a Tolo Harbour, ad esempio Yuen Chau Tsai e Centre Island la presenza dell’uomo è datata all’circa 6000 anni fa.

Stando fermo, qui, immobile, ogni istante sembra un secolo. Mi vengono in mente gli articoli letti recentemente che raccontavano che nei millenni, nei secoli e negli anni recenti, diverse culture, popoli e clan, hanno abitato l’isola di Yim Tin Tsai. Tra gli ultimi il clan Hakka Chan proveniente da Shenzen che nel XIX secolo si stabilì definitivamente sull’isola. In realtà l’isola di Yim Tin Tsai era famosa soprattutto per le saline. Tra le case galleggianti dei pescatori, tra le nuvole e la foschia, in lontananza vedo il blocco, un’enorme schiera dei palazzi costruiti sulle sponde dello Shing Mun. In realtà il villaggio Sam Mun Tsai che ho di fronte, non è quello originario. In realtà è il nuovo villaggio. Infatti il villaggio un tempo si trovava dall’altra parte della baia vicino a Tai Kau e Luk Heung. O questi non esistono più, sono stati inglobate dentro l’enorme diga Plover Cove Reservoir, il bacino artificiale più grande di Hong Kong. Il vecchio villaggio si Sam Mun Tsai, sommerso dopo la costruzione e della Plover Cove Reservoir è stato ricostruito e circa 36 famiglie sono state riccollocate nel Sam Mun Tsai New Village che ora vedo davanti ai miei occhi.

Alla mia sinistra osservo la diga. Una costruzione mastodontica che ha trasformato in modo irreversibile la baia Sheun Wan Hoi. La costruzione, risalente ai primi anni 70, è una lunghissima linea di terra ha chiuso parte le sponde della baia: da un lato la diga, la riserva d’acqua dolce; dall’altra il mare. Con la costruzione della diga, gran parte del sistema naturale venne modificato distruggendo irrediabilmente l’ecosistema naturale della baia. Gli abitanti dei villaggi attribuiscono alla costruzione della diga, il fallimento dell’agricoltura locale nell’area di Tai Po.

I miei pensieri vengono interrotti, da una leggera brezza di vento. Il mare si increspa, creando una miriade di variazioni di grigio. Ora, seduto, ascolto il suono del mare che lentamente emerge nel silenzio surreale della città. La foschia svanisce lentamente e i palazzi dietro il villaggio sono più visibili. Non molto lontano vedo un piccolo molo in cui sono ormeggiate delle barche a remi. Sono tante e di diverso colore. Di fronte, un cartello appeso in un piccolo chiosco che indica la possibiltà di noleggiare una barca. Io e il mio amico Dylan, che nel mentre mi raggiunge. decidiamo di andare di noleggiare una barca e di dirigerci verso il villaggio Sam Mun Tsai, precisamente nella zona delle case galleggianti.

La barca è a remi, e appena saliti, il rumore della città, fino ad ora sempre stato presente, poco a poco sparisce. Si sente solo il suono morbido delle onde che sbattono nel mascone di prua. Avanziamo lentamente verso il centro della baia, bracciata dopo bracciata la città intorno diventa sempre più piccola. Osservo l’acqua, i riflessi, il colore scuro. Nella mia borsa, oltre la macchina fotografica, ho il mio registratore audio. Questa volta, ho portato con me anche una coppia di Hydrophone, microfoni subacquei in grado di registrare in profondità un ampio spettro di frequenze. Di solito questi microfoni vengono utilizzati per regsitrare i versi dei delfini o delle balene. Ci fermiamo al centro della baia. Il mare è quasi piatto e le piccole onde, fanno muovere la barca lentemente. Accendo il registratore e faccio scendere i microfoni in profondità per circa 5metri. Il suono subito mi invade. Impressionante! In lontanaza all’improvviso sono dentro un altro mondo. Posso sentire il rumore delle barche dei pescatori del villaggio a più di un km di distanza. Riesco a sentire il suono della risacca, il rumore della sabbia che si muove sotto nel fondo. La massa d’acqua diventa il conduttore sonoro del paesaggio sommerso. Continuo ad ascoltare, e nel mentro osservo il paesaggio esterno intorno a me. Vedo il delta dello Shing Mun River.

Mi vengono in mente, i racconti di Mr.Choi sui raccoglitori di Perle di nella baia di Sheun Wan Hoi. Per diversi secoli, dalla dinastia Han fino alla dinastia Ming, il commercio delle perle è stata la maggiore industria della area di Tai Po. Dopo quel lungo periodo di sfruttamento senza controllo, le perle nella baia di Sheun Wan Hoi, sono praticamente estinte. Il suono che ascolto è forse lo stesso che probabilmente i cercatori di perle sentivano durante le loro immersioni: un solo e profondo respiro, e giù in profondità, fino ai20-30 metri, per raccogliere più perle possibili; il suono della risacca, delle pale dei remi che battono sull’acqua e delle voci dei compagni che gli incitavano a scendere sempre più in basso.

Continuo la registrazione del paesaggio sommerso, e lentamente ci avviciniamo verso la un isola minuscola che si trova al centro della baia tra la terra ferma e il villaggio dei pescatori. Emerge un altro livello sonoro che si sovrappone al suono del fondo del mare. La leggera brezza che ci aveva accompagnato fino ad ora, vicino all’isola aumenta, facendo sbattere le onde sulle rocce con veemenza. Il suono del vento sugli alberi si sovrappone con il quello del canto degli uccelli. Il paesaggio sonoro è ricco e denso di dettagli. Decido di registrare questo momento utilizzando 4 microfoni su quattro diversi canali: i due microfoni subacquei registrano il fondo del mare e altri due all’esterno registrano l’ambiente all’aperto. In cuffia, ascolto un nuovo mondo creato dalla sovrapposizione dei due paesaggi sonori. Ascolto ogni micro variazione, i dettagli sonori che arrivano dal fondo del mare: i motori delle barche, il suono delle onde che si infrangono sulla scogliera, la sabbia; nello steso istante posso ascoltare, il suono degli alberi mossi dal vento…

Learning Curves/Shing Mun River
da Overlapping Discrete Boundaries – Asia
un progetto Alessandro Carboni – 2013
realizzato all’interno Library – SoundPocket, Hong Kong
con il supporto dell’Istituto Italiano di Cultura e il Consolato Generale dell’Italia ad Hong Kong.
www.progressivearchive.com

 


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