Cultura hip hop e cinema, il festival nel segno di Black Lives Matter

Hip Hop Cine Fest raccoglie proiezioni di film e opportunità per giovani cineasti legati al mondo hip hop attraverso i suoi più svariati aspetti: dal background degli autori, alla colonna sonora, alla fotografia, ai temi trattati. Molti dei film selezionati per l’edizione 2021 – che culminerà nella finale del 19 e 20 giugno, ricchissima di attività – ruotano attorno all’antirazzismo e alle rivendicazioni BLM negli Usa, in Italia e nel resto del mondo. La nostra guida allo streaming (con le indicazioni per prenotare gratuitamente i biglietti).

Si sta tenendo in questi giorni l’Hip Hop Cine Fest, un evento che raccoglie proiezioni di film e opportunità per giovani cineasti legati al mondo hip hop attraverso i suoi più svariati aspetti: dal background degli autori, alla colonna sonora, alla fotografia, ai temi trattati.

Il festival si concentra su storie scritte, prodotte e dirette da amanti di questa cultura universale, passando attraverso tutti i generi cinematografici.

L’evento, per l’incertezza della situazione globale, si sta tenendo dal 7 al 20 giugno interamente online e gratuito sui canali dell’hiphopcinefest.org.

Questo festival nasce dalla necessità di raccogliere le diverse voci narrative provenienti dal cuore del mondo hip hop, una cultura nata nel Bronx degli anni ‘70 che ha ormai preso piede in tutto il mondo con caratteristiche e peculiarità uniche che cambiano di paese in paese e a volte anche di città in città.

Composto da 4 discipline – Mcing (la sua espressione poetica e verbale), Breaking (la sua espressione corporea), Writing (la sua espressione grafica) e Djing (la sua espressione musicale) – l’hip hop, che piaccia o meno ai sui cultori più underground, è ormai la nuova cultura pop con i graffiti nelle gallerie d’arte, il rap in top a tutte le hit musicali e la break dance alle prossime Olimpiadi. Ma l’hip hop non è solo questo, è uno stile di vita, un’attitudine, un’opportunità.

Tra le “hip hop head” si tende a parlare di una quinta disciplina, la “Knowledge” (conoscenza) e proprio da questa voglia di conoscere, scoprire e raccontarsi nasce l’Hip Hop Cine Fest. Questo mondo è stato spesso narrato da occhi esterni, ma sempre di più chi ne fa parte ha avuto l’esigenza di raccontarsi per una necessità di comprensione e diffusione dei messaggi etici fondanti alle future generazioni.

Preservare la memoria storica creando una base archivistica a livello cinematografico che tracci l’evoluzione della cultura hip hop è ad oggi un’urgenza, e per questo gli organizzatori hanno cercato di mettersi in connessione con tutti i maggiori festival di cinema di genere, così da poter creare una linea diretta di scambio di progetti cinematografici, che spesso emergono solo dopo un lungo lavoro di scouting. Infatti progetti documentaristici e sperimentali girati da interni alla cultura molto spesso non vengono poi diffusi su circuiti più allargati.

Pertanto il festival si prefigge di ampliare la rosa di opportunità dei propri partecipanti grazie a networking e momenti di formazione e scambio gratuiti.

L’Hip Hop Cine Fest punta ad essere un innesco culturale che ispiri con le storie che racconta chi fa parte di questo mondo, tanto quanto chi ne è affascinato o che ne senta parlare per la prima volta.

La competizione cinematografica vede in concorso 95 film da 25 paesi. Le tematiche trattate nei vari progetti filmici sono le più varie dal riscatto sociale, all’antirazzismo, alla documentazione storica della cultura hip hop fino all’attualità, ma questa è solo una delle quattro attività della manifestazione, troviamo infatti anche una mostra d’arte digitale di genere, conferenze di approfondimento e una selezione di Dj set in streaming.

La mostra digitale vede 14 artisti da sei paesi diversi, tra questi troviamo progetti molto variegati come quello di Omard Paiette con una sezione interattiva che connette le sue foto attraverso dei QR code a dei video che immortalano il momento che ha condotto a quello scatto, oppure la selezione di disegni di Marco Tanca estratti dal progetto performativo @rappresento in cui l’artista ritrae graficamente i maggiori esponenti della scena rap italiana a cui consegna personalmente il ritratto e solo in quel momento la sua performance può considerarsi completa.

Invece per quel che riguarda i sei panel che si terranno in streaming il 19 e 20 giugno sul canale YouTube del festival a partire dalle ore 14.00 le tematiche trattate spaziano da quelle cinematografiche come fare un pitch di un progetto e distribuzione di uno stesso, proprio per la volontà di cui parlavamo sopra di cercare di far crescere la possibilità di divulgazione dei progetti di genere. Tra gli ospiti saranno presenti l’esperta di audience design Greta Nordio, Andrea Traina della Writers Guild Italia e Bill Bering, esperto nel delineare l’identità culturale di un progetto.

Tra le conferenze strettamente connesse alla tematica hip hop troviamo “HipHop ed arteducazione” in cui si vuole mostrare come questa cultura possa essere uno strumento didattico in diversi contesti educativi e per questo il rapper Kento ci racconterà la sua esperienza nelle carceri minorili ed Elisa Saiko ci parlerà dell’utilizzo della break dance come strumento educativo nei centri giovanili; nel panel “Hip Hop enterpreneurship” si prenderanno in analisi invece diversi casi studio di imprenditoria di personalità con back ground hip hop come quello di Paul Van Dal con la piattaforma streaming NewDanceTV dedicata solo alle urban dances; invece in “Storia del cinema Hip Hop” partendo dall’introduzione di Martha Diaz dell’Universal Hip Hop Museum di New York si andrà ad analizzare l’influenza dei grandi classici del cinema hip hop degli anni ‘80 nelle diverse regioni del mondo per capire lo sviluppo della cultura nelle sue sfaccettature locali passando dall’ex Unione Sovietica, per l’Europa fino al Nord Africa.

Come argomento di connessione tra cinema e mondo hip hop troviamo anche il dibattito “Hip Hop Cinematography” in cui si analizzerà cosa definisce un film o un’inquadratura hip hop assieme a registi e videomaker come il documentarista francese Antoine Schirer, Daniel Zhu della produzione cinematografica StanceElements, focalizzata sull’arte del movimento, e Miniboj, un videomaker di punta della scena breaking internazionale.

Le dirette su Youtube delle conferenze saranno intervallate dalle selezioni musicali dei DJ in partenariato con radioformusic.it. Questa sezione del festival prende il nome di “Party In Da House” per non perdere lo spirito party, dunque l’organizzazione ha chiesto a 15 Dj internazionali di preparare dei mix per l’evento e a partire dal lunedì 14 giugno alle 20 i mix hanno iniziato a  suonare grazie al partner musicale della manifestazione.

I film in competizione sono in streaming gratuito per due settimane e il pubblico ha la possibilità di votare i migliori progetti. Infatti il 19 e 20 giugno dopo le conferenze si terranno le dirette delle premiazioni per le diverse categorie in concorso: documentari (corti e lunghi), film di finzione (corti e lunghi), video musicali e best of the web/experimental. Quest’ultima categoria vuole proprio rappresentare quanta innovazione visiva e narrativa nel mondo hip hop guardando proprio attraverso la settima arte.

Oltre alla sperimentazione crediamo sia doveroso soffermarsi sulle principali tematiche che troviamo nei progetti in concorso e tra queste il tema dell’antirazzismo è uno dei più analizzati,  questo anche grazie alla componente fondamentale della cultura hip hop come movimento di rivalsa.

Menzione particolare per il documentario corto dei giovanissimi registi Juru Jean Hilaire e Clara Anicito “We stand together”, che hanno deciso di trattare la tematica BLM in Italia proprio attraverso l’hip hop che accomuna i quattro protagonisti del documentario. Sempre tra i documentari corti dagli Stati Uniti “The voice of the voiceless” di Dalton Tokarczyk, che racconta l’arresto dell’Indie rapper Marcel “FloStorm” Jones come manifestante durante le proteste dedicate a George Floyd nella primavera del 2020, e ancora dagli USA “About face” di Yoram Savion della YAK film per la categoria web/experimental che è il primo di una serie di cortometraggi che affronta attraverso la cadenzata spoken word poetry di Marc Bamuthi Joseph e i passi del ballerino e coreografo Drew Dollaz la tematica della discriminazione. Infine “Dancing with Genie” di Paul Plett dal Canada per la categoria documentari corti che tratta la tematica il razzismo sistemico attraverso le parole e i passi del ballerino GeNie Baffoe.

Lasciamo infine al pubblico la visione dei seguenti videoclip:

BLM” (Usa)

BLVCK” (Canada)

Do the Math” (Usa)

Matters” (Usa)

Questi numerosi progetti ci mostrano come il tema dell’antirazzismo, e più in generale di rivalsa sociale, abbia assunto una valenza di lotta globale ed abbia trovato proprio nella cultura hip hop un ottimo canale di espressione grazie alle sue caratteristiche di cultura universale, di condivisione e di espressione che non pone barriere e limiti. Una cultura che nasce con la necessità di riscatto dei giovani del Bronx degli anni ’70 e ha dato voce ai movimenti di lotta dalle Banlieu parigine fino alla Palestina.

Non ci resta dunque che augurarvi una buona visione, prenotando gratuitamente il biglietto a questo link.


Profilo dell'autore

Alice Avena
Alice Avena
ha una laurea triennale in Scienze della Comunicazione e una laurea magistrale in Teatro, Cinema, Danza e Arti Digitali. Attualmente lavora nell’ufficio stampa della Baburka Production.
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