In viaggio con Shady Hamadi per dar voce alle anime degli esclusi

Per immergersi nella letteratura di “Voci di anime” è necessario mettersi nei panni di un viaggiatore che, con umiltà, si lascia trasportare dalla vita. Shady Hamadi, il giovane autore di questo breve libro, si muove a metà strada tra la poesia di Khalil Gibran e i viaggi immaginifici di Paulo Coehlo ma rielaborando il tutto con una sua personalissima visione.

Le città siriane che attraversa sono luoghi fisici ma anche luoghi interiori, infatti il vecchio protagonista del libro percorre un viaggio che lo porterà a conoscere persone diverse, a entrare nei loro spazi interiori per dare sicurezza e conforto.

L’Autore non fa altro che dar voce alle anime che solitamente sono incarcerate nel silenzio. Sono quei personaggi che non fanno notizia, che non interessano a nessuno ma che improvvisamente si scoprono autori del loro destino e spiegano al vecchio viandante le motivazioni del loro agire. Nel suo viaggio incontra il beduino, il mercante, l’oste, la madre dei bambini, la prostituta, il condannato a morte, il pazzo. Tutti personaggi che nei romanzi sono quasi sempre etichettati come “secondari” ma che nel viaggio di questo libro diventano i protagonisti indiscussi del lungo errare.

La saggezza del vecchio sta nel saper ascoltare le voci di queste anime erranti per la Siria. Una Siria quasi surreale e non ancora scossa dalle recenti rivoluzioni.

È un vagare all’interno del proprio essere e negli animi delle persone dimenticate dal mondo per farle parlare, per capire i loro problemi e per conoscere le loro vicissitudini, spesso non raccontate per vergogna o per timore di un possibile castigo da parte della società.

Leggere “Voci di anime” significa lasciarci condurre dal vecchio viandante in terre lontane, ma non poi così tanto!

Roberto Conti