A Sokone, un Senegal rurale al di là degli stereotipi


di Valentina Pomatto

Dopo 4 ore di viaggio da Mbour su strade sconnesse, Sokone -paesino sul delta del Sine Saloum, nel Dipartimento di Fatick- ci accoglie con un fragoroso temporale. E’ la stagione delle piogge e la “brousse” (savana) ha finalmente cambiato volto: il verde è prepotente, la campagna umida odora di pioggia.
Siamo a Sokone per incontrare i membri del Groupement d’Intérêt Économique (abbreviato G.I.E., letteralmente “Gruppo di interesse economico”, assimilabile a una nostra cooperativa) con il quale l’ONG Comunità Promozione Sviluppo, per la quale svolgo il servizio civile, collabora da anni. Il G.I.E. Turis Jokkoo, nato nel 2002, si propone di ridurre la povertà della popolazione locale e di migliorarne le condizioni di vita, promuovendo lo sviluppo socioeconomico e culturale della comunità di Sokone e dell’area circostante.

Negli anni ha svolto svariate attività nell’ambito del turismo integrato e sostenibile, della tutela ambientale, dello sviluppo agricolo. Tra i progetti che hanno coinvolto il G.I.E. -in partenariato con la ONG Comunità Promozione Sviluppo- la creazione di una banca cerealicola per garantire la sicurezza alimentare, la messa a punto di un sistema di raccolta di rifiuti solidi urbani, la costruzione di servizi igienici e latrine.
Inoltre, il G.I.E. gestisce un ristorante conosciuto a Sokone come “ristorante moderno” perché in muratura, dotato di elettricità e di arredo. Il ristorante non solo offre un servizio alla comunità ma è anche punto di incontro e di aggregazione: vi pranzano funzionari, insegnanti della vicina scuola, gente di passaggio, commercianti attratti dai piatti senegalesi gustosi e a prezzi abbordabili. Non solo per il ristorante, a Sokone e dintorni il G.I.E. è ben conosciuto; con i suoi 80 membri attivi, non è difficile immaginare che ogni famiglia, per vie diverse, sia entrata almeno una volta in contatto con questa realtà.

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Il coinvolgimento dei membri che compongono il groupement è il punto di forza della cooperativa; è sufficiente partecipare a una riunione organizzativa per percepire il reale interesse che anima i componenti, la loro volontà di partecipare e di rendersi utili alla propria comunità. Nel corso della riunione, Sokhna continua a prendere metodicamente appunti sul suo quaderno. Per il mese di agosto sono previsti due viaggi di turismo solidale e Sokhna, in quanto Presidentessa della Commissione Turismo del G.I.E., affiancherà il personale della ONG Comunità Promozione Sviluppo nell’organizzazione delle giornate che i gruppi di turisti passeranno a Sokone. I turisti vengono ospitati nelle case di famiglie aderenti al G.I.E., visitano il baobab sacro, il delta del fiume Saloum, la cooperativa di donne produttrici di anacardi, assistono allo spettacolo della lotta tradizionale senegalese e alla serata dedicata alla lettura del futuro attraverso le conchiglie.

E così le case di Fama, Astou, Ndella, Aram e altri aprono le porte a sconosciuti viaggiatori che per alcuni giorni siederanno a terra con loro per condividere i pasti, riposeranno nelle loro camere, godranno dell’aria fresca la sera nei cortili, circondati da bambini incuriositi. “Il G.I.E. esiste per promuovere lo sviluppo comunitario e lo sviluppo umano di ognuno di noi e della popolazione nel suo complesso; gli interessi personali rimangono fuori” ricorda Omar, all’apertura della riunione. La forza dell’associazionismo risiede proprio nella capacità di superare il livello individuale per proiettarsi nella sfera del pubblico e agire strategicamente nell’ottica del “bene comune”.

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Parallelamente alla vita associativa del G.I.E., i membri svolgono attività lavorative di diverso tipo, ma dedicano con impegno parte del loro tempo libero a qualcosa che possa portare beneficio alla comunità. La presenza femminile nel G.I.E. è significativa, non solo numericamente: le donne sono coinvolte nelle varie attività, partecipano al processo decisionale e ricoprono ruoli di responsabilità e rappresentanza. E’ Astou, decisa e sorridente, la Presidentessa della cooperativa. In Senegal i groupements d’intérêt économique sono numerosissimi e operano in svariati settori, dalla formazione tecnica, alla trasformazione di prodotti primari. In tutti i G.I.E. che ho avuto modo di conoscere, le donne costituiscono la componente più dinamica. Inoltre, organizzazioni e gruppi di donne, più o meno strutturati e formalizzati, sono presenti a livello locale in quasi tutti i quartieri, villaggi e comunità.

Il ruolo chiave che le donne occupano nelle associazioni di base, la partecipazione senza limitazione alcuna di persone disabili, l’esistenza di una vibrante società civile in contesti rurali ed isolati contrastano con l’idea stereotipata di un’Africa machista, immobilista, che si abbandona alla fatalità del proprio destino. Chi arriva a Sokone, oltre a tramonti infuocati, capanne, caprette e zanzare si avvicina ad un Senegal che corrisponde solo parzialmente all’immagine preconfezionata. Scopre poco a poco spirito d’iniziativa, slancio verso la realizzazione del principio di pari opportunità, ambizioni e tentativi concreti di auto-organizzazione.

Con Demba, tesoriere del G.I.E. di Sokone, ci spostiamo in visita a Ndiaffé Ndiaffé, villaggio poco distante, una delle tappe del viaggio di turismo solidale durante la quale si visita la cooperativa di donne trasformatrici di anacardi. Il villaggio è sospeso in un’atmosfera atemporale: le costruzioni in paglia, gli animali che pascolano liberi tra le case, gli anziani saggi che discutono seduti su grandi tronchi di legno ci fanno immergere in una realtà che si colloca al di fuori del tempo presente.
Il viaggiatore a caccia della sua immagine mentale di un’Africa rurale “autentica” potrebbe aver trovato quello che cerca. Rapite dal contesto, scattiamo fotografie da documentario esotico. Una di queste ritrae un pozzo, capanne con recinzioni in paglia, alberi frondosi sullo sfondo; su un tetto poco lontano svetta un’antenna parabolica, a ricordarci che nessuna semplificazione è possibile.


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