Lunedì, nella parte orientale del Sudan due richiedenti asilo sono saltati giù dal camion che li stava portando verso il confine con l’Eritrea, dopo un’operazione di deportazione. Uno di loro, 23 anni è morto in seguito alle ferite riportate, mentre il secondo, 17 anni, è in ospedale privo di conoscenza. I richiedenti asilo erano stati condannati con l’accusa di essere entrati in maniera irregolare nel territorio del Sudan in base alle leggi nazionali sull’immigrazione, e non gli era mai stato permesso di accedere alla procedura di asilo.
Questi episodi di deportazione, senza che le autorità competenti esamino le richieste d’asilo, sono una grave violazione della Convenzione sui Rifugiati del 1951 e della Legge Sudanese sull’Asilo del 1974. Da maggio di quest’anno il Sudan ha deportato 30 richiedenti asilo e rifugiati in Eritrea, dove, secondo l’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, subiscono persecuzione. L’agenzia dell’ONU per i rifugiati ha ricordato al Sudan i suoi obblighi in ottemperanza al diritto internazionale e alla legge sudanese.
Quello che si chiede al governo sudanese è di interrompere le deportazioni in corso e permettere a tutti i richiedenti asilo in stato di detenzione l’accesso immediato alla procedura di asilo.
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