E’ lungo l’elenco degli idoli che hanno ispirato il terrorista Anders Behirng Breivik, autore della strage di Oslo e dell’isola di Utoya. Nel suo memoriale di 1500 pagine si nota grande ammirazione per il Giappone e la Corea del Sud, Paesi che rifiutano il multiculturalismo e caratterizzate da politiche immigratorie molto severe. In particolare ad affascinare Breivik, l’ex premier nipponico, Taro Aso, un conservatore che ha elogiato il Giappone per essere un Paese di una sola civilità, una sola lingua, una sola cultura e una sola razza.
Fra i personaggi ammirati dal 32enne norvegese, c’è anche il premier russo, Vladimir Putin descritto come un leader risoluto e meritevole di rispetto. Un’ammirazione non ricambiata da Mosca che definisce Breivik “il diavolo incarnato”
La lista non finisce qui, dopo i giapponesi, nella pole position anche Radovan Karadzic, il leader serbo-bosniaco sotto processo all’Aja per crimini di guerra che secondo “gli studi” di Breivik, non era un razzista e nemmeno l’autore dei massacri. Parlando sempre della Serbia, nel documento definisce “inaccettabili” i bombardamenti degli Stati Uniti e dei regimi occidentali contro “i fratelli serbi che volevano solo cacciare l’Islam” dalla regione balcanica.
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