Nella Repubblica democratica del Congo il dramma degli stupri è ormai sotto i riflettori mondiali. L’Onu ha avviato un’inchiesta che metterebbe sotto accusa le milizie dei Mai-Mai Cheka, i ribelli delle Forze Democratiche per la Liberazione del Rwanda. Negli attacchi commessi fra il 30 luglio e il 2 agosto 2010 sarebbero state violentate 303 persone, di cui 235 donne, 13 uomini, 52 bambine e 3 bambini. Un’azione coordinata, pianificata in anticipo e portata avanti in maniera sistematica che può costituire un crimine di guerra e contro l’umanità.
Navi Pillay, alto commissario dell’Onu per i diritti umani, ha sottolineato come questi crimini non vengano puniti per timore di rappresaglie delle vittime. A giugno l’ennesimo stupro di massa, questa volta ai danni di 248 donne violentate da soldati in fuga nella provincia del Sud Kivu. Secondo fonti mediche, alcuni soldati provenienti dalle fila della milizia Mai Mai agli ordini del colonnello Nyiragire Kulimushi, avrebbero abusato delle donne nei villaggi di Nakiele, Abala e Kanguli.
Per alcune di queste donne in seguito allo stupro è seguita l’infamia del ripudio, almeno dieci di loro infatti sono state rinnegate dai mariti ed è dovuto intervenire il capo del villaggio per spiegare agli uomini che quanto successo è avvenuto con la forza e non per volontà delle donne.
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