di Valentina Pomatto
Mancano 6 mesi alle elezioni presidenziali che stanno facendo salire il livello della tensione in Senegal.
Paese stabile, noto per essere “l’eccezione democratica” all’Africa Occidentale, il Senegal si appresta a vivere un autunno caldo in vista dell’appuntamento elettorale di febbraio 2012.
Il dibattito sulla costituzionalità di un terzo mandato di Wade
A dividere l’opinione pubblica è in primo luogo la ri-candidatura dell’attuale Presidente Abdoulaye Wade, che mira al suo terzo mandato consecutivo. Un acceso dibattito si sta svolgendo in merito alla costituzionalità della sua candidatura.
Wade è stato eletto nel marzo del 2000 sulla base della Costituzione del 7 marzo 1963, il cui articolo 22 fissa la durata del mandato presidenziale a 7 anni.
La legge del 2001 ha poi modificato la Costituzione, stabilendo che il mandato duri 5 anni e sia rinnovabile una sola volta.
Sulla base del principio di non-retroattività, le nuove disposizioni legislative introdotte nel 2001 regolano l’avvenire e non il passato: pertanto, c’è chi sostiene che nel periodo 2000-2007 il Presidente della Repubblica abbia esercitato un mandato “con valore transitorio” tra la fine dell’ordine costituzionale precedente (settennale) e l’inizio del nuovo (quinquennale). La scadenza del primo mandato di Wade nel 2007 avrebbe costituito per cosi dire l’anno zero, che avrebbe annullato il mandato 2000-2007 e avrebbe segnato la prima elezione di Wade sotto il nuovo ordine costituzionale. Con questi presupposti, scaduto il primo mandato quinquennale del periodo 2007-2012, il Presidente avrebbe diritto a ricandidarsi per una seconda volta.
Chi si oppone all’attuale candidatura di Wade sostiene invece che il primo mandato debba considerarsi tale a tutti gli effetti, cosa che farebbe del mandato in corso il secondo e l’ultimo possibile. Inoltre, si contesta il fatto che alcune delle disposizioni contenute nella legge del 2001 inerenti le prerogative presidenziali siano entrate in vigore immediatamente, quando invece quelle riguardanti il mandato siano state applicate soltanto a partire dal 2007, in onore al principio di non-retroattività.
L’”M-23”, il movimento sociale nato all’indomani delle manifestazioni anti-governative del 23 giugno, è alla testa dell’opposizione ad una nuova candidatura di Wade. I partiti politici, i sindacati e la società civile che hanno dato vita all’M-23 hanno organizzato sabato 13 agosto un seminario per definire la struttura operativa, le misure da mettere in atto e l’orientamento strategico del movimento. Durante questo incontro, l’M-23 ha definito come obiettivo prioritario garantire che Wade non possa ricandidarsi, per tutelare l’ordine costituzionale e le regole del gioco democratico.
Gli altri candidati
Ad oggi, oltre ad Abdoulaye Wade, hanno deposto ufficialmente la loro candidatura altri sette candidati.
L’ultimo è stato Bruno D’Erneville, ingegnere civile fino ad ora estraneo all’arena politica che, dopo anni in Francia, ha deciso di ritornare per contribuire allo sviluppo del suo Paese.
Due ex Primi Ministri del governo Wade, Idrissa Seck et Macky Sall, si presentano alle elezioni. Il primo ancora sotto la bandiera del partito del Presidente (il Parti Democratique Sénégalais), il secondo invece rompendo con la formazione politica d’origine e candidandosi con il partito Alliance pour la République (Apr), da lui stesso fondato.
Altri uomini di governo hanno espresso la loro volontà di guidare il Paese dal 2012: Cheikh Tidiane Gadio, ex Ministro degli Affari Esteri sotto il regime liberale; Ibrahima Fall, che ha ricoperto lo stesso incarico durante il governo socialista; Moussa Touré, Ministro delle Finanze tra il 1990 e il 1991.
Compaiono i nomi del sindaco della città di Saint Louis, Cheikh Bamba Dièye, e quello del fondatore del partito d’opposizione l’Alliance Jëf Jël, Talla Sylla, già candidato alle presidenziali del 2007. Quest’ultimo, a capo del movimento cittadino “Wallu”, gode di un ampio sostegno da parte della società civile.
Spiccano inoltre due nomi femminili: si tratta di Amsatou Sow Sidibé, professoressa di diritto all’Università di Dakar e di Arona Ndofène Diouf, ricercatrice in scienze ambientali negli Stati Uniti.
Le donne puntano alla Presidenza: il caso di Amsatou Sow Sidibé
Ad un anno circa dall’adozione della legge sulla parità, che sancisce l’uguaglianza totale di donne e uomini per l’accesso alle cariche pubbliche, la candidatura di ben due figure femminili risulta essere particolarmente significativa.
Già nel 2000 Marième Wane Ly del Partito per la Rinascita Africana aveva creato molte aspettative presentando la sua candidatura alle presidenziali, ma si era alla fine ritirata con il pretesto di un timore di frodi elettorali.
Se la candidatura di Arona Ndofène Diouf, poco conosciuta in patria e che si presenta come “indipendente”, non sembra possa avere reali possibilità di successo, quella di Amsatou Sow Sidibé raccoglie invece ampi consensi.
Un sondaggio di febbraio 2011 dell’agenzia Consulting International ha rivelato che il 62,83% degli elettori di 12 quartieri di Dakar sono favorevoli alla candidatura di Amsatou Sow Sidibé e pronti a sostenerla.
Questi dati vanno analizzati con prudenza e tenendo conto della parzialità del campione, che si è concentrato nella capitale e non può essere considerato rappresentativo dell’intero Paese, ma comunque non possono lasciare indifferenti.
Prima donna ad essere titolare di una cattedra di diritto privato all’Università Cheikh Anta Diop di Dakar, attiva nella promozione dei diritti umani, delle donne e dei bambini, Amsatou Sow Sidibé ha fondato l’associazione per la democratizzazione e l’educazione “SOS droit à l’éducation”, presiede la Rete Africana di Donne Lavoratrici (Rafet) ed è stata inoltre tra i propositori della prima legge contro le violenze sulle donne e di quella sulla parità di genere.
Madame Sidibé è la presidentessa del Movimento Convergenza degli attori per la difesa dei valori repubblicani, chiamato anche Car/Lennen, un movimento cittadino che nasce dalla constatazione di una perdita generale di valori sociali che fondano la repubblica senegalese e che si propone di lottare contro il clientelismo, la patrimonializzazione del potere, la dilapidazione delle risorse, la mancanza di trasparenza.
Sicura di sé e determinata a lanciarsi nella battaglia elettorale, Amsatou Sow Sidibé afferma, riferendosi agli altri candidati: “Non ho nulla contro di loro, ma non hanno nulla che io non abbia”. Negli anni, la candidata ha declinato molte offerte: ha rifiutato una posizione di ministro con il governo socialista di Diouf, di primo ministro con Wade, e altre proposte ricevute dall’ONU e dalla Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale.
Il programma di Amsatou Sow Sidibé é ambizioso: dall’apertura alle energie rinnovabili, alla promozione delle piccole-medie imprese, all’assistenza sanitaria agli invalidi, alla costruzione di alloggi sociali. Per risolvere l’annoso conflitto in Casamance tra l’esercito senegalese e le bande di ribelli indipendentisti, propone il coinvolgimento diretto dei capi religiosi e tradizionali, degli esponenti di spicco della società civile, dei Paesi vicini e soprattutto delle donne che, afferma Madame Sidibé in un’intervista, “sono tradizionalmente promotrici di una cultura di pace e devono essere al centro del processo decisionale e di negoziazione, come previsto dalla Risoluzione 1325 dell’ONU che sancisce la presenza delle donne nella prevenzione e nella risoluzione dei conflitti”.
Queste iniziative richiederebbero ingenti fondi e sono state sollevate molte perplessità sulla concretezza del suo programma e sulla reale possibilità di smuovere simili risorse finanziarie in un Paese in via di sviluppo.
Il sostegno alla candidatura della Professoressa comunque non viene solo dalla componente femminile dell’elettorato, ma dovrà confrontarsi con candidati apprezzati e riconosciuti come personalità di spicco nell’arena politica senegalese.
Tra i candidati che potrebbero sottrarre parte del voto femminile a Madame Sidibé vi è Idrissa Seck, sindaco di Thiès ed ex primo ministro di Wade che, staccatosi dal partito del Presidente, è ora alla guida de partito Rewni. Una delegazione di donne di questo partito ha organizzato una grande mobilitazione nella città di Thiès pochi giorni fa con la volontà di riunire un milione di elettrici a febbraio 2012 per eleggere Idrissa Seck alla guida del Paese, mettendo al centro del dibattito politico la rappresentanza delle donne nelle funzioni elettive e il loro ruolo nello sviluppo economico e sociale del Senegal.
In ogni caso, la candidata Amsatou Sow Sidibé sembra fare sul serio: “Sono impressionata dal sostegno della popolazione, soprattutto degli uomini dai quali potrebbero venire le maggiori reticenze. La mia candidatura è seria e non corro per perdere”.
Comunque si esprimeranno gli elettori, la presenza delle donne nella corsa alle presidenziali segna un momento storico nella storia politica senegalese.
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http://www.youtube.com/watch?v=Mx_8dMXiYeQ
Greezzly Production, Design-pro, Bug-ac Production presentano il video del rapper Beuz Mc
Beuz vive a Diamaguene, un quartiere della periferia di Dakar in Senegal. Il paese è a pezzi, lui lo racconta nel sua canzone.
Da anni infatti un continuo innalzamento del costo delle materie prime necessarie alla sopravvivenza (acqua, zucchero, energia elettrica, gas e via dicendo) porta al deterioramento delle condizioni di vita. A questo si aggiunge il problema del paludismo che affligge l’intera area delle banlieu e quello della corruzione che impedisce all’economia qualsiasi sviluppo.
Per la traduzione cliccare sul seguente link:
https://docs.google.com/document/d/1crMGvmsGIN1u15QvEFHI-5ENpT_NQAtS8ki4pAqll…
attendendo le elezioni abbiamo fatto questo lavoro