di Valentina Severin
6.060 anni di carcere, 30 anni per ciascuna delle 201 vittime del massacro di Dos Erres, villaggio del Guatemala. Questa è la condanna stabilita il 2 agosto dal Tribunale guatemalteco per i quattro ex militari giudicati per la carneficina avvenuta nel dicembre del 1982 nel villaggio di Dos Erres.
I parenti delle vittime di Dos Erras hanno aspettato 29 anni prima di avere giustizia e, al pronunciamento della sentenza, la sala gremita è esplosa in un grido di esultanza.
LA CONDANNA. Sul banco degli imputati si trovavano tre ex soldati delle forze speciali, Manuel Pop, Reyes Collin Gualip e Daniel Martínez Hernández, e il tenente Carlos Carías, che nel 1982 era capo del distaccamento militare di Las Crucis a 4 chilometri da Dos Erres. I primi sono stati condannati a 30 anni di carcere per ogni morto nel massacro e a 30 anni per violazione dei diritti umani, per una pena complessiva di 6.060 anni ciascuno. Al tenente Carías, invece, è stata imputata anche la colpa di furto aggravato, che fa salire la sua pena a 6.066 anni. 24.246 anni di carcere in quattro. Gli ex membri dell’Esercito non dovranno, tuttavia, scontare la pena nella sua totalità, perché il Codice Penale guatemalteco fissa un massimo di 50 anni.
IL MASSACRO. Secondo quanto riportato nella sentenza del Tribunale, motivo scatenante della carneficina fu la perdita di 21 fucili da parte dell’Esercito in un’imboscata messa in atto dai guerriglieri nell’ottobre del 1982. Ritenendo, erroneamente, che gli abitanti di Dos Erras fossero collaboratori dei ribelli, l’Alto Comando dell’Esercito decise di mettere a punto una missione punitiva.
Il 7 dicembre 1982, alle ore 2 di notte, una pattuglia composta da 40 militari, tra i quali i condannati il 2 agosto scorso, fece irruzione nel villaggio. La pattuglia era divisa in quattro gruppi: uno di comando, uno di assalto, uno di appoggio e uno di sicurezza, tutti facenti capo al tenente Carías. La popolazione venne divisa tra uomini e donne e bambini: i primi furono condotti alla scuola, i secondi alla chiesa. I primi ad essere giustiziati furono i bambini, bendati, uccisi e gettati in un pozzo. Bambine e donne furono violentate, fatte abortire se incinte e uccise, mentre gli uomini furono massacrati uno alla volta e tutti gettati in fondo al pozzo. Non paghi e per assicurarsi che nessuno sopravvivesse, i militari spararono ai corpi ammassati e vi gettarono delle granate.
Secondo gli atti del processo, la carneficina cominciò alle ore 12 e si protrasse fino a sera, mietendo 201 vittime e facendo letteralmente sparire dalla mappa il villaggio di Dos Erres.
La strage di Dos Erres è solo una delle tante che hanno insanguinato il Guatemala durante i 36 anni di guerra civile, che tra il 1960 e il 1996 ha mietuto circa 250 mila vittime e provocato diverse migliaia di dispersi.
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