di Martina Strazzeri
Tante sono le pratiche di mutilazione sessuale delle quali abbiamo sentito parlare nel tempo, pensiamo ad esempio all’infibulazione, ma quella del breast ironing risulta essere una vera e propria forma di tortura. E chi è che mette in pratica questi metodi barbari? Le mamme. Ebbene sì avete capito bene, le mamme, quelle che dovrebbero proteggere i figli ad ogni costo.
Sul petto delle bambine vengono posizionate delle pietre, precedentemente riscaldate sul fuoco, oppure degli oggetti duri e spigolosi fissati con una fascia. Dove risiede il motivo di tanta violenza? Si vuole cercare di ritardare la maturazione sessuale, evitando così episodi di stupri e matrimoni forzati. Lo scopo è quello di rendere meno attraenti possibili le giovani ragazze e bambine. Le vittime sono quasi sempre bambine piccole, infatti si comincia a svolgere quest’attività a partire dagli 8 anni.
La pratica risulta essere diffusa soprattutto nelle zone dell’Africa centroccidentale. Le conseguenze che scaturiscano sono tremende: oltre al dolore insopportabile, seguiranno anche ascessi, infezioni, ustioni, tumori e spesso pure la completa sparizione di una o di tutte e due le mammelle. In base ad uno studio della Gtz, un’organizzazione non governativa tedesca, si è visto che in Camerun almeno una donna su quattro è stata sottoposta a questa pratica.
Facendo due conti, ammonterebbero a quattro milioni di donne sfregiate. Sempre in base allo studio condotto, i risultati hanno dimostrato che la pratica ha origini antichissime e un tempo era assai diffusa nelle zone rurali. Oggi, viene attuata anche nelle grandi città, in particolare nelle zone più disastrate dal punto di vista economico e quelle più periferiche, dove è alto il numero di stupri e violenze. Nelle zone meridionali, ad alta densità di cristiani, la pratica è diffusissima. Al contrario, nelle province più settentrionali, a prevalenza musulmana, la percentuale subisce un crollo, meno del 10% di donne sarebbe vittima di quest’usanza.
Terisia, una ragazza del Camerun, racconta di quando, a nove anni, la madre prese a stirarle il seno ogni mattina prima di accompagnarla a scuola in modo da evitare che le sue forme potessero stuzzicare le fantasie sessuali degli uomini. La ragazza continua dicendo che una volta il palo era talmente caldo da lasciarle una cicatrice ma la mamma continua a negare l’incidente.
La ginecologa Sinou Tchana spiega: «Una volta una mamma è arrivata da noi con ustioni di secondo grado perchè si era ferita con la pietra che stava usando sulla figlia. In altri casi abbiamo riscontrato nelle vittime una totale distruzione delle ghiandole mammarie e anche dei casi di cancro al seno». Particolare coraggio è stato mostrata da Aba, una ragazza di appena 23 anni che, dopo essere stata per tanti anni sottoposta a questa pratica, ha deciso di ribellarsi e denunciare tale forma di tortura, dando vita a numerose campagna di sensibilizzazione.
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