di Federica Marsi
Ricostruzione di un clima di sicurezza e giustizia, rafforzamento del governo haitiano e delle sue istituzioni, promozione del rispetto della legge e dei diritti umani. Questi i punti principali su cui si basa il mandato della MINUSTAH, la missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione di Haiti, creata nel 2004 in seguito alla cacciata del presidente Aristide e poi prolungata dopo il terremoto del 2010. L’accusa di un ragazzo haitiano diciottenne di aver subito violenze da parte di cinque militari appartenenti alle forze di pace dell’Uruguay ha riaperto in questi giorni il dibattito sull’efficacia del meccanismo di sorveglianza che dovrebbe garantire che l’ONU, per primo, metta in pratica i principi di cui si fa promotore.
Secondo Michel Bonnardeaux, portavoce delle operazioni di peacekeeping, la vicenda è da considerare come “una rottura del sistema di comando e controllo delle Nazioni Unite“, e ha dichiarato che, se confermati i capi di accusa, gli aggressori saranno chiamati a rispondere delle loro azioni davanti alla legge.
Sebbene la data della violenza risalga a luglio, è solo in questi giorni che la vicenda ha trovato un riscontro mediatico in seguito alla diffusione da parte di ABC News di un video che ritrae i cinque militari, alcuni dei quali con tanto di caschi blu indosso, nell’atto di legare e immobilizzare il ragazzo contro un materasso. In sottofondo si sentono urla, risa e schiamazzi, mentre le immagini si stringono sul viso della vittima. Il comandante della base navale uruguaiana, Nicolas Casariego, ha confermato l’autenticità del video scoperto fortunosamente, e subito copiato, da due uomini haitiani mentre scambiavano musica via bluetooth con un soldato uruguaiano. Secondo Casariego le immagini non mostrerebbero però un abuso, bensì “un gioco”, una sorta di bullismo senza sfondo sessuale.
Non sembra pensarla allo stesso modo la madre del ragazzo, che mostrando un paio di pantaloni neri strappati ha dichiarato ad ABC News di aver compreso il perché del periodo di mutismo del figlio solo dopo aver visto il video. “Siamo umiliati”, ha detto la donna, “ non sono più riuscita a smettere di piangere”. Sempre secondo ABC News, il ragazzo avrebbe raccontato di essere stato aggredito mentre camminava vicino alla base ONU e avrebbe definito i suoi aggressori “cattive persone, vagabondi”. Il certificato medico conferma la versione del ragazzo, che ha riportato lesioni compatibili con un’aggressione sessuale.
La notizia ha rapidamente infiammato l’area costiera di Port Salut con un’onda di nuove proteste contro la presenza delle forze delle Nazioni Unite sul territorio. Questo sarebbe infatti l’ultimo episodio di una serie di eventi che hanno compromesso i rapporti tra la popolazione locale e le truppe di pace. Nel 2005 truppe ONU hanno fatto irruzione nella zona di Cité Soleil, una delle aree più povere di Port-au-Prince, uccidendo 23 persone. Medici Senza Frontiere ha riportato che quel giorno sono state assistite 27 persone per ferite da arma da fuoco, 20 delle quali erano donne sotto i 18 anni. Secondo i cables publicati da Wikileaks, Timothy Carney, rappresentante statunitense ad Haiti, avrebbe avvisato il suo governo dell’inevitabilità di perdite civili data l’alta densità abitativa dell’area di Cité Soleil.
Nell’ottobre 2010 lo scoppio di un’epidemia di colera ha sollevato un’ondata di proteste contro le forze di peacekeeping nepalesi ritenute responsabili. Studi scientifici condotti dal Centro di Controllo per le Malattie e da altri istituti hanno effettivamente provato la negligenza delle truppe nepalesi, che avrebbero contaminato le risorse idriche a causa del cattivo smaltimento delle loro feci, provocando così più di 6.000 morti e 400.000 infetti negli ultimi 10 mesi.
In seguito alla diffusione del video della violenza, il Ministro della Difesa haitiano Eleuterio Fernandez Huidobro ha ordinato l’apertura di un’inchiesta per far luce su quelli che ha definito “atti aberranti” condotti dalle truppe ONU. Oltre a quest’ultimo ci sarebbero anche gli episodi di violenza risalenti al dicembre 2007, quando più di 100 soldati ONU provenienti dallo Sri Lanka sono stati allontanati in seguito alle accuse di molestie sessuali nei confronti di ragazze minorenni.
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