In Israele riaprono le scuole ed è polemica, a Tel Aviv, città di solito tollerante, sono stati istituiti asili d’infanzia separati per i figli di lavorati immigrati. A denunciare la vicenda è stato il giornale Liberal Haaretz, nell’edizione online del mattino. Secondo la testata, ha destato scandalo e sorpresa l’annuncio da parte dell’amministrazione municipale dell’inaugurazione di quattro nuovi asili nel sobborgo di Bitzaron, due riservati ai bambini israeliani e due ai figli dei migranti. Sdegno non solo da parte delle associazioni che difendono i diritti umani ma anche da parte dei genitori israeliani che interpellati non hanno esitato a bollare l’iniziativa come un atto di segregazione.
Una madre, pronunciandosi riguardo il fatto ha affermato: “Quando ho chiesto chiarimenti su questa novità, mi hanno detto che nelle strutture in cui molti bambini sono stranieri ci sono problemi con i genitori, ma mia figlia è andata finora all’asilo in classi miste, senza alcun problema legato alla provenienza o alla diversa religione, e per me è più problematico spiegarle semmai questa improvvisa separazione”. La vicenda si può inquadrare nella politica di norme restrittive nei confronti degli immigrati non ebrei e dei lavoratori stranieri, delineata e portata avanti dal governo di destra, in particolare dal ministro dell’Interno Eli Yishai, del partito confessionale ebraico Shas. Anche la città di Tel Aviv, città tradizionalmente progressista su questi temi, è stata coinvolta. Proprio pochi giorni fa, diverse episodi avevano destabilizzato lo scenario, come la mancata integrazione scolastica nei confronti dei bambini israeliani della comunità ebraica d’origine etiope.
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