di Massimo Maravalli
Anche la Danimarca ha il suo premier donna. Si chiama Helle Thorning Schmidt, ha 45 anni, ed è leader del Partito socialdemocratico. Sono passati ben sette anni da quando, appena rieletta europarlamentare,veniva criticata perché priva di esperienza nel campo della politica. Alta, bella, bionda e occhi azzurri, “la Gucci rossa” ce l’ha fatta, ha vinto le elezioni.
Una famiglia d’arte. Helle Thorning Schmidt è sposata con Stephen Kinnock, direttore del Forum Economico Mondiale nonché figlio di Neil Kinnock, noto segretario del Labour party britannico degli anni ottanta. Nel 1999 fu eletta membro del parlamento europeo e poi riconfermata nel 2004. Le sue dimissioni da europarlamentare arrivano nel 2005 per entrare a far parte del parlamento danese. Eletta segretario dei Socialdemokraterne nel 2006 al posto di Morgens Lykketoft, perché sconfitto alle elezioni politiche dello stesso anno. Alle elezioni parlamentari del 2007, anche lei assaporò il gusto amaro della sconfitta ma, tutto sommato ottenne un parziale successo rispetto alle consultazioni precedenti. Oggi, dopo anni di opposizione ha conquistato il gradino più alto della politica e si appresta a governare la Danimarca.
I punti principali del programma. La leader socialdemocratica sta puntando molto sia sulla riduzione che sulla ripartizione della spesa pubblica, sperando di far ripartire l’economia. Ha dichiarato più volte di voler aumentare le tasse ai ricchi per investire maggiormente in sanità e scuola. Si è attivata sollecitando delle trattative con le parti sociali per chiedere ai connazionali di lavorare 12 minuti in più al giorno. Si sta attivando anche per abolire del tutto il prepensionamento. Ma che governo sarà? I radicali non hanno dato ancora l’ok per far parte al nuovo governo ma sanno già cosa vogliono: riduzioni fiscali sui redditi da lavoro.
Il nuovo quadro politico della Danimarca. Alle elezioni politiche del 15 settembre ha vinto il centro-sinistra ma i socialdemocratici benché abbiano raggiunto il 25% dei consensi non si affermano come primo partito nazionale. Il primato rimane ai liberali con il 26,15%. Il primo ministro uscente Lars Loekke Rasmussen perde a causa del minori consenso ottenuto dai conservatori e dal ridimensionamento del Partito del popolo Danese (PPD). Anche il Partito socialista Popolare, alleato dei socialdemokrterne, ha rimediato una sonora sconfitta. Il Blocco rosso di centro sinistra, i Radicali e Lista dell’Unità avanzano anche se di poco. Viste le divergenze con gli alleati, l’arduo compito del nuovo premier è proprio quello di definire il programma di Governo con la radicale Margrethe Vestergaard e dall’unitaria Johanne Schmidt Nielsen.
La politica internazionale. La Thorning Schmidt è pronta. Anche se avrà qualche problema nel formare il nuovo Governo, sarà presto alla ribalta della politica internazionale. L’artefice della “svolta rossa”, infatti, sa anche che avrà il difficile compito di convincere anche la platea dell’UE della sua ormai raggiunta “maturità”. I suoi maggiori partner europei, Sarkozy, Berlusconi, Merkel non vedono l’ora di vederla all’opera per saggiare le sue doti di leader diplomatico. Chissà, viste le sue doti, forse il primo a stringerle la mano sarà il nostro Presidente del Consiglio.
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