Libia, tra dissidi interni e propaganda continua la resistenza dei ribelli

Nessuna speranza per un ingresso pacifico dei ribelli a Bani Walid, città nel deserto a sud est di Tripoli, da giorni assediata. Oggi, fuori dalla roccaforte della tribù Warfalla, si è avuta una giornata di negoziati tra i capi tribali e i responsabili militari degli insorti, determinati a entrare a tutti i costi nella città, a dispetto delle indicazioni del Consiglio nazionale di transizione – che aveva dato un ultimatum fino a sabato. Purtroppo il risultato dei colloqui è stato negativo. Probabilmente l’attacco decisivo verrà sferrato domani.

Quasi sempre le notizie che giungono dal fronte sono imprecise e le dichiarazioni effettuata da parte dei ribelli spesso in contrasto tra di loro. A metà pomeriggio Lybia al Hurra – che significa “Libia libera” – una radio degli insorti, aveva diffuso la notizia – evidentemente non veritiera – che Bani Walid era stata presa e i ribelli ne avevano assunto il controllo in maniera pacifica. Nei giorni precedenti molti avevano anche detto che Gheddafi si trovasse nella città, ma anche questa notizia sembra falsa.. In base a diverse fonti, si sarebbero dati alla fuga anche tre due suoi figli, compreso Saif al Islam, in seguito allo sventolare sui palazzi di alcune bandiere della rivoluzione, dimostrazione che la maggior parte del popolo sarebbe passato dalla parte dei ribelli. Altre fonti hanno invece dato per certo che Mutassim e l’ex calciatore Saadi sono ancora là. In più, molti parlano di Khamis, il figlio di Gheddafi, che sembra essere rispuntato dall’aldilà, visto che è stato dato per morto diverse volte. Per la Bbc, il corpo giace sepolto a Bani Walid. Adbel Hakim Belhaj, uno dei capi militari, sembra tirare il sasso e nascondere la mano, visto che si dice sicuro di sapere dove si trova ora Gheddafi, ma non aggiunge nulla di più.

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Sia Tripoli che il fronte di Sirte sono rimasti calmi pure oggi e lentamente si sta ritornando ad una vita normale con le sue quotidiane occupazioni. Secondo il Cnt stanno giungendo segni di un eventuale dissenso interno. Ismail al-Salabi, uno dei capi militari integralisti, ha avanzato una richiesta da Bengasi affinchè il premier Mahmoud Jibril consegni le proprie dimissioni.  Al-Salabi ha detto così: “Il ruolo del comitato esecutivo non è più richiesto perchè sono tutti esponenti del vecchio regime. Dovrebbero dimettersi“. Parole sono giunte anche dal nostro ministro degli Esteri, Franco Frattini, che ha dichiarato: “I nuovi leader della Libia avevano lasciato tempo fa Gheddafi. In alcuni casi sono stati anche arrestati”. Infine, Ian Martin, inviato speciale dell’Onu per la ricostruzione del Paese ha detto che è compito del Cnt dare inizio immediato al processo elettorale al fine di assicurare il mantenimento dell’impegno preso per dare vita alla democrazia.


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