Liang Wengen, considerato l’uomo più ricco della Cina, entrerà a far parte del comitato centrale del Partito Comunista Cinese. La nomina di Wengen, che dovrebbe avvenire nel corso del Congresso l’anno prossimo, sancirebbe una vera e propria svolta, considerando che sarebbe il primo imprenditore di un gruppo privato a far parte dei trecento membri del Comitato Permanente del Partito Comunista Cinese.
Liang Wengen è il fondatore di Sany, gruppo che si occupa di macchinari industriali per il settore immobiliare e il suo patrimonio, stimato intorno ai dieci miliardi di dollari, lo pone, secondo la rivista Forbes, al primo posto fra i paperoni cinesi.
Non è una novità quella dei “compagni al caviale” di cinese fattura: dei 146 miliardari (in dollari) presenti nella Repubblica Popolare, il 90% è infatti costituito da funzionari o membri del Partito Comunista. John Lee, studioso presso l’Hudson Institute di Washington, ha dichiarato che “i risultati di questa ricerca costituiscono un segnale preoccupante in un Paese dove la cricca al potere pretende di servire il popolo disinteressatamente e con spirito di servizio, mentre poi uno sguardo più ravvicinato a come la ricchezza creata sia realmente distribuita dissipa completamente l’idea che il suo modello autoritario sia benefico per la maggioranza della popolazione cinese”.
Lo studioso ha poi affermato che per più di un miliardo di cinesi ci sono scarse prospettive di condivisione dei frutti della crescita economica, dato che la maggior parte della ricchezza finisce nelle mani di una ristretta cerchia di persone. “Il reddito netto di oltre 400 milioni di persone ha subito una stagnazione nell’ultimo decennio e i livelli assoluti di povertà sono effettivamente aumentati nello stesso periodo”.
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