L’Autorità nazionale palestinese (Anp) presenterà il 20 settembre prossimo all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, la richiesta di riconoscimento dello Stato palestinese, sperando cosi di ottenere lo status di osservatore permanente delle Nazioni Unite come “Stato non membro”(come la Santa Sede). Attualmente l’Anp gode dello status di “entità”. La scelta del presidente Abu Mazen di evitare il riconoscimento come Stato membro a pieno titolo, secondo fonti diplomatiche, sarebbe per evitare il veto degli Stati Uniti, che da sempre si oppongono all’iniziativa palestinese.
Secondo la Carta delle Nazioni Unite, possono diventare membri dell’Organizzazione tutti gli Stati “amanti della pace che accettino gli obblighi” della Carta e che, “a giudizio dell’Organizzazione, siano capaci di adempiere tali obblighi e disposti a farlo”. Gli Stati sono ammessi come membri a pieno titolo con decisione dell’Assemblea generale su proposta del Consiglio di sicurezza”. Questo vuol dire che per ottenere le membership, uno Stato deve avere il voto favorevole di almeno 9 dei 15 membri del Consiglio di Sicurezza, a patto che nessuno dei cinque membri permanenti (Usa, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna) non opponga il suo veto.
Gli Stati non membri invece possono richiedere lo status di “osservatori permanenti”, una qualifica non prevista dalla Carta delle Nazioni Unite, introdotta dal 1946, quando la Svizzera fu accolta nell’Organizzazione con tale status. Gli Stati inizialmente accettati come osservatori permanenti , come Austria, Finlandia, Italia e Giappone, sono diventati successivamente membri a pieno titolo delle Nazioni Unite. Se l’Anp otterrà lo Status di non-membro, i palestinesi potranno entrare a far parte delle principali agenzie specializzate dell’Onu, e avranno maggior forza per denunciare Israele alla Corte penale internazionale dell’Aia. Secondo il New York Times, Israele avrebbe sempre il controllo sui territori e i palestinesi, dopo un’iniziale euforia, resterebbero delusi.
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