di Martina Strazzeri
Il connubio politica-musica può rivelarsi vincente. È quello che è successo in Perù, dove Susana Baca, 67enne cantante di professione, a luglio è stata nominata ministro della Cultura del governo guidato dal Ollanta Moisès Humala Tasso, che ha sbaragliato i suoi avversari politici alle scorse elezioni presidenziali.
Le canzoni della Baca sono divenute un inno del “no al razzismo”, infatti si è sempre battuta per porre fine alla discriminazione dei cittadini neri e degli indigenti all’interno del suo paese.
Ecco le parole dell’artista: “Io non odio le persone che ci hanno segregato, che ci hanno punito, che ci hanno fatto del male, ma non voglio che nessun altro nel nostro paese subisca quello che ho vissuto io“.
Tuttavia, da molti non è stata accolta favorevolmente la nomina della cantante, vista la sua poca esperienza in ambito politico e burocratico. Ma i detrattori del neo-ministro non riescono a far diminuire l’affetto degli abitanti delle zone più disagiate del paese, visto che il suo indice di popolarità ammonta al 62%.
Susana Baca è nata e cresciuta nel quartiere di Chorillos, un distretto di Lima all’interno del quale i lavoratori neri per sopravvivere sonon obbligati a lavorare nei campi di mais e cotone per l’irrisoria retribuzione di 5 dollari al giorno. E per le sue origini la Baca si è definita “il ministro mendicante”, visto che è figlia di una domestica delle famiglie ricche di Lima ed è stata una tra le poche (2% del Perù) a ricevere un livello di istruzione superiore alla scuola secondaria.
Lo scopo principale della Baca è quello di limare ogni forma di divario presente nel paese. Un intento auspicato da Josè Campos, preside dell’Università dove il ministro si è laureata: “Hanno sempre vissuto nella misera perché non hanno mai avuto accesso alla proprietà. La dittatura di sinistra del generale Juan Velasco che ha espropriato terreni ai grandi proprietari alla fine degli anni ’60 ha favorito gli andini piuttosto che i neri, trasferitisi in città troppo spesso solo ed esclusivamente al servizio dei bianchi”.
In base ai dati diffusi dall’Onu, ammonta a centomila il numero degli africani arrivati in Perù nei secoli. Pochissimi sono riusciti a vivere in città grazie alla loro attività di artigiani. I restanti sono stati costretti a lavorare nei campi, divenendo così schiavi dei latifondisti bianchi. Il 40% della popolazione di Lima è discendente di coloro che furono deportati nelle piantagioni di zucchero e nelle miniere di argento. Rappresentano un decimo della popolazione del Perù, che ammonta a 29 milioni di persone.
Questa è Reina de África, uno degli ultimi lavori della cantante:
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