È finita nel sangue la manifestazione organizzata dai Copti per protestare contro la distruzione di una chiesa cristiana da parte dei musulmani al Cairo.
Le versioni sull’accaduto sono contrastanti. In un primo momento si è creduto che forze contro-rivoluzionarie avessero attaccato il corteo, provocando la reazione dei copti che, nella confusione, si sarebbero scagliati contro le forze dell’ordine, che hanno risposto al lancio di alcune bombe molotov. Poi si è parlato di provocazioni da parte dei Fratelli musulmani che avrebbero provocato la reazione dei Copti ai danni delle forze dell’ordine, che avrebbero aperto il fuoco facendo una strage.
Il bilancio è di 24 morti e 176 feriti. Gli scontri non si sono fermati. Gruppi di copti e di musulmani si sarebbero affrontati nei quartieri della città con bastoni e pietre. La manifestazione aveva come ulteriori obiettivi la richiesta di rimozione del governatore della regione, Mostafa el-Sayyed, criticato per aver provocato le violenze musulmane. Il governatore aveva accusato i copti di aver costruito la chiesa senza il permesso delle autorità, scatenando la reazione musulmana.
Ma la protesta dei copti era rivolta anche contro il capo del Consiglio supremo della Difesa, maresciallo Hussein Tantaui, accusato di non impegnarsi nel far rispettare i diritti dei cristiani egiziani da parte della maggioranza musulmana.
Il primo ministro egiziano Essam Charaf in un discorso alla televisione pubblica ha dichiarato: “”La nazione è in pericolo a seguito di questi eventi che ci hanno riportato indietro invece di andare avanti per costruire uno Stato moderno su delle sane basi democratiche”. Ha poi continuato battendo sul tasto della coesione: “La cosa più pericolosa che possa minacciare la sicurezza della nazione è di giocare con la questione dell’unità nazionale e di provocare la sedizione tra cristiani e musulmani e quella tra il popolo e l’esercito. È questo lo scopo di queste violenze, ma noi non cederemo a questi complotti perniciosi e non accetteremo un ritorno indietro”.
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