In occasione dell’anniversario dell’inizio della rivoluzione del 1956, gli ungheresi sono scesi in piazza per protestare contro la legge bavaglio voluta dal governo ultranazionalista di Viktor Orban. La manifestazione non è stata promossa da uno dei partiti all’opposizione, ma è nata su internet e a Budapest si sono radunate fra le sessantamila e le centomila persone.
“No al bavaglio”, “libertà d’informazione”, “questo regime non mi piace” sono solo alcuni degli striscioni apparsi nel corteo. Il Governo ungherese ha cercato di boicottare in tutti i modi la manifestazione, arrivando persino a spegnere in centro delle telecamere di controllo del traffico, per impedire la diffusione delle immagini dell’evento.
Il governo Orban ha istituito un’autorità di controllo dei media (Nmhh) che punisce con misure di censura e multe pesantissime i media critici. Questo il nodo principale che ha dato il via alla protesta. Ma c’è altro. La Costituzione è stata riscritta in senso autoritario e nazionalista. I media, l’amministrazione pubblica, scuole e università sono state rese conformi al volere del Partito di maggioranza.. Gli ultimi provvedimenti governativi hanno quasi annullato l’autorità del potere giudiziario abolendo l’equivalente magiaro del consiglio superiore della magistratura e instaurando la nomina dei giudici da parte del governo.
I sentimenti razzisti e nostalgici per la destra filo-nazista di Miklos Horthy sono oggi molto forti in Ungheria e l’Ue non si è ancora mossa nei confronti di un Governo che guida un paese dell’Unione, ma che è dichiaratamente anti-europeo.
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