di Mirko Orlandi
Il terrorismo internazionale viaggia su un asse tutto nuovo, quello che lega l’Iran ai narcos messicani. È quanto rivelato da fonti statunitensi dopo un’operazione portata avanti dall’Fbi e dalla Dea (Drug Enforcement Administration) che avrebbero sventato un piano iraniano volto a colpire obiettivi sensibili israeliani sul territorio Usa e assassinare gli ambasciatori sauditi a Washington e in Argentina.
La vicenda ha inizio mesi fa. Un cittadino americano di origine iraniane, Mansour Arbabsiar, entra in contatto con un informatore della Dea, credendolo legato ai narcos. L’uomo sta cercando un sicario per uccidere l’ambasciatore saudita a Washington per conto del regime iraniano. Arbabsiar si incontra due volte con l’informatore e stabilisce un ingaggio di 1,5 milioni di dollari. Invia due bonifici di quasi 50mila dollari come acconto, ma le transazioni sono registrate dall’Fbi che, in giugno, fa scattare la trappola e arresta l’iraniano, pronto a collaborare.
La storia potrebbe avere conseguenze durissime sui rapporti internazionali. Il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha affermato che “gli Usa faranno di tutto per isolare ancora di più l’Iran sul piano internazionale”. Ancora più aspre le reazioni saudite all’accaduto. I due paesi sono divisi da sempre, anche sul piano religioso. “Dopo questo incidente nel Regno ci si aspetta che siano prese misure, una delle quali sarà il richiamo dell’ambasciatore saudita dall’Iran – ha spiegato Abdullah Alshammari, membro del governo saudita – Secondo quanto pensano le autorità dell’Arabia Saudita, questa situazione non si risolverà facilmente”.
Ovviamente le autorità iraniane respingono le accuse parlando di “scenari impensabili” e “accuse prive di fondamento”. Nei prossimi giorni sono attesi sviluppi in merito alla questione.
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