di Joshua Evangelista
Una legge sulla cittadinanza agli italiani di seconda generazione? Per l’onorevole Andrea Sarubbi, intervenuto alla conferenza di martedì a Montecitorio su diritto di cittadinanza e seconde generazioni, la chiave per ottenerla è aprire un tavolo di trattativa con il Pdl, che durante il governo Berlusconi su “immigrazione, cittadinanza e multiculturalità sembrava avesse delegato in tutto e per tutto la Lega”. E se per Sarubbi la proposta di legge del 2009 intitolata a lui e a Granata di Futuro e libertà “è archeologia”, spiega che “serviva da rompighiaccio, mancava del tutto un’iniziativa bipartisan”. Ma “ora dobbiamo andare oltre”. Con chi? Con quelle persone all’interno del Popolo della libertà che si sono dimostrati sensibili a questo argomento.
Con questo governo Monti è reale la possibilità di aprire una discussione tra i partiti sul tema della cittadinanza?
La differenza rispetto a prima è che la Lega adesso non ha una golden share sul governo, per cui il Pdl è più indipendente. Prima su questi temi doveva sentire il suo alleato che metteva una pregiudiziale e non si poteva parlare. Adesso, invece, è un problema di maturità del Pdl. Se il Pdl avrà la forza di elaborare una contro proposta sulla quale poi ci confrontiamo, tutto è superabile. Come abbiamo visto, in questa manovra ci sono state cose su cui l’ha avuta vinta il Pd, altre il Pdl o il Terzo polo e complessivamente è venuta meno iniqua di quanto si pensava.
Secondo lei potrebbe succedere la stessa cosa per la cittadinanza ai figli di immigrati nati e vissuti in Italia?
E’ una questione di largo respiro: un tema che definisce il perimetro della comunità nazionale deve venire fuori da tutti. Il rischio è che alla prossima legislatura cambi maggioranza e cambi legge. Dobbiamo fare una legge che duri tanto. Noi siamo pronti a parlare con tutti, basta che tutti abbiano voglia di parlarne.
Lei è ottimista?
Se io dovessi guardare ai singoli deputati del Pdl sarei ottimista, ne conosco diversi che su questo tema sono disposti a confrontarsi; se poi mi chiede se la linea del Pdl cambierà, non lo so dire. Quando i partiti decidono in gruppo, come forza politica, decidono diversamente dal modo di pensare dei singoli, per dei motivi che con il merito non hanno niente a che fare: per cui, per fare un esempio, magari si vota alle amministrativa in primavera e per non compromettere l’alleanza con Lega ‘io dico di no alla cittadinanza anche se i miei deputati non sono d’accordo’. Non so come andrà a finire, spero prevalga il merito, un confronto serio. Nel Pdl ci sono persone di buona volontà.
Qualche esempio?
Valentina Aprea, Emerenzio Barbieri e Gaetano Pecorella, che ha ammesso che la situazione dei bambini stranieri non può essere equiparata a quella dei migranti che arrivano da adulti. A parte Magna Charta (la fondazione presieduta da Gaetano Quaglieriello, ndr), secondo la quale lo straniero è meramente la badante ucraina che arriva in Italia per mandare i soldi a casa, nel Pdl non c’è un’idea condivisa. Sia chiaro: non chiediamo una legge buona (o buonista). Serve una legge giusta, che tenga in considerazione i numeri degli immigrati in Italia.
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Grazie della bella testimonianza, Maddalena!
il mio primogenito e’ nato a londra nel 1982 e’ cittadino inglese per nascita,la secondogenita e’ nata a sassari nell’aprile del 1983,sino a giugno di quell’anno risultava nata in italia ma cittadina straniera perche’ l’italia sino ad allora riconosceva la paternita’,Finalmente approvarono la legge che anche la madre poteva dare la cittadinanza.MI auguro che i figli degli emigrati riescano a ottenere la cittadinanza in breve tempo e non debbano aspettare anni,tanti non conoscono e non sono mai stati nel paese dei genitori e tanti(ohime’)per non sentirsi diversi hanno rifiutato la cultura dei paesi di origine perdendo la grande oppurtunita’ di crescere mentalmente aperti a tutte le culture e perdendo l’occasione di arrichirsi meglio e piu’ profondamente dentro.