Sono passate solo poche ore da quando l’ultimo commando americano è tornato in patria e a Baghdad ci sono già stati 72 morti e 182 feriti.
Un’immagine un po’ diversa da quella che ha dato il presidente Obama nei giorni scorsi descrivendo l’Iraq come un paese “sovrano, fiducioso in se stesso e democratico”.
Con la partenza degli americani infatti si è risvegliato lo scontro, forse mai sopito, tra i partiti politici curdi, i sunniti e gli sciiti che si trovano a convivere da quasi un anno.
Il clima è molto teso, la diffidenza tra le varie coalizioni non giova al paese e, dopo 8 mesi dalle elezioni, ancora ci sono dicasteri vacanti o occupati in modo provvisorio.
Il tutto tende a favorire gli attacchi terroristici ed in particolare quelli di Al Qaeda mossi da un sentimento di odio verso le altre etnie.
Non c’è stata ancora alcuna rivendicazione della strage di Baghdad, si tratta di 12 attentati, probabilmente coordinati tra loro, per lo più in quartieri sciiti e fa supporre alla mano di Al Qaeda.
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